Almeno tremila sfollati, danni al momento ancora incalcolabili, Bologna faticosamente si rialza dall’ondata di fango dopo la terza alluvione in pochi mesi mentre monta la protesta
Da una parte le lacrime di chi ha perso tutto. E magari non è nemmeno la prima volta dopo le ondate di maltempo che hanno colpito più volte Bologna e la sua provincia negli ultimi due anni.
Dall’altra la protesta che oggi ha investito in modo particolare la sede della Provincia e della Regione e che a breve potrebbe anche arrivare a Roma.
L’ondata di maltempo che ha colpito la provincia di Bologna e l’Emilia Romagna per la terza volta tra ottobre 2023 e ottobre 2024 ha portato devastazione, rabbia e anche molte proteste. Gli effetti di queste alluvioni, ma soprattutto di quella culminata nel corso questo fine settimana sono stati ancora una volta drammatici, con intere zone sommerse dall’acqua, migliaia di sfollati – tremila ufficialmente ma sarebbero molti di più – e una situazione di emergenza che ha messo in ginocchio l’intera regione.
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Di fronte a questa tragedia, la popolazione ha reagito con durezza, chiedendo risposte e soprattutto azioni immediate dalle autorità locali e nazionali.
Oggi, così come era accaduto giovedì scorso prima ancora che l’ultima ondata di maltempo si concretizzasse con una delegazione di almeno 600 persone, provenienti da tutta la Romagna riunite davanti al palazzo della Regione Emilia Romagna, un’ampia delegazione ha protestato non solo chiedendo interventi immediati, ma chiamando a responsabilità chiare e precise per tutto quello che non è stato fatto fino a oggi.
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Poca voglia di cercare il dialogo in un clima di estrema tensione e di rabbia, con i manifestanti che chiedevano “sicurezza” e denunciavano il continuo rimpallo di responsabilità tra istituzioni.
“Avete perso la nostra fiducia” è stato uno dei messaggi chiave che risuonava tra i presenti. Presenti le famiglie delle vittime i cui nomi sono stati scanditi a gran voce dai manifestanti. Tra i quali cui quello di Mattia Luconi, morto nell’alluvione del 2022, e quello di Simone Farinelli, 20 anni, travolto da una ondata di piena del torrente Zena a Botteghino di Zocca.
La situazione è ancora molto lontana da una normalizzazione e si interseca con una crescente protesta: in prima fila i normali cittadini, gente che nella migliore delle ipotesi ha perso l’auto – sono centinaia quelle irrecuperabili e da rottamare. Ma ci sono anche commercianti che hanno visto distrutta la propria attività, magazzino ed esercizio e moltissimi agricoltori e allevatori alcuni dei quali hanno portato un piccolo simbolico carico di detriti, legname e fango, depositato davanti alla sede della Regione.
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L’accusa principale ancora una volta è la mancanza di manutenzione dei fiumi, un dato di fatto nonostante le due alluvioni precedenti, oltre a una lentezza esasperante nell’erogazione dei ristori e a procedure burocratiche troppo complesse.
Uno dei portavoce della protesta, Massimo Tarozzi, ha denunciato pubblicamente l’assenza di scuse da parte delle autorità per le vittime: “A oggi piangiamo diciassette, è una vergogna per tutti, ma soprattutto per chi nel loro ricordo avrebbe dovuto semplicemente fare il loro dovere. Rappresentare il diritto di chi vive il territorio e vuole semplicemente sopravvivere… Qui la gente muore”.
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Parole rabbiose che hanno raccolto l’applauso dei presenti. Tarozzi, insieme ad altri esponenti locali come Claudio Pasini della Val di Zena, ha puntato il dito contro la protezione civile regionale, accusata di non aver fatto abbastanza per prevenire i disastri. I manifestanti hanno richiesto l’intervento diretto dello Stato e dell’esercito, poiché, a loro dire, le autorità locali non erano in grado di gestire l’emergenza da sole.
Le richieste della popolazione non si fermano solo alla sicurezza, ma anche a procedure di semplificazione per ottenere i ristori necessari per risollevare il territorio.
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“Se chiediamo un risarcimento ci sentiamo considerati come truffatori pusillanimi, come truffatori – ha dichiarato uno de rappresentanti degli agricoltori – la realtà è che alcune delle nostre famiglie sono alla fame…”
In tutto questo Bologna si dimostra ancora una volta una formidabile realtà sociale. Così com’era accaduto nelle alluvioni di Genova di alcuni anni fa, a dare una mano sono le persone normali. Li hanno ribattezzati anche qui gli Angeli del Fango.
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Si scava fango per tutto il giorno, tra i garage, i negozi, i magazzini e i fondi dei palazzi in modo particolare nella zona dove è esondato il torrente Ravone, completamente interrato, mandando in crisi la vita di almeno 50mila persone.
Chi può usa il badile. Altrimenti si scava anche a mani nude…
Una sola vittima. E pur nella sua tragicità molti sostengono che sia addirittura un bilancio minimo rispetto a quello che poteva accadere.
L’episodio più tragico è avvenuto a Pianoro, forse la zona più colpita in assoluto, dove il ventenne Simone Farinelli ha perso la vita dopo essere stato travolto dalla piena di un torrente mentre viaggiava in auto con il fratello.
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L’alluvione ha sorpreso i due giovani durante il tragitto verso l’Appennino bolognese, dove abitava il compagno della madre. Mentre il fratello di Simone è riuscito a salvarsi uscendo dall’abitacolo, Simone è riuscito a mettersi in salvo ed è stato travolto dalle acque. Il suo corpo è stato recuperato solo dopo una lunga ricerca dall’elicottero dei vigili del fuoco.
Il sindaco di Pianoro, Luca Vecchiettini, ha sottolineato la gravità della situazione, invitando la popolazione a limitare gli spostamenti e chiedendo supporti urgenti a tutti i livelli istituzionali. “Siamo allo stremo – ha dichiarato il primo cittadino del piccolo comune bolognese, già duramente colpito nelle precedenti alluvioni così come altri comuni vicini in tutta la Val di Zena.
Molti gli interventi eseguiti con gli elicotteri, a Monterenzio una famiglia completamente isolata è stata portata in salvo dai vigili del fuoco insieme al loro bimbo di appena quattro mesi.
Il nodo di Casalecchio sul Reno è rimasto chiuso per tutto il giorno. Molte le aziende che non hanno aperto, scuole e università chiuse per tutto il giorno, per molte la chiusura resterà in atto anche domani.
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Ieri a Casalecchio si è rinviata la partita di basket della Virtus; sabato invece l’attesissimo show di Umberto Tozzi è andato regolarmente in scena. Ma con un fuori programma del tutto inatteso quando il sindaco Matteo Ruggeri è salito sul palco: “Abbiate pazienza, stiamo lavorando per la vostra sicurezza, godetevi il concerto ma al termine dello spettacolo vi preghiamo di restare qui almeno per un paio d’ore. Usciremo gradualmente poco per volta per evitare di peggiorare ulteriormente una situazione che è critica” ha spiegato.
Le conseguenze di questa crisi si faranno sentire anche sulle infrastrutture per diversi giorni visto che il casello di Bologna Casalecchio, uno dei principali nodi viari del capoluogo, rimarrà chiuso fino al 28 ottobre a causa dei danni provocati dalle alluvioni. I lavori di ripristino sono urgenti, ma rappresentano solo uno dei tanti interventi necessari per riportare la normalità in una regione che sembra ormai abituata a convivere con il maltempo e le sue tragiche conseguenze.
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