Tragedia ancora incomprensibile per il momento a Nuoro, dove un operaio forestale, Roberto Gleboni, ha assassinato la moglie e due figli, sopravvissuti il terzo figlio, la madre e un vicino di casa gravemente ferito
Ancora una strage familiare, a Nuoro un uomo stermina la sua famiglia, sopravvive solo il terzo figlio, due i feriti, uno dei quali in gravi condizioni
Ancora una strage familiare in Italia, una tragedia che ha provocato quattro vittime e tre feriti, tutti in gravi condizioni, della quale al momento sfuggono sia il movente che le chiare circostanze.
Un operaio forestale, Roberto Gleboni, 52 anni, ha ucciso la moglie Giusi Massetti (43), la figlia maggiore Martina (26), il figlio Francesco (9) prima di spararsi e suicidarsi. Gravemente feriti la suocera, il figlio di 14 anni e un vicino che con ogni probabilità aveva sentito gli spari ed era intervenuto.
La tragedia si è consumata nelle prime ore di questa mattina nell’appartamento di famiglia, in via Ichnusa, a Nuoro, dove Roberto Gleboni, la moglie e i tre figli vivevano da diversi anni. Pare che marito e moglie avessero avviato le pratiche per la separazione.
In un gesto d’ira, apparentemente innescato da una lite familiare, Gleboni ha preso una pistola semiautomatica regolarmente detenuta per uso sportivo, e ha aperto il fuoco contro i suoi cari. La prima vittima è stata la moglie, Giusi Massetti, casalinga. Subito dopo, ha rivolto l’arma verso la figlia maggiore, Martina, uccidendola. Successivamente, ha colpito i due figli più piccoli.
Francesco, di 9 anni, è stato portato d’urgenza all’ospedale San Francesco di Nuoro, ma nonostante i tentativi di salvarlo, è deceduto in tarda mattinata. Il secondo figlio, di 14 anni, è stato ferito solo superficialmente ed è al momento l’unico sopravvissuto al gesto di follia del padre.
Oltre al figlio Gleboni ha aperto il fuoco anche contro un vicino di casa, Paolo Sanna, 59 anni, che, forse attirato dai rumori degli spari, era intervenuto. Sanna è stato gravemente ferito e attualmente versa in condizioni critiche. Non contento, l’omicida si è poi diretto all’abitazione della madre, poco lontano, via Gonario Pinna, dove ha sparato anche a lei, ferendola gravemente alla testa. Infine, Roberto Gleboni si è quindi tolto la vita con la stessa pistola con cui aveva sterminato la sua famiglia. Il bilancio provvisorio è di quattro vittime e tre feriti, due dei quali in gravissime condizioni. Solo il figlio di Gleboni al momento non sembra essere in pericolo di vita.
Gleboni era un operaio forestale impiegato presso la Forestas, l’agenzia forestale della Sardegna, una persona molto nota e apprezzata dal punto di vista professionale nel suo ambiente di lavoro. Era anche un sindacalista attivo all’interno delle organizzazioni territoriali per la tutela del lavoro.
I vicini e i colleghi lo descrivono come un uomo apparentemente tranquillo, benvoluto e dedito alla sua famiglia, sebbene fossero noti i problemi di coppia che lo avevano portato alla separazione dalla moglie. Secondo i vicini, non vi erano mai stati segnali evidenti di violenza o tensione tale da far presagire un evento così drammatico. Alcuni lo descrivevano come “gentile e disponibile”, un uomo che non aveva mai mostrato atteggiamenti violenti. Tuttavia, dietro questa facciata di normalità, probabilmente si nascondeva una sofferenza interiore che ha trovato espressione nell’atto finale di distruzione.
L’appartamento di via Ichnusa da questa mattina è sotto sequestro, battuto palmo a palmo dagli uomini della scientifica che stanno refertando tutti gli oggetti cercando di ricostruire la scena del crimine e la successione dei tragici eventi. I corpi delle vittime sono stati messi a disposizione dell’ufficio di medicina legale per l’autopsia. Poi saranno restituiti alla famiglia per le esequie. Tutta l città ha reagito a quanto accaduto con cordoglio in un clima di partecipazione e rispetto. Ma vicini di casa e amici, in particolare i compagni di scuola dei due figli maschi e i molti amici di Martina, che si era da poco laureata, sono sotto shock.
Proprio la laurea della figlia era stata motivo di particolare soddisfazione per Roberto Gleboni, orgogliosissimo del completamento degli studi della figlia maggiore che aveva coronato i suoi studi in Giurisprudenza poco più di un anno fa.
“A mia madre, che ci ha creduto prima che ci credessi io. A mio padre, l’amore più grande della mia vita”, si legge in una foto che la ragazza aveva pubblicato sul suo profilo Facebook tra quelle che illustravano la sua laurea e la festa.
Quello di Nuoro è uno degli episodi più gravi avvenuti in Italia nell’ambito delle stragi familiari.
Altrettanto sconvolgente è quanto avvenuto nel 2021 a Carignano, in provincia di Torino. In quella circostanza, Luigi Nivale, un agricoltore di 45 anni, uccise a colpi di fucile la moglie e i due figli, di 6 e 12 anni, per poi togliersi la vita. Nivale, come Gleboni, deteneva legalmente l’arma, che utilizzava per la caccia. Anche in quel caso, i vicini e i conoscenti dell’uomo erano increduli di fronte al suo gesto estremo, non riuscendo a spiegarsi cosa potesse aver scatenato una simile tragedia.
Un altro caso simile si è verificato nel 2022 a Samarate, in provincia di Varese, dove Alessandro Maja, architetto di 57 anni, sterminò la sua famiglia. Prima uccise la moglie e la figlia di 16 anni a colpi di martello, poi tentò di uccidere anche il figlio maggiore, che miracolosamente sopravvisse nonostante le gravi ferite. Dopo l’efferato crimine, Maja cercò di togliersi la vita, ma fu fermato in extremis dai carabinieri, che lo trovarono in stato confusionale accanto ai corpi senza vita dei suoi familiari.
Le stragi familiari rappresentano una delle forme più terribili di violenza domestica, spesso caratterizzate da una combinazione di stress emotivo, problemi relazionali, isolamento sociale e accesso alle armi da fuoco. In molti casi, come in quello di Gleboni, le separazioni e i conflitti coniugali sono molto spesso un elemento scatenante. La percezione della perdita di controllo sulla propria vita o sul proprio ruolo familiare può portare a una decisione estrema: quella di distruggere tutto ciò che si ama prima di togliersi la vita.
Un altro elemento comune è la presenza di armi da fuoco, legalmente detenute, che facilitano l’escalation di violenza. Questo solleva un dibattito importante sull’accesso alle armi da parte di persone che potrebbero trovarsi in situazioni di crisi emotiva o psicologica.
A Nuoro, la comunità è sotto shock. La tragedia ha scosso profondamente i cittadini, molti dei quali conoscevano personalmente le vittime. Le autorità locali e nazionali hanno espresso il loro cordoglio e hanno promesso un’indagine approfondita per cercare di comprendere meglio le dinamiche che hanno portato a questa strage.
La Prefettura di Nuoro, in collaborazione con i carabinieri e la polizia locale, ha avviato una serie di incontri con esperti di violenza domestica e psicologi per fornire sostegno alla comunità e cercare di prevenire episodi simili in futuro. Tuttavia, la prevenzione di queste tragedie rimane una sfida complessa, che richiede non solo interventi tempestivi ma anche una maggiore sensibilizzazione sul te
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