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Spettacolo

Perché le accuse a P. Diddy sconvolgono il mondo dello show business americano

Published by
Stefano Benzi

P Diddy – alias Sean Combs – icona della musica e dell’imprenditoria digitale e dell’intrattenimento è nel mirino delle autorità con accuse gravi che potrebbero avere un impatto devastante sulla sua carriera e sulla sua reputazione. Sintesi di una inchiesta che sta scovolgendo l’establishment dello showbusiness americano

In America, da giorni, non si parla d’altro. La vicenda sulla bocca di tutti è quella che riguarda le clamorose accuse nei confronti di Sean Combs, meglio noto come P Diddy (in passato Puff Daddy). Controverso artista che ha fatto i miliardi con la musica ma soprattutto con l’industria dell’informazione digitale.

In carcere dal 17 settembre – Credits ANSA (QNM)

Diddy è una delle persone più ricche nel mondo dello showbusiness americano. Apparentemente un intoccabile, circondato da uno stuolo di amici potenti e ricchi ma anche da relazioni altrettanto influenti che coinvolgono artisti stellari, imprenditori, giornalisti… persino magistrati. Un castello di carte che rischia di crollare sconvolgendo equilibri impensabili.

Chi è P Diddy

Con una carriera che abbraccia oltre tre decenni, P Diddy ha influenzato profondamente il panorama musicale e culturale. Molti magari non lo ricordano: ma la sua prima fama era dovuta al controverso rapporto con Jennifer Lopez, sua fidanzata ufficiale per alcuni anni. F

u proprio la popstar, all’epoca non ancora così famosa, la prima a squarciare un velo sui comportamenti non esattamente limpidissimi dell’uomo. Jennifer quando lo lasciò incise anche una canzone eloquente intitolata Love Don’t Cost a Thing nel cui video si spogliava di regali e oggetti preziosi.

I critici videro nella canzone e nel suo testo un riferimento non tanto agli atteggiamenti clamorosi di P Diddy, che all’epoca si chiamava ancora Puff Daddy quanto piuttosto nella sua abitudine di pagare donne con le quali si accompagnava: cosa che gli aveva creato già alcuni problemi con la giustizia.

Uno scandalo epocale

Nulla confronto a quello che sta affrontando adesso. Un autentico terremoto.

Le recenti accuse contro P Diddy sono emerse in un clima di crescente attenzione pubblica sui comportamenti inappropriati di figure di alto profilo nel mondo dello spettacolo. Accuse di violenza domestica e abusi nei confronti di donne hanno riempito i titoli dei giornali, specialmente dopo il movimento #MeToo, che ha spinto molte donne a rompere il silenzio su esperienze di abuso e molestie. Questa nuova ondata di consapevolezza ha portato anche all’emergere di accuse nei confronti di P Diddy.

Secondo le fonti, le accuse includono affermazioni di abusi fisici e psicologici. Numerose le denunce che hanno scoperchiato un vaso di Pandora su eventi che in alcuni Stati americani non cadono in prescrizione. Tant’è che P Diddy al momento è custodito in carcere e la sua richiesta di pagare una cauzione da record – 50 milioni di dollari – è stata respinta dai giudici in attesa di ufficializzare tutte le incriminazioni.

Un caso complicato

Si tratta di una vicenda giudiziaria di importanza epocale perché le denunce nei confronti di P Diddy sarebbero decine (alcune fonti americane parlano di 129 accuse). E continuano ad aggiornarsi coinvolgendo un numero sempre maggiore di persone che avrebbero in qualche modo partecipato alle sue feste – definite White Party – all’insegna di comportamenti sfrenati, sostanze illecite, eccessi e illegalità.

Si parla in modo molto chiaro di violenza sessuale, pedofilia, minacce ed estorsione. Anche le accuse più gravi emerse nelle ultime ore sono quelle – molteplici – di violenza carnale aggravata e sequestro di persona.

P Diddy, l’inchiesta parte da New York

Le accuse sono state formalizzate dalla magistratura del SDNY (Distretto Meridionale di New York) ed è ancora in fase di aggiornamento. I capi d’accusa maggiori riguardano l’estorsione – che comporta una pena dai 10 anni all’ergastolo – il traffico sessuale mediante minaccia e lo sfruttamento della prostituzione.

L’atto d’accusa afferma che Combs… “avrebbe abusato, minacciato e costretto donne e altri attorno a lui a soddisfare i suoi desideri sessuali, a proteggere la sua reputazione e a nascondere la sua condotta” almeno dal 2008.

Si sostiene che il 54enne abbia utilizzato i suoi dipendenti per creare un’organizzazione criminale i cui membri, oltre al traffico sessuale, cospiravano per trarre profitto da lavoro forzato, rapimenti, incendio dolosi, corrompendo funzionari pubblici e polizia e ostacolando la giustizia. Se tutte le accuse fossero provate Combs passerebbe il resto della sua vita in galera senza la possibilità di uscire mai più.

P Diddy a sinistra con l’amico e socio Snoop Dogg – Credits ANSA (QNM)

Le Freak Offs

Il documento cita più volte la pratica del Freak Offs, prestazioni sessuali spesso coercitive nelle quali numerose donne, sotto la minaccia di armi o sotto ritorsione, si prestavano a pratiche sessuali estreme. P Diddy e i suoi collaboratori e amici partecipavano filmando tutto. Le vittime spesso erano tenute sotto controllo per giorni con droghe e minacce: feste che si concludevano al termine di autentiche torture.

La polizia nelle case di Combs ha sequestrato materiale riconducibile a pratiche sessuali estreme che avrebbero coinvolto non solo donne ma anche bambini.

“Non colpevole…”

Combs, che si è dichiarato non colpevole, resta in carcere. I suoi avvocati, tra i più influenti e costosi d’America, stanno predisponendo una difesa che presuppone la collaborazione da parte del produttore e imprenditore. Che ha tuttavia diverse carte a disposizione: su tutte quelle del coinvolgimento di persone che avrebbero beneficiato delle sue feste e della sua ospitalità. Tra questi numerosi artisti e persone estremamente influenti: anche politici.

P Diddy resta in carcere

Gli avvocati tuttavia hanno incassato una prima pesante sconfitta con il secco no a scarcerazione. La richiesta prevedeva arresti domiciliari nella sua villa in Florida con monitoraggio GPS e visitate limitatissime. Il giudice ha accolto la tesi del procuratore Emily Johnson che ha motivato le intimidazioni di Combs e dei suoi dipendenti sia nei confronti degli accusatori che di alcuni testimoni di feste e abusi.

P Diddy, rischia una condanna all’ergastolo – Credits ANSA (QNM)

Le prime denunce sono di 30 anni fa

Il produttore è in carcere da 15 giorni. E il caso si amplia ulteriormente. Proprio ieri un avvocato che rappresenta almeno altre 120 persone oggetto di abusi o molestie, ha anticipato nuove accuse. Nei suoi documenti sarebbero presenti le dichiarazioni di 60 uomini e 60 donne vittime di abusi, di cui 25 erano minorenni all’epoca dei fatti. Fatti che si estendono dal 1991 fino a poche settimane fa.

Interessante il fatto che non si tratti di un’azione collettiva: ogni soggetto ha chiesto di aprire una causa individuale nei confronti di Combs… Il che significherebbe altre decine di processi in tutto il paese, perché la giurisdizione varia a seconda di dove è stato commesso il crimine. Alcuni testimoni sostengono che sarebbero almeno 3mila le persone che in qualche modo hanno avanzato accuse nei confronti di P Diddy.

La Reazione di P Diddy

Il quale dal canto suo ha rilasciato una dichiarazione in cui nega fermamente tutte le affermazioni. Combs ha descritto le accuse come infondate e ha sottolineato il suo impegno per la verità e la giustizia: “Non tollero alcun tipo di abuso – ha affermato il rapper – e mi impegnerò a difendere la mia reputazione e la mia integrità”.

Tuttavia, la sua reazione non ha placato l’opinione pubblica. Molti sostengono che la sua posizione di potere nel settore lo abbia messo al di sopra delle leggi e delle norme sociali. La questione ha sollevato interrogativi su come le celebrità affrontino le accuse di questo tipo e su come la società gestisca le figure di potere quando si trovano coinvolte in controversie.

Stefano Benzi

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