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Inchiesta Ultras, parla Gravina: “Serve una svolta, il calcio ne esce ferito”

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Stefano Benzi

Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina entra nel merito della clamorosa inchiesta su Ultras e tifoseria organizzata di Milan e Inter che ha coinvolto nomi eccellenti e portato in carcere ben 19 persone

La notizia dell’inchiesta sugli Ultras di Milan e Inter che ha letteralmente decapitato le tifoserie organizzate di San Siro prosegue. Spuntano nuove intercettazioni, alcune delle quali coinvolgono persone di rilievo, supervip e tifosi eccellenti. Ma anche dirigenti e tesserati.

Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina – Credits APLaPresse (QNM)

Tra i nomi che compaiono nelle intercettazioni anche quelli dell’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi e del vicepresidente nerazzurro, Javier Zanetti. Citati in diverse occasioni anche il rapper Emis Killa e Fedez: anche se nessuno di loro in queso momento sarebbe coinvolto nelle indagini, né iscritto nel registro degli indagati.

Inchiesta Ultras, parla Gravina

In seguito all’indagine e a quelle che si preannunciano clamorosi sviluppi di carattere giudiziario – si profila un coinvolgimento con malavita organizzata e cosche – è intervenuto anche il presidente della FIGC Gabriele Gravina che ha commentato la situazione durante la conferenza stampa a margine del Consiglio Federale che si è tenuto oggi.

Dichiarazioni che evidenziano un problema evidentemente radicato nel mondo del calcio italiano, e forse non limitato a Milano.

“Occorre una svolta”

Gravina si è detto preoccupato. Ma il presidente della Federcalcio in qualche modo ha anche sottolineato che un terremoto del genere possa anche essere il motore di una ricostruzione.

Serve una svolta che elimini qualsiasi connivenza dubbia tra le società calcistiche e le tifoserie organizzate: “È una vicenda che propone una visione distorta del nostro sport. Il mondo del calcio ne esce certamente ferito” ha detto il numero uno della Federcalcio, parlando della gravità della situazione e del suo impatto non solo su Inter e Milan, ma su tutto il sistema calcistico nazionale. Gli arresti dei leader delle curve nerazzurre e rossonere, avvenuti nell’ambito di una vasta operazione della polizia, hanno fatto emergere un quadro di connessioni tra tifoserie e criminalità che richiede un intervento deciso.

“Restituire il calcio alle famiglie”

La situazione, secondo Gravina, offre anche un’opportunità: “Quello cui stiamo assistendo è spaccato certamente censurabile, una situazione che propone un motivo di svolta al rapporto tra alcune tifoserie e i loro club. Questo può anche essere il punto di partenza per una trasformazione necessaria che attendiamo da tempo”.

Gravina auspica una netta e chiara separazione tra il mondo del calcio e qualsiasi soggetto legati alla criminalità: “Non possiamo rimandare oltre questo procedimento di risanamento. Sarà fondamentale per il futuro di questo sport, che deve ritrovare la sua anima autentica, dedicata allo spettacolo e alle famiglie”.

Il procuratore Marcello Viola a destra con il procuratore antimafia Giovanni Melillo nella conferenza stampa sull’inchiesta a carico degli Ultras – Credits ANSA (QNM)

L’impegno delle forze dell’ordine

Gravina ha anche elogiato il lavoro delle forze dell’ordine, sottolineando che senza l’aiuto della polizia il mondo del calcio non avrebbe gli strumenti necessari per affrontare problemi di tale portata: “Le forze sane che compongono il tessuto del nostro paese, a livello istituzionale e sportivo, devono unirsi e mirare tutte nella stessa direzione” ha detto il presidente FIGC, riferendosi alla collaborazione tra calcio e forze dell’ordine.

Se da una parte le società calcistiche e la federazione possono contribuire a migliorare la gestione del tifo, dall’altra solo l’intervento delle forze dell’ordine può garantire un’azione efficace contro la criminalità infiltrata nelle curve.

“Dobbiamo identificare i criminali”

Un aspetto fondamentale del discorso di Gravina è stato il richiamo alla tecnologia. L’uso di sistemi tecnologici avanzati per l’identificazione dei tifosi negli stadi non è più rimandabile: “Il ricorso alla tecnologia nell’ambito dell’identificazione di tutti i soggetti all’interno di uno stadio non è più procrastinabile”.

Il che porta a investimenti in telecamere e sistemi di monitoraggio sempre più diffusi e precisi: “Non c’è altro modo. Abbiamo una necessità urgente di preservare la parte sana del tifo, e dunque di identificare in modo preciso e isolare chi usa lo stadio come una piazza di illegalità”.

Inchiesta Ultras, investimenti necessari

In questo senso, l’introduzione di strumenti come il riconoscimento facciale e altri sistemi di monitoraggio sui movimenti all’interno di impianti sportivi e gradinate potrebbe essere una soluzione decisiva per espellere dal calcio i soggetti pericolosi. Si tratta di un tipo di tecnologia, già utilizzata con successo in diversi altri paesi europei, in modo particolare nei numerosi stadi privati, gestiti direttamente dalle società. Che in Italia sono purtroppo ancora pochissimi…

Le bandiere dei Tifosi interisti della Nord – Credits ANSA (QNM)

Cosa rischiano Inter e Milan?

Un altro tema cruciale sollevato da Gravina è stato quello delle possibili conseguenze per i club coinvolti, come Inter e Milan, i cui ultras sono stati al centro dell’indagine. Tuttavia, il presidente della FIGC ha preferito essere cauto sull’argomento: “Non so cosa rischieranno le società ma sotto questo aspetto credo sia importante essere estremamente cauti. Ho sentito opinionisti che hanno espresso idee che sono fuori dalle nostre regole. Aspettiamo e vediamo. Sicuramente l’ufficio della federcalcio ha chiesto di acquisire i documenti dell’indagine e farà le sue valutazioni”.

Inchiesta Ultras, non solo Milano

L’operazione che ha portato all’arresto dei leader delle curve di Inter e Milan è l’ultimo aspetto di un problema di carattere nazionale. E forse non solo nazionale considerando aspetti drammatici già emersi anche in alcune curve all’estero.

In diverse città italiane, le forze dell’ordine hanno avviato inchieste che riguardano le infiltrazioni criminali all’interno delle tifoserie organizzate. Episodi di violenza, estorsione e traffico di biglietti sono emersi anche a Roma, Napoli e Torino, solo per citare alcune delle realtà coinvolte.

Inchiesta Ultras e tifo violento

Quanto alla storia del tifo violento in Italia si entra in una vicenda lunga e complessa. Negli anni, diverse tifoserie hanno sviluppato una rete di interessi economici e legami con il crimine organizzato, mettendo in difficoltà i club e spesso minando la loro stessa immagine di credibilità pubblica.

A Roma, ad esempio, gli ultras della Lazio sono stati più volte al centro di scandali legati a episodi di violenza e razzismo, mentre a Napoli alcuni gruppi di tifosi hanno stretto legami con la malavita organizzata, utilizzando anche le proprie attività di tifoseria organizzata curva per gestire affari illeciti.

Il futuro del tifo organizzato

L’intervento di Gravina ha toccato anche il futuro del tifo organizzato: “Questo tipo di attività comporta ora una necessità. Quella di vedere espulsi, estraniati allontanati definitivamente dal mondo del calcio tutti quei soggetti che non possono avere alcun diritto di entrare nella fruibilità di uno spettacolo”.

Il mondo del tifo organizzato è destinato a scomparire? Forse no… “Il mondo del tifo organizzato sicuramente dovrà affrontare una fase di transizione – conclude Gabriele Gravina – le curve, storicamente legate alla passione e al sostegno delle squadre, dovranno liberarsi una volta per tutte da quegli elementi che utilizzano il calcio come strumento per attività illecite. Solo in questo modo sarà possibile restituire il calcio ai tifosi veri, quelli che vedono nelle partite uno spettacolo e un momento di aggregazione”.

Stefano Benzi

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