Dopo oltre un anno di intense ricerche, le forze armate israeliane hanno eliminato Yahya Sinwar, uno dei principali leader di Hamas, da tempo nascosto tra i sotterranei di Gaza
Nello stillicidio di azioni e reazioni, tra attacchi e controffensive e una cronaca quotidiana che riporta – purtroppo – decine di morti, la giornata di oggi riporta una di quelle notizie che potrebbe avere una importanza di carattere epocale nella guerra tra Israele e Hamas.
Tel Aviv ha annunciato la morte di Yahya Sinwar, considerato il mandante degli attacchi del 7 ottobre 2023 contro Israele. Notizia che sarebbe stata confermata anche da alcune fonti ufficiose palestinesi.
Yahya Sinwar è stato rintracciato e ucciso nel sud della Striscia di Gaza. L’operazione che ha portato alla sua morte non è stata il risultato di un raid mirato, ma di una fortunata circostanza che ha permesso ai militari israeliani di incappare nel comandante mentre era in fuga.
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Yahya Sinwar, 61 anni, era uno dei volti più noti di Hamas, non solo per il suo ruolo di leader, ma anche per il suo coinvolgimento diretto nelle operazioni militari contro Israele. Dopo l’attacco del 7 ottobre dello scorso anno, che ha segnato uno degli episodi più sanguinosi del conflitto israelo-palestinese, Sinwar si era nascosto.
Si diceva che Yahya Sinwar trascorresse gran parte del suo tempo nei tunnel sotterranei che Hamas utilizza per spostarsi sotto Gaza, insieme a un piccolo gruppo di guardie del corpo e a un folto “scudo umano” composto da alcuni ostaggi catturati durante i raid contro Israele.
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Il leader di Hamas era diventato un bersaglio primario per Israele, il ricercato #1, e le sue mosse erano attentamente monitorate giorno per giorno. Tuttavia, la complessità della rete di tunnel e il caos generale nella regione che nelle ultime settimane erano giunte al culmine tra numerosi azioni militari, avevano reso difficile la sua cattura. Anche perché la notizia che Sinwar stesse utilizzando gli ostaggi israeliani come protezione personale rendeva ancora più ardua l’operazione di cattura. Perché Israele non voleva assolutamente catturarlo pagando un ulteriore perdita tra i civili e gli ostaggi.
La svolta nella caccia a Sinwar è arrivata l’altroieri, mercoledì, quando una pattuglia delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), appartenente alla 828esima Brigata Bislamach, stava perlustrando la zona di Tal al-Sultan, nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. La pattuglia, durante il suo consueto giro di controllo, ha individuato tre militanti sospetti che si spostavano velocemente tra gli edifici. Dopo uno scontro a fuoco con i soldati israeliani, tutti e tre i militanti sono stati uccisi. In quel momento, però, nessuno dei soldati si è reso conto dell’importanza delle persone eliminate.
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La scoperta è avvenuta ieri, quando le truppe israeliane sono tornate sul luogo dello scontro per ispezionare i cadaveri. È stato allora che uno dei corpi ha destato sospetti per la sua somiglianza con Yahya Sinwar. Tuttavia, a causa del timore di ordigni esplosivi attorno ai corpi, il cadavere è rimasto lì dove era stato trovato. I militari pare abbiano prelevato un dito per ulteriori accertamenti.
Tel Aviv ha confermato poco dopo che il DNA era proprio quello di Sinwar. In seguito, l’area è stata messa in sicurezza e il cadavere è stato rdcuperato trasportato in Israele per ulteriori verifiche.
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Il portavoce delle IDF, Daniel Hagari, ha sottolineato che l’eliminazione di Sinwar non era stata pianificata per quella specifica missione: “Non sapevamo che fosse lì, ma abbiamo continuato a operare semplicemente perché volevamo bonificare l’area. È stata una circostanza in un certo qual modo molto fortunata” ha dichiarato.
Secondo le ricostruzioni, Sinwar e i suoi uomini stavano cercando di muoversi furtivamente da un edificio all’altro per sfuggire alla pattuglia israeliana. I soldati, utilizzando un drone, hanno seguito i movimenti dei tre militanti, che si sono poi separati durante la fuga. Sinwar, in particolare, è corso da solo verso uno degli edifici, dove è stato localizzato e ucciso.
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Nonostante le informazioni iniziali suggerissero che Sinwar utilizzasse degli ostaggi come scudi umani, in quel momento nessuno di essi era presente, e il numero ridotto di guardie del corpo indica che il leader di Hamas stava probabilmente cercando di evitare di attirare l’attenzione, o forse che fosse a corto di protezione visto che molti degli uomini che costituivano la sua guardia del corpo personale risultavano essere già stati eliminati.
Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha rilasciato dichiarazioni durissime dopo la morte del leader di Hamas, sottolineando la condizione di vulnerabilità in cui si trovava Sinwar.
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“È morto mentre era in fuga, braccato e battuto. Non è morto da comandante, ma come qualcuno che si preoccupava solo di sé stesso” ha affermato Gallant, aggiungendo che la morte di Sinwar rappresenta un messaggio chiaro per i nemici di Israele.
Poco dopo la conferma dell’uccisione di Yahya Sinwar, l’esercito israeliano ha diffuso delle riprese video girate da un drone, che mostrerebbero gli ultimi momenti di vita del leader di Hamas. Il filmato, girato da un drone che entra attraverso una finestra di un edificio parzialmente distrutto, mostra un uomo con la testa coperta, seduto su una poltrona al primo piano, circondato da detriti.
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L’uomo, che appare ferito, lancia quello che sembra essere un bastone contro il drone, prima che il video si interrompa bruscamente. Il video si conclude senza ulteriori immagini proprio nel moment in cui Yahya Sinwar sarebbe colpito a morte dai militari israeliani.
Da questo momento a quello del recupero del corpo passerebbero non più di tre ore nel corso delle quali i resti del capo di Hamas sono stati sorvegliati a distanza con un impiego di forze sempre più massiccio.
Queste immagini sembrano confermare l’ipotesi che Sinwar fosse gravemente ferito e ormai incapace di sfuggire alle forze israeliane.
Subito dopo l’annuncio da parte delle autorità israeliane dell’ipotesi che Sinwar potesse essere stato ucciso, sui social media hanno iniziato a circolare delle immagini molto forti, che mostravano il corpo di un uomo con tratti simili a quelli del leader di Hamas. Le foto mostravano ferite letali alla testa, confermando la violenza dello scontro. Tuttavia, nonostante le somiglianze, le autorità israeliane hanno voluto attendere l’esito degli esami per confermare ufficialmente l’identità del corpo.
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La conferma è arrivata ieri, nel tardo pomeriggio, dopo che i test genetici hanno confermato che il cadavere apparteneva a Yahya Sinwar. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che con la morte di Sinwar “il male ha subito un colpo decisivo”, ma ha anche avvertito che… “la guerra contro Hamas e le sue infrastrutture al momento non è ancora finita”.
La morte di Yahya Sinwar rappresenta una vittoria importante per Israele, ma anche il culmine di una lunga caccia durata più di un anno. Sinwar era uno degli uomini più ricercati dalle forze israeliane dopo gli attacchi del 7 ottobre, che avevano provocato centinaia di vittime. Sinwar, insieme ad altri leader di Hamas come Mohammad Dief e Ismail Haniyeh, era stato ritenuto responsabile della pianificazione di quegli attacchi.
Le forze israeliane avevano intensificato le operazioni nella Striscia di Gaza, soprattutto nella zona meridionale di Rafah, dove si sospettava che Sinwar si nascondesse. Anche se l’uccisione di Sinwar non è stata il risultato di un raid mirato, l’IDF ha dichiarato che le recenti operazioni avevano limitato i suoi movimenti, rendendone più difficile la fuga e contribuendo infine alla sua eliminazione.
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Le operazioni israeliane, in queste ultime settimane, hanno gradualmente distrutto l’infrastruttura logistica di Hamas e dei suoi leader, riducendo al minimo la possibilità di fuga per figure chiave come Sinwar. Anche altri alti comandanti di Hamas erano stati uccisi, rendendo sempre più evidente che Sinwar fosse uno degli ultimi grandi leader ancora in vita.
La morte di Yahya Sinwar rappresenta un duro colpo per Hamas, ma anche un simbolo di quanto sia stato complesso e brutale il conflitto in corso nella Striscia di Gaza. La sua fuga, durata oltre un anno, si è conclusa in modo inaspettato, durante una pattuglia di routine. Un episodio che potrebbe avere una importanza decisiva, forse un colpo letale ad Hamas e alla sua resistenza nella guerra. A questo punto si apre il fronte delle trattative nella speranza di un cessate il fuoco e di una tregua…
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