Il bilancio di oggi dopo le inondazioni di Valencia parla di 211 morti accertati e decine di dispersi, un parcheggio sotterraneo del centro commerciale Bonaire si è trasformato in un cimitero al momento ancora inaccessibile
Le piogge torrenziali che hanno colpito Valencia negli ultimi giorni hanno lasciato una scia di devastazione senza precedenti.
Uno dei simboli di questa tragedia è il parcheggio sotterraneo del centro commerciale Bonaire, situato nella cittadina di Aldaya, a circa 11 chilometri da Valencia.
Da questa mattina i sommozzatori dell’Unità Militare di Emergenza (UME) stanno cercando in tutti i modi di arrivare ai piani interrati di un garage sotterraneo dove sarebbero intrappolati moltissimi corpi di persone che hanno inutilmente cercato la fuga in auto poco prima che l’ondata di piena travolgesse tutto e tutti.
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Il garage, con i suoi 5.700 posti auto, è stato inondato dalle acque che hanno completamente sommerso tutti i livelli, arrivando fino al piano strada. Molte dei dispersi, il cui numero è incerto anche se l’ultimo bilancio parla di almeno 80 persone che non hanno più dato notizie di sé, sarebbero intrappolate lì dentro. Si tratta di molti clienti ma anche dipendenti del centro commerciale. Anche per questo il numero preciso delle vittime resta incerto, e l’operazione di recupero è ancora in corso. I sommozzatori hanno tentato di entrare all’interno del parcheggio. Non ci sono ancora riusciti…
In Spagna tanto dolore. Ma anche moltissime polemiche che riguardano la lentezza dei soccorsi e dell’allerta attraverso radio e cellulari, scattata quando in alcuni comuni l’ondata di piena aveva già lasciato un drammatico bilancio di morti e devastazione.
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Il premier spagnolo, Pedro Sánchez, ha visitato le zone colpite e aggiornato la popolazione sul bilancio delle vittime. Sánchez ha espresso il proprio dolore per la tragedia e ha promesso che sarà condotta un’analisi per identificare eventuali negligenze nella gestione delle allerte, che non sarebbero state attivate in tempo per allertare i cittadini.
Con l’emergenza ancora in corso, Sánchez ha lanciato un appello all’unità nazionale, dichiarando che è il momento di “mettere da parte le discrepanze” per affrontare insieme questa calamità.
Tra le storie di speranza, spicca quella di una donna salvata dopo 72 ore passate intrappolata nella sua auto in un sottopassaggio allagato a Benetusser, una cittadina nei pressi di Valencia. La donna è stata trovata grazie alle sue grida che hanno attirato l’attenzione dei soccorritori. Nessun’altro ha resistito così tanto. Ormai la speranza di recuperare persone ancora in vita si fa sempre più remota.
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Le operazioni di soccorso, coordinate dalla Protezione Civile e dall’esercito, hanno coinvolto oltre 10mila tra soldati e agenti di polizia, impiegati giorno e notte per cercare sopravvissuti e ripristinare i servizi di base. Migliaia di volontari, tra cui anche suore e sacerdoti, si sono uniti agli sforzi di pulizia e recupero dei beni, portando un tocco di solidarietà alla popolazione colpita.
Mentre proseguono i soccorsi, cresce anche la rabbia dei cittadini per quella che considerano una risposta estremamente tardiva da parte delle autorità locali. Molti residenti accusano il governo regionale di non aver lanciato le allerte per tempo, nonostante le previsioni meteo avessero già indicato possibili piogge intense e rischi di alluvione.
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Juan González, portavoce della comunità di Aldaya – una delle più colpite – ha dichiarato alla stampa che il disastro avrebbe potuto essere evitato se fossero state adottate misure preventive adeguate. “È scandaloso che il nostro governo locale non abbia fatto nulla, pur sapendo tutto quello che sarebbe successo” ha affermato González. Che ha chiesto una indagine internazionale per fare luce sull’accaduto: “Perché nulla venga insabbiato… ci sono troppe vittime da seppellire perché la politica faccia i suoi giochetti di scaricabarile”
Il governo ha disposto oggi l’invio di altri 10mila soldati e agenti di polizia per supportare le operazioni di recupero e soccorso nella regione. Moltissimi gli arresti tra ‘sciacalli’ che avrebbero effettuato razzie in appartamenti e negozi, approfittando della devastazione e dell’abbandono in molti quartieri dove i soccorsi non sono ancora riusciti a entrare.
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L’impego di forze armate di queste ultime ore rappresenta uno dei maggiori dispiegamenti di militari in tempo di pace in Spagna. La missione principale è quella di rimuovere il fango dalle strade, dagli edifici e dalle abitazioni, consentendo agli abitanti di rientrare in sicurezza nelle proprie case. L’esercito ha anche il compito di pompare via l’acqua stagnante dai tunnel e dai parcheggi sotterranei, proprio come quello del centro commerciale Bonaire, dove si temono ulteriori vittime.
Le autorità locali, con il supporto del governo centrale, hanno ristabilito l’elettricità in oltre il 90% delle abitazioni colpite, e stanno lavorando al ripristino delle linee telefoniche. Sono stati avviati anche interventi urgenti sulle principali vie di comunicazione, come la linea ferroviaria ad alta velocità tra Barcellona e Valencia, per favorire l’arrivo degli aiuti.
Il numero di sfollati aumenta, si parla di almeno 150mila persone che non potranno tornare a casa ad emergenza finita.
E con il progressivo ritiro delle acque, emergono nuove preoccupazioni per la salute pubblica. Le aree allagate rappresentano un terreno purtroppo estremamente fertile per la proliferazione di batteri come la salmonella e l’escherichia coli, che possono causare gravi infezioni. Gli operatori sanitari stanno distribuendo acqua potabile e kit di emergenza per garantire condizioni igieniche minime nelle zone colpite.
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Nel frattempo, la protezione civile ha emesso nuovi avvisi per il fine settimana, prevedendo ulteriori piogge intense nelle aree di Montsià, Terra Alta e Baix Ebre, nella provincia di Tarragona. Le autorità invitano i cittadini a limitare gli spostamenti e a evitare zone ad alto rischio.
La famiglia reale, rappresentata dal re Felipe VI e dalla regina Letizia, si recherà domani, domenica, nelle zone colpite per portare il proprio sostegno alle vittime e agli operatori coinvolti. Si tratta di un gesto simbolico che dovrebbe puntare a rafforzare l’idea di unità e solidarietà in un momento di crisi nazionale senza precedenti.
La comunità spagnola ha risposto con grande spirito di solidarietà, con migliaia di giovani volontari che si sono organizzati attraverso i social media per partecipare alle operazioni di pulizia. Almeno 15mila volontari sono al lavoro nel quartiere di Ciutat de les Arts di Valencia, dove il popolarissimo museo ora è un centro di raccolta e smistamento degli aiuti.
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