Arresti, accuse di collegamenti con la criminalità organizzata, due curve ‘decapitate’ dai loro leader storici, persino un omicidio irrisolto spunta tra le intercettazioni dell’inchiesta sugli ultras di Inter e Milan
Sono iniziati i primi interrogatori a carico dei 19 capiultrà di Milan e Inter la settimana scorsa nell’ambito di una delle più clamorose indagini investigative che riguarda le tifoserie organizzate.
Ma almeno per il momento tutti i leader storici di Milan e Inter arrestati e reclusi sono rimasti in silenzio davanti alle domande degli inquirenti.
Inchiesta Ultras, gli sviluppi
L’impressione è che la vicenda sia solo agli inizi e che gli sviluppi possano essere ancora più eclatanti. Forse addirittura imprevedibili. Con Milan e Inter che ufficialmente seguono la vicenda con attenzione e senza alcun indagato tra dirigenti e tesserati. Ma con il timore che la vicenda possa diventare un autentico boomerang per le due società milanesi.
Spuntano foto, messaggi, testimonianze di incontri che in qualche modo potrebbero creare motivi di imbarazzo alle società e ai loro giocatori.
Un cold case risolto
Ma tra le tante cose che l’indagine riporta alla luce ci sono anche vicende davvero drammatiche. Una di queste è clamorosa: ed è l’omicidio di Fausto Borgioli avvenuto nel 1992. Borgioli era un uomo di fiducia del noto boss Francis Turatello: il suo braccio destro.
Borgioli fu freddato a colpi di pistola in quello che rimase un cold case, un caso ancora insoluto. Per il quale ora c’è un’accusa ben precisa che riguarda uno degli ultras interisti più storici, Giuseppe Caminiti.
Chi è Giuseppe Caminiti
Caminiti era una delle persone coinvolte nella gestione dei parcheggi nei pressi di San Siro, un business che muoveva a ogni partita molte migliaia di euro. Sarebbe stato lui a uccidere Borgioli. E di questo Caminiti dovrà rispondere, oltre ad altre accuse che riguardano gli interessi legati alle vicende della curva. A tradirlo una intercettazione ambientale nella quale lo stesso Caminiti raccontava a uno dei suoi datori di lavoro alcuni dettagli della vicenda…
Caminiti, la stessa persona che in una fotografia acquisita dagli inquirenti festeggia una delle ultime Coppa Italia vinte dall’Inter insieme a Çalhanoğlu e ad altri leader della Nord come Marco Nepi e Marco Ferdico, avrebbe detto di non essere ancora riuscito a dimenticare ‘quel fatto’: “È una cosa che non riesco a mandare giù…”
Un omicidio che risale a trentadue anni fa del quale adesso Pino Caminiti dovrà rispondere.
Inchiesa Ultras, tutti in silenzio
Se per il momento la posizione delle persone arrestate è quella di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande degli inquirenti, l’indagine va avanti. Con sviluppi ampi e imprevedibili.
Si va dall’inchiesta che riguarda introiti milionari su biglietti e gadgets. Un servizio andato in onda ieri su Striscia la Notizia ha illustrato parte del meccanismo con i quali i leader delle due curve si spartivano una torta ricchissima pretendendo soldi da chiunque lavorasse – legalmente o meno – nei pressi dello stadio. Non solo bagarini e parcheggiatori abusivi (un parcheggio costava dai 30 ai 40 euro) ma anche venditori di merchandising e ristoratori.
Bagarini e abusivi
Se i bagarini si accaparravano i biglietti invenduti che in qualche modo arrivavano da concessioni delle società, tutti i rivenditori pagavano per poter esercitare la loro attività intorno allo stadio. Un giro d’affari che si appoggiava anche su minacce, estorsioni e richieste di ‘protezione’ in un classico meccanismo malavitoso del quale ora andranno spiegate e quantificate le responsabilità soggettive.
Inchiesta Ultras: Milan e Inter, i coinvolti
Tra le figure di spicco coinvolte nell’inchiesta emergono anche nomi noti del panorama calcistico milanese. I pm, infatti, potrebbero presto ascoltare come persone informate sui fatti diversi dirigenti e calciatori di Milan e Inter, tra cui l’allenatore nerazzurro Simone Inzaghi, il vicepresidente Javier Zanetti, l’ex difensore Milan Skriniar e il capitano rossonero Davide Calabria.
Il calciatore e l’ultrà condannato
In particolare, Calabria è stato fotografato nel febbraio 2023 durante un incontro con Luca Lucci, capo ultrà del Milan condannato in passato per traffico di droga e noto per episodi di violenza.
Lucci lo aveva accolto nel suo bar insieme al fratello, anche lui in carcere.
Anche questo legame sarà oggetto di approfondimento da parte degli inquirenti, che stanno cercando di capire se ci siano stati condizionamenti da parte degli ultrà nella gestione delle società sportive.
La miniera parcheggi
Il filone più clamoroso è quello che riguarda i parcheggi. Tra i nomi più discussi dell’inchiesta spuntano quelli dei fratelli Aldo e Mauro Russo.
Aldo Russo è il cognato di Paolo Maldini. Mauro Russo è socio in affari di Maldini e di Christian Vieri. Su di lui l’indagine dovrà verificare un’accusa di corruzione che pesa su Manfredi Palmeri, consigliere regionale lombardo ed esponente di M.I. Stadio Srl. Palmeri si sarebbe prestato ad alcune concessioni relative alla gestione dei posti auto.
In questo contesto, l’arresto di Caminiti rappresenta un passo decisivo verso lo smantellamento di quella che appare una rete criminale radicata.
Società troppo tolleranti e succubi
Resta da chiarire il peso delle responsabilità delle due società. Anche se negli atti dell’inchiesta che hanno portato all’operazione della settimana scorsa e agli arresti i PM Paolo Storari e Sara Ombra avrebbero evidenziato come, nonostante le rassicurazioni della società Inter alla Commissione antimafia del Comune, i legami tra il club e i gruppi ultrà siano stati nel corso degli anni costanti e continui. Gli investigatori sostengono che l’Inter, in parte tollerando e in parte subendo le richieste dei capiultrà avrebbe mantenuto relazioni dirette e indirette con persone comunque palesemente molto coinvolte in attività criminali.
Il pensiero del sindaco
Anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha espresso la sua preoccupazione per la situazione. Durante un’intervista il primo cittadino milanese ha sottolineato come sia necessario chiarire se le società calcistiche siano in grado di gestire lo stadio senza cedere il controllo a gruppi che potrebbero essere pericolosi.
L’inchiesta è ancora in corso, e nei prossimi giorni sono attese ulteriori audizioni e sviluppi, che potrebbero gettare nuova luce sulle dinamiche interne alle curve di Milano e sui rapporti tra ultrà e criminalità organizzata.