Aveva commosso tutta l’Italia la storia di Sammy Basso, deceduto a soli 28 anni dopo un improvviso malore a causa di una malattia genetica, il giovane in un ulteriore gesto di generosità fa deciso di donare il suo corpo alla scienza
Non aveva rinunciato a quasi nulla di quello che voleva fare nella vita. E anche per questo aveva affrontato alcuni esperienze frettolosamente… “Non posso permettermi di perdere troppo tempo, non ne ho molto”, era solito dire. Anche se pronunciava queste frasi con un sorriso disteso.
Sammy Basso, l’uomo da anni in lotta con la progeria, una malattia genetica che comporta un drammatico e repentino invecchiamento di corpo e organi vitali, è morto a causa di un improvviso malore.
Sammy Basso era noto non solo per essere il malato di progeria più longevo al mondo, ma anche per il suo contributo alla ricerca scientifica sulla malattia. Il suo lavoro instancabile nella sensibilizzazione di istituzioni e pubblico, partecipando a convegni e trasmissioni televisive nelle quali raccontava senza reticenze la sua via crucis, aveva portato un contributo fondamentale nello studio di questa malattia rara e ancora relativamente poco conosciuta.
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Un impegno che Sammy ha deciso di onorare anche dopo la sua morte, lasciando precise disposizioni perché gli studiosi potessero analizzare post mortem le conseguenze del male. Un gesto di straordinaria generosità.
Anche per questo i funerali di Sammy, che con ogni probabilità si dovrebbero tenere a Vezze sul Brenta in Veneto, quasi certamente tra giovedì e venerdì, non sono ancora stati fissati.
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Laureato in Scienze Naturali all’Università di Padova nel 2018, Sammy aveva completato la sua tesi sulla possibilità di trattare la progeria utilizzando l’ingegneria genetica. Nel 2021, si era poi specializzato in Biologia Molecolare, approfondendo le correlazioni tra la progeria e l’infiammazione.
Il suo impegno e la sua competenza lo avevano portato a essere insignito, nel 2019, del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, un riconoscimento per il suo instancabile lavoro e la sua dedizione alla causa.
Sammy in realtà non si era limitato a studiare. Aveva scritto moltissimo, redigendo studi e ricerche sugli effetti della malattia sul suo corpo, una patologia rara che colpisce appena un neonato ogni otto milioni. Sammy teneva un diario rigorosissimo di tutte quelle che erano le sensazioni che provava. E dunque anche i dolori, i malesseri, che a volte si facevano lancinanti ed estremamente aggressivi e che lui affrontava con un sorriso e grande spirito di servizio. Sabato il malore che lo ha improvvisamente stroncato mentre era al ristorante con i genitori e gli amici.
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È morto tra le braccia di sua madre: inutili i tentativi di rianimazione. Sammy aveva fondato insieme ai suoi genitori ormai quasi venti anni fa, quando era poco più che un bambino, l’Associazione Italiana Progeria con la quale raccoglieva fondi e partecipava a studi internazionali cercando di sensibilizzare ricerca, istituti medici e case farmaceutiche.
Il suo paese, il piccolo comune di Tezze sul Brenta dove Sammy era cresciuto e ha vissuto tutta la vita, vorrebbe dedicargli un ultimo saluto solenne che con ogni probabilità di dovrebbe tenersi presso il campo sportivo del paese di fronte a una folla illustre e importante, con tante istituzioni presenti.
Le testimonianze di affetto e gratitudine per Sammy sono molteplici, soprattutto sui social.
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Tantissime le persone che hanno voluto ricordare il suo spirito positivo, il coraggio con cui ha affrontato la vita e la capacità di trasmettere un messaggio di speranza.
L’impegno della sua associazione, intanto, continuerà. La progeria, conosciuta anche come sindrome di Hutchinson-Gilford, è una malattia estremamente rara che causa un invecchiamento precoce nei bambini, portando spesso a gravi complicazioni fisiche e a una ridottissima aspettativa di vita.
Tuttavia, grazie all’impegno di persone come Sammy Basso, oggi si conosce molto di più su questa patologia, e la ricerca ha fatto notevoli passi avanti. Sammy ha rappresentato per molti una figura di ispirazione, dimostrando che anche di fronte alle difficoltà più grandi è possibile contribuire al progresso e lasciare un’eredità positiva.
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