Grande successo anche in Italia per il nuovo film di Coralie Fargeat – The Substance – che ha per protagonista Demi Moore in quello che probabilmente è il miglior film in assoluto della star americana
The Substance, il nuovo film di Coralie Fargeat, regista francese ben nota per la sua carica provocatoria e violenta, esplora i limiti estremi dell’horror e affronta la questione dell’invecchiamento ma anche della spietata avidità nell’industria mediatica.
Un film che fin dal suo esordio in Italia, venerdì scorso, sta dividendo il pubblico e la critica tra chi lo ama incondizionatamente e chi non ha retto le ultime immagini, molto forti ed estreme più vicine al pulp e allo splatter che all’horror d’autore.
Il film racconta le vicende di Elisabeth Sparkle, attrice con un passato da Oscar interpretata da Demi Moore, che lotta con una quotidianità fatta di spettacoli televisivi dedicati alle donne: esercizi ginnici e bellezza, in una costante lotta con il tempo e l’età che avanza perfettamente rappresentata dalla sua stella sulla Walk of Fame che si crepa a poco a poco prima ancora che il film cominci.
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Attraverso uno sguardo critico e sarcastico, Fargeat non si limita a raccontare la storia di una donna che cerca di riconquistare la propria giovinezza, ma ci pone di fronte a un’industria che divora chi ne fa parte, e, come nella società, stabilisce standard di bellezza inarrivabili resi ancora più estremi dai social e da un pubblico, fondamentalmente, molto ignorante e superficiale.
Elisabeth, protagonista del film, rappresenta il simbolo della celebrità che, dopo aver raggiunto la fama, deve affrontare l’invecchiamento e la decadenza del proprio corpo in un ambiente che celebra solo la giovinezza. L’incubo inizia quando Elisabeth, sul punto di essere sostituita da una figura più giovane e fresca per il suo show di esercizi, decide di provare The Substance, una misteriosa pozione miracolosa che le viene proposta in un bar da un giovane bellissimo che la definisce “un soggetto adatto”.
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La sostanza è in grado di creare una copia più giovane bella e performante dell’originale in un procedimento non esente da traumi. Uno sdoppiamento che è solo temporaneo. Sette giorni una e sette giorni l’altra: quando la copia lavora in tutta la sua sfolgorante bellezza, l’originale si mantiene in stato catatonico attaccata a una flebo. Senza mangiare, bere e dormire. Poi i ruoli si invertono.
La giovane Demi Moore è interpretata dalla splendida Margaret Qualley mentre il perfido direttore di rete che spinge Elisabeth a lasciare il suo lavoro è un orrendo Dennis Quaid, molto credibile nel suo ruolo di macellaio mediatico. Quaid, 70 anni, che a breve uscirà ne panni di protagonista nel Biopic su Ronald Reagan, ha sostituito Ray Liotta inizialmente scelto per la parte, deceduto improvvisamente un anno e mezzo fa poco prima dell’inizio delle riprese.
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Il film è un crescendo davvero forte, sia dal punto di vista narrativo che di immagine. A poco a poco la giovane Elisabeth diventa una minaccia e si fa sempre più ambiziosa prendendo il controllo della vita e della carriera della protagonista originale. E da qui nasce un conflitto psicologico che si traduce in un crescendo di violenza fisica e mentale.
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La solitudine di Elisabeth, accentuata dal suo enorme appartamento di Los Angeles, diventa una metafora visiva della sua desolazione interiore, in contrasto con la sua immagine pubblica di successo. Elisabeth invecchia in modo mostruoso, mangiando e contorcendosi davanti allo specchio. Mentre il suo clone si diverte e arriva al successo in un processo di non-ritorno.
The Substance non è solo una storia di orrore corporeo, ma una feroce critica all’industria cinematografica americana. Coralie Fargeat, nota per il film Revenge (2017), ha realizzato un film che denuncia il trattamento riservato alle donne nell’industria dello spettacolo, dove la giovinezza e l’aspetto fisico sono idolatrati, mentre l’invecchiamento è visto come una minaccia da nascondere o rifiutare.
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Attraverso la figura di Elisabeth, The Substance esamina come le donne siano spinte a misure estreme per preservare un’immagine che la società, e in particolare Hollywood, possa considerare accettabile. La storia sembra ispirarsi al classico tema di Il ritratto di Dorian Gray, ma portandolo all’estremo e a una trasformazione di orrore fisico che esprime il tormento psicologico e la devastazione emotiva che derivano dall’inseguire l’immagine di sé ideale, solo per scoprire che essa si trasforma in un mostro impossibile da controllare.
La sostanza miracolosa, The Substance – una fialetta verdolina che si inietta endovena – è una ulteriore rappresentazione della lotta interna di Elisabeth, che si sente prigioniera del proprio aspetto e delle aspettative del pubblico. In questo contesto, il corpo giovane e attraente diventa uno strumento di manipolazione e controllo, ma con conseguenze che sfuggono di mano.
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La sostanza, che non è soluzione ma una condanna, si trasforma in un catalizzatore del conflitto, aumentando l’insoddisfazione e il risentimento che Elisabeth prova nei confronti di se stessa. C’è chi vede nella sostanza un richiamo alle droghe, ma anche alle operazioni chirurgiche e a un rapporto malato e dipendente con i social, gli addetti stampa e l’industria del vacuo. La Fargeat teorizza il si fa ma non si dice e il conta solo ciò che sembri e non ciò che sei.
Il film è una carrellata straordinaria di citazioni illustri. Oltre Dorian Gray, e Jekyll e Hyde, il film rimanda a quadri mostruosi in cui si ripensa al Leviathan, il film di George Cosmatos la cui creatura mostruosa rivive nelle ultime immagini, così come il mostro Elisasue ricorda molto anche di The Elephant Man. Un lungo corridoio riporta a The Shining di Stanely Kubrick. L’evoluzione fisica è una citazione di Alien, piuttosto che di Videodrome di Cronenberg. Così come la maniaca ricerca della perfezione è un omaggio al Cigno Nero diretto da Aronofski e meravigliosamente interpretato da Natalie Portman.
Il senso profondo è uno solo: l’arroganza di sfidare la nostra natura ci porterà all’autodistruzione.
Il tema dell’invecchiamento è enfatizzato anche dall’interpretazione di Demi Moore, spesso avvicinata a quei canoni di perfezione che Hollywood ha sempre preteso anche da lei. L’attrice incarna la disperazione di Elisabeth in modo profondamente toccante. Elisabeth non ha un uomo, non ha figli: vive solo per il lavoro e il ricordo di se stessa. E nonostante tutti i suoi sforzi non si piace.
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Nonostante la brutalità visiva, The Substance si distingue anche per il modo in cui riesce a intrecciare satira e denuncia sociale. Il film non cerca soltanto di spaventare il pubblico attraverso la violenza, ma anche di offrire una riflessione sulle pressioni esercitate sulle donne affinché si conformino a ideali di bellezza impossibili. Il regista usa il corpo di Elisabeth come un campo di battaglia per mostrare le insicurezze che la società moderna impone.
Fargeat trasforma così The Substance in una satira carnivora che affonda i denti nell’età hollywoodiana e nella scarsissima credibilità dell’era digitale.
Il film ha suscitato reazioni contrastanti nel pubblico e nella critica. Da un lato, molti hanno apprezzato l’audacia della visione di Fargeat e la capacità di Demi Moore di dare vita a un personaggio complesso, angosciante e disperato. Una prova assolutamente straordinaria dell’attrice americana.
Dall’altro, alcune critiche sono state sollevate sul tono eccessivamente violento e sulle scelte estetiche estreme che convergono nella parte finale del film.
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L’uso dell’orrore corporeo, particolarmente visibile grazie agli effetti di trucco e protesi di Pierre-Olivier Persin, è stato considerato da alcuni spettatori troppo estremo, tanto da distogliere l’attenzione dal messaggio centrale del film. La scelta di estremizzare la violenza ha infatti diviso l’opinione pubblica tra chi la considera un modo potente di rappresentare la lotta interiore di Elisabeth e chi la ritiene un’esagerazione gratuita.
Nonostante ciò, The Substance riesce a suscitare una riflessione profonda sull’industria dello spettacolo e sulla società moderna, esplorando il tema della giovinezza come un sogno irraggiungibile e pericoloso. Il film, tra l’altro, ha ottenuto il plauso a Cannes dove ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura originale per essere definito una “meditazione scandalosa su tematiche quali la vanità e l’ossessione per la bellezza”.
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The Substance può essere letto come una critica feroce agli standard di bellezza irrealistici che perseguitano l’industria cinematografica. In un mondo in cui l’immagine e la giovinezza sono tutto, il film ci spinge a domandarci fino a che punto siamo disposti a spingerci per inseguire un ideale imposto dall’esterno. La storia di Elisabeth Sparkle è quella di una donna che si perde nell’illusione di poter controllare il proprio aspetto e il proprio futuro, ma che finisce per rimanere intrappolata in una spirale di insicurezza e autodistruzione.
In definitiva, The Substance è un film difficile da digerire, ma che riesce a colpire lo spettatore con la sua combinazione di violenza visiva e di messaggi sociali profondi. E che gli italiani stanno seguendo con attenzione. La sua prima settimana, tre giorni appena, lo vede al sesto posto con 700mila euro di incassi. Negli Stati Uniti al momento ha raccolto 15 milioni di dollari, circa 45 l’introito a livello mondiale dai botteghini.
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