La storia del “compagno” Salvini che voleva la legalizzazione della cannabis. Da allora sono passati oltre 25 anni.
C’è stato un tempo, precisamente nel 1998, in cui Matteo Salvini, attuale segretario della Lega Nord e figura di spicco del panorama politico italiano, si esprimeva a favore della legalizzazione delle droghe leggere. In quegli anni, l’allora giovane leader dei “Comunisti padani” non nascondeva la sua simpatia per tematiche classicamente associate alla sinistra, come una forte presenza statale nell’economia e appunto la liberalizzazione delle droghe leggere. Queste dichiarazioni vennero rilasciate al giornale il Sole delle Alpi, mostrando un Salvini radicalmente diverso da quello che il pubblico è abituato a conoscere oggi.
Con il passare degli anni e l’evoluzione del suo percorso politico, Matteo Salvini ha operato una netta inversione di rotta riguardo molte delle sue posizioni precedenti. Emblematica è stata la sua reazione alla proposta dell’intergruppo parlamentare per legalizzare la cannabis presentata qualche tempo fa. Contrariamente alle sue dichiarazioni passate, Salvini si è espresso con fermezza contro tale iniziativa: “Sono personalmente contrario: sarei per la legalizzazione e la regolamentazione della prostituzione perché fino a prova contraria il sesso non fa male, la cannabis sì”. Questa posizione ha segnato una netta discontinuità rispetto al suo pensiero giovanile (una posizione in netta discontinuità in seguito ribadita molteplici volte).
Le priorità secondo Salvini: lavoro e sicurezza (e non la lega-lizzazione)
L’inversione a U, bisogna però dirlo, viene da lontano. Nel gennaio 2014, ribadendo ulteriormente il suo cambiamento di visione sul tema droghe leggere, Matteo Salvini ha chiarito che le battaglie politiche da lui guidate sarebbero state incentrate su temi quali lavoro e sicurezza piuttosto che sulla liberalizzazione delle sostanze stupefacenti. A Radio 24 assicurava che “La Lega non farà mai una battaglia per la liberalizzazione delle droghe leggere”, mettendo in evidenza come le priorità dei cittadini fossero altre rispetto alla questione della cannabis.
Il cammino politico di Matteo Salvini lo ha visto passare dalle file dei “Comunisti padani”, corrente da lui fondata nel 1997 all’interno del movimento separatista Padania fino alla conquista della segreteria del Carroccio. Superando le ideologie separatiste e federaliste originarie del partito fondato dalla dinastia dei Bossi (che col tempo è diventato infatti detrattore di questa Lega), oggi – la cosa è ben nota – il partito è un partito di destra (distante anche dalle iniziali posizioni antifasciste) con focus su immigrazione e sovranità nazionale ed economica.