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Omicidio di Garzeno, si indaga sul 17enne che resta in silenzio: e si cerca un possibile complice

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Stefano Benzi

Si è avvalso della facoltà di non rispondere il 17enne di Garzeno accusato dell’omicidio di Candido Montini, assassinato il mese scorso probabilmente per rapina o per motivi i carattere economico

Restano molti punti interrogativi sull’omicidio di Candido Montini, il 76enne ex vicesindaco di Garzeno, assassinato con 28 coltellate il 24 settembre scorso.

I sigilli sulla porta della casa teatro del fatto di sangue – Credits ANSA (QNM)

Resta in carcere il 17enne accusato dell’omicidio “sulla base di fatti piuttosto evidenti” dicono in procura. Che tuttavia questa mattina si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Omicidio di Garzeno, l’interrogatorio di oggi

Nonostante il giovane abbia negato ogni coinvolgimento, il suo silenzio durante l’udienza di convalida dell’arresto così come numerose prove scientifiche raccolte dagli investigatori, delineano un quadro complesso e non semplice.

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Il fulcro dell’accusa contro il giovane sembra essere una traccia di DNA trovata sull’arma del delitto, un coltello da cucina lungo 22 centimetri, usato per infliggere le 28 coltellate a Montini. Il coltello era stato successivamente gettato sulla tettoia di una legnaia poco distante dalla casa della vittima, e le analisi dei RIS di Parma hanno confermato che il sangue rinvenuto sull’arma appartiene sia alla vittima che al sospettato.

Il test del DNA

Un “match” genetico, che ricorda per modalità il famoso caso di Yara Gambirasio, ha fornito agli inquirenti la prova regina per procedere all’arresto del 17enne.

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Secondo le ultime notizie trapelate in procura, il ragazzo sarebbe stato sottoposto a un tampone salivare circa una settimana prima della svolta nelle indagini. L’esito dell’analisi, arrivato domenica sera, ha confermato la compatibilità del suo DNA con le tracce trovate sul coltello. Nonostante ciò, durante l’udienza di convalida dell’arresto, il giovane, assistito dall’avvocato Valentina Sgroi, si è avvalso della facoltà di non rispondere, mantenendo un silenzio che rende la sua posizione ancora più delicata.

Due interrogatori

Il primo interrogatorio del 17enne si era svolto presso il tribunale di Como lunedì, alla presenza dei suoi genitori, essendo il ragazzo minorenne. Durante la lunga giornata, dalle 7 del mattino fino alle 22, il giovane ha continuato a negare qualsiasi coinvolgimento nell’omicidio, pur rimanendo sotto il vaglio degli investigatori.

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Al termine dell’interrogatorio, è stato posto in stato di fermo e trasferito al carcere minorile Cesare Beccaria di Milano, dove rimane detenuto in attesa di ulteriori sviluppi e della convalida del fermo.

L’udienza di convalida del fermo si è svolta il giorno successivo, e ancora una volta il 17enne ha scelto di non rispondere alle domande del giudice. Le indagini, inizialmente condotte dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Como, sono ora sotto il coordinamento della Procura dei Minori di Milano, a causa dell’età del sospettato.

Omicidio Garzeno, il movente

Uno degli aspetti più inquietanti dell’intera vicenda è il movente dell’omicidio, che resta ancora avvolto nel mistero. Secondo alcune voci di paese, il delitto potrebbe essere legato a un tentativo del giovane di far circolare banconote false, nello specifico 300 euro. Si ipotizza che il ragazzo avrebbe cercato di spacciare i soldi falsi proprio a Montini, il quale – pensionato ma ancora in attività con un piccolo esercizio commerciale – avrebbe rifiutato di collaborare e cacciato il giovane.

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Una ipotesi che sarebbe corroborata da un testimone che sostiene che Montini, poco prima di essere ucciso, si sarebbe confidato con qualcuno riguardo al rifiuto di aiutare il ragazzo. Si ipotizza che, dopo questo rifiuto, il 17enne sia tornato a casa della vittima e abbia agito in preda a un raptus di rabbia, sfociato nelle violente coltellate che hanno posto fine alla vita dell’ex vicesindaco.

Voci e prove

Tuttavia, nonostante queste speculazioni, molti aspetti rimangono poco chiari, e le indagini continuano a cercare conferme a queste voci. Il ritrovamento del DNA del giovane sulla scena del crimine rappresenta per ora l’unico elemento solido a disposizione degli inquirenti, ma non risolve tutti i dubbi legati al movente. Ma non si esclude anche la presenza di altre persone o il coinvolgimento di complici.

I RIS al lavoro nell’appartamento dell’omicidio di Garzeno – Credits ANSA (QNM)

Il 17enne resta in carcere

Il giovane sospettato è descritto come un ragazzo riservato, cresciuto nel piccolo borgo di Catasco, a pochi passi da Garzeno. La sua passione per la musica trap e la vicinanza con alcuni membri di una baby gang che operava nella zona dell’Alto Lago di Como hanno sollevato preoccupazioni tra gli abitanti del paese. Anche se non vi è alcuna prova che il ragazzo facesse parte della gang, le sue frequentazioni non erano considerate del tutto raccomandabili.

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A parte una breve esperienza come garzone in una bottega di falegnameria, il ragazzo non lavorava e non andava a scuola. Le sue velleità erano artistiche: voleva diventare un trapper famoso e ricco. Quasi tutti i video postati sui social lo vedono parlare di soldi, come guadagnarne velocemente e ostentare uno stile di vita da persona realizzata.

Trap e stile di vita

In rete sono stati trovati alcuni brani di musica trap realizzati dallo stesso 17enne, che riflettono un immaginario tipico del genere, fatto di ribellione e tensione sociale. Questi elementi hanno portato a ulteriori speculazioni sul possibile coinvolgimento del giovane in attività illecite, ma al momento non vi sono prove concrete a riguardo.

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Nonostante la gravità delle accuse, la famiglia del ragazzo continua a difenderlo. La nonna, in particolare, ha dichiarato che il nipote non può essere stato l’autore del delitto, sostenendo che quel giorno si trovava a una lezione di scuola guida per ottenere la patente della moto. Questa versione dei fatti non è però stata confermata dagli investigatori, che restano concentrati sulle prove raccolte.

Le indagini sull’omicidio proseguono

Le indagini sull’omicidio di Candido Montini sono tuttora in corso, con numerosi punti ancora da chiarire. Oltre al movente legato ai presunti 300 euro falsi, rimane aperta la questione del comportamento del ragazzo prima e dopo il delitto. Le prove scientifiche, sebbene incriminanti, potrebbero non essere sufficienti da sole a spiegare l’accaduto, e gli inquirenti stanno cercando ulteriori riscontri che possano confermare la dinamica dei fatti.

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Nel frattempo un nuovo interrogatorio è fissato per venerdì presso la Procura dei Minori di Milano, dove il ragazzo dovrà affrontare nuovamente le accuse mosse nei suoi confronti.

Omicidio di Garzeno, Comunità sotto shock

L’intera comunità di Garzeno rimane scossa da questo tragico evento, che ha strappato via una figura benvoluta come Candido Montini, e attende con ansia che la giustizia faccia il suo corso, portando alla luce la verità dietro questo efferato delitto.

Stefano Benzi

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