Il caso doping che riguarda Jannik Sinner continua a scuotere il mondo del tennis internazionale, ma l’altoatesino continua a vincere e non sembra per nulla scosso dalla vicenda
La vittoria di Jannik Sinner nella semifinale di ieri del Six Kings Slam contro Novak Djokovic, è solo l’ennesimo sviluppo di una stagione, se non irripetibile, sicuramente indimenticabile per il tennista altoatesino che ancora una volta ha dimostrato il suo momento magico.
Vittoria in tre set – 6-2 6-7 6-4 – contro il serbo, già battuto pochi giorni fa nell’ultimo Masters 1000 stagionale a Shanghai. E per Sinner si annuncia l’ennesimo testa a testa con quella che sempre di più sembra essere la sua nemesi in campo, lo spagnolo Carlos Alcaraz.
Jannik Sinner in finale contro Alcaraz
La finale tra Alcaraz e Sinner è in programma domani – sabato 19 ottobre – alle ore 20 dopo la finalina di consolazione che vedrà di fronte Djokovic e Nadal in quella che sarà probabilmente l’ultima partita ufficiale del fuoriclasse spagnolo che ha già annunciato il suo ritiro dalle scene agonistiche alla fine di questa stagione.
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La finale di Riyad rappresenta una opportunità straordinaria per Sinner, che è già inattaccabile al comando della classifica mondiale ATP maschile con quasi 5mila punti di vantaggio proprio su Alcaraz.
Il torneo Six Kings Slam per Sinner rappresenta – indipendentemente dall’esito della finale – un guadagno immenso per il tennista altoatesino che a Shanghai ha conquistato il suo 17esimo trofeo in carriera. La vittoria in semifinale contro Djokovic vale già oltre un milione e mezzo di euro. Cui potrebbero aggiungersi altri sei milioni di dollari se vincesse anche la finale contro Alcaraz. Vale a dire la borsa più ricca mai conquistata in carriera.
Jannik Sinner e la questione doping
La giornata di ieri è stata molto importante per Sinner anche sul fronte della vicenda doping che ha scosso il mondo del tennis attirando l’attenzione mediatica non solo per la posizione di rilievo che il giovane tennista italiano occupa nel ranking mondiale, ma anche per la delicatezza delle accuse mosse contro di lui.
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Una vicenda iniziata a marzo 2024, quando Sinner è risultato positivo al Clostebol, una sostanza proibita dall’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA). Da allora, la vicenda si è articolata in una serie di passaggi legali e giudiziari che hanno coinvolto l’International Tennis Integrity Agency (ITIA), la WADA e il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS), fino alle recenti dichiarazioni che hanno cercato di chiarire alcuni aspetti controversi.
La positività al Clostebol e l’assoluzione dell’ITIA
Tutto è iniziato con la scoperta della positività al Clostebol, uno steroide anabolizzante proibito, durante un controllo antidoping. Sinner ha subito spiegato che la contaminazione era avvenuta in maniera accidentale, a causa di un trattamento effettuato dal suo fisioterapista Giacomo Naldi. Quest’ultimo, per curare un taglio alla mano dell’atleta, aveva applicato una crema contenente la sostanza incriminata senza indossare guanti, permettendo così una trasmissione transdermica del Clostebol durante un massaggio.
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Nonostante la spiegazione fornita e la trasparenza del tennista, l’accusa di doping ha sollevato numerosi dubbi e speculazioni. L’ITIA, dopo un’indagine approfondita, ha deciso di assolvere Sinner dichiarandolo “non colpevole e non negligente”, in quanto non c’era alcuna intenzionalità nell’assunzione della sostanza. Una tesi sostenuta anche in considerazione del dosaggio infinitesimale del farmaco rinvenuta nel metabolismo di Sinner.
Una decisione che ha seguito le linee guida del Codice Mondiale Antidoping e si è basata su fatti e dati scientifici che hanno dimostrato come l’atleta non avesse intenzionalmente fatto uso di sostanze proibite.
Il ricorso WADA
Nonostante la decisione dell’ITIA, la WADA – l’agenzia mondiale antidoping – non ha accettato né l’assoluzione né le tesi a sostegno di questa decisione e ha fatto ulteriore ricorso al TAS, contestando il verdetto. La WADA ha chiesto che il tribunale riesaminasse il caso, insistendo sulla necessità di una sanzione nei confronti di Sinner, ipotizzando una sospensione dalle competizioni fino a due anni.
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Una decisione che aveva in qualche modo rallentato il processo di giudizio nei confronti di Jannik Sinner ma che non ha minimamente influito sui risultati e sulla stagione del tennista che ha inanellato un finale di 2024 davvero trionfale e che adesso potrebbe concludersi in bellezza.
L’intervento di Karen Moorhouse
Da sottolineare l’intervento del CEO e portavoce dell’ITIA Karen Moorhouse. In un comunicato ufficiale Moorhouse ha difeso la decisione dell’agenzia, sottolineando come le procedure siano state seguite in modo scrupoloso e secondo le linee guida stabilite.
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Molto chiaro il concetto espresso da Moorhouse: “Da parte nostra c’è stata piena linearità e indipendenza di giudizio perché i criteri con cui vengono gestiti i casi di doping non cambiano a seconda del profilo del giocatore coinvolto. Così come la scienza e i fatti specifici che esaminiamo sono analizzati con una onestà intellettuale inattaccabile. Posso garantire che tutto il processo di analisi e di valutazione è stato condotto in modo imparziale e senza il minimo trattamento di favore nei confronti dell’atleta”.
L’impatto del caso di Jannik Sinner
Il caso Sinner ha inevitabilmente sollevato una serie di polemiche e speculazioni nel mondo del tennis. L’attenzione mediatica ha spesso spostato il focus dalla questione scientifica a ipotesi e commenti sui privilegi che un giocatore di alto livello potrebbe ricevere. In risposta a queste accuse, Moorhouse ha chiarito che l’ITIA è impegnata a garantire trasparenza e correttezza in ogni fase del processo. Ha inoltre ribadito che l’indagine si è concentrata esclusivamente sui fatti e sulla scienza, senza pregiudizi legati al profilo pubblico di Sinner.
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L’ITIA ha anche invitato tutte le parti coinvolte, compresi i media e i rappresentanti dei giocatori, a partecipare a un dialogo aperto per comprendere meglio il funzionamento del sistema antidoping e garantire la fiducia nel processo. L’agenzia ha anche riconosciuto che, a causa dell’elevata esposizione mediatica di Sinner, il caso ha provocato numerosi commenti e speculazioni, ma ha rassicurato che la decisione di assolverlo è stata presa con rigore e imparzialità.
Il caso di Simona Halep
Un altro episodio simile a quello di Sinner riguarda ora la ex numero uno del tennis femminile, Simona Halep, squalificata per doping dopo essere risultata positiva al Roxadustat, un antianemico proibito. Nel suo caso, i giudici del TAS hanno riconosciuto l’assunzione innocente di un integratore contaminato, ma hanno comunque sanzionato l’atleta per negligenza, stabilendo che Halep avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione alla qualità degli integratori utilizzati.
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Anche Halep, come Sinner, ha spiegato di non essere stata consapevole di assumere una sostanza vietata, e la sua difesa ha attribuito la colpa alla sua fisioterapista personale. Tuttavia, a differenza di Sinner, il tribunale ha ritenuto che Halep, in quanto atleta esperta e di alto profilo, avrebbe dovuto adottare precauzioni più rigorose. Il TAS ha anche sottolineato che in un ambiente di elevata professionalità, come quello del tennis internazionale, è imperativo che gli atleti si affidino a persone con competenze specifiche nel settore medico.
Le dichiarazioni di Roger Federer e il caso Battaglino
Nel frattempo, il caso Sinner ha suscitato anche l’attenzione di grandi nomi del tennis, come Roger Federer, che ha espresso il suo parere critico riguardo alla vicenda, affermando che l’atleta italiano avrebbe dovuto essere fermato durante il processo. Questa presa di posizione ha alimentato ulteriori polemiche, dimostrando quanto il tema del doping sia sentito nel mondo dello sport.
Un altro esempio che evidenzia la complessità delle questioni legate al doping è il caso di Stefano Battaglino, anch’egli risultato positivo al Clostebol, ma squalificato per quattro anni, a differenza di Sinner. Un confronto ha sollevato ulteriori domande sull’equità dei processi e sulle differenze di trattamento tra gli atleti.