Adriano racconta il suo periodo difficile (l’ultimo) all’Inter, tra problemi con l’alcol e accuse più o meno velate di consumo di droga.
Adriano Leite Ribeiro, noto come l’Imperatore durante i suoi anni d’oro all’Inter, ha deciso di aprirsi completamente nel suo libro autobiografico “La mia più grande paura“, rivelando dettagli intimi e dolorosi della sua vita privata e professionale. Tra le pagine del suo racconto, emerge una figura tormentata da problemi di dipendenza dall’alcol, un male silenzioso che ha iniziato a consumarlo nei momenti più bui della sua carriera.
Nonostante il talento indiscusso sul campo, Adriano si è trovato ad affrontare demoni ben più grandi della pressione del calcio professionistico. La scomparsa prematura del padre lo ha spinto in uno stato depressivo profondo, aggravando la sua dipendenza dall’alcol. In questo periodo oscuro, la società nerazzurra e il patron Massimo Moratti hanno cercato di intervenire per offrire supporto al giocatore brasiliano. “Mi hanno detto: ‘Adri, non c’è nulla di cui vergognarsi… Vorremmo mandarti in un posto molto speciale'”, ricorda Adriano nel suo libro.
Adriano, la proposta di rehab da parte dell’Inter e lo scontro con Branca
La proposta dell’Inter di inviare Adriano in una clinica specializzata in Svizzera per affrontare i suoi problemi è stata accolta con incredulità e rabbia dal giocatore. Sentendosi frainteso e forse anche umiliato dalla prospettiva di essere considerato “pazzo”, Adriano descrive vividamente il suo stato d’animo durante quella conversazione cruciale con i dirigenti dell’Inter. La sua reazione istintiva fu quella di respingere categoricamente l’aiuto offerto dalla società.
Il libro rivela anche un episodio particolarmente teso tra Adriano e alcuni dirigenti dell’Inter riguardante sospetti infondati su un possibile uso di droghe da parte sua. Un confronto acceso con Marco Branca dimostra quanto fosse fragile il rapporto tra il giocatore brasiliano e la dirigenza nerazzurra in quel periodo. L’accusa velata lascia trasparire non solo le tensioni interne ma anche quanto fosse complicato gestire situazioni così delicate all’interno dello spogliatoio.
Queste le parole del fuoriclasse brasiliano (la cui carriera ad alti livelli, purtroppo, fu troppo breve) in merito allo scontro con il dirigente nerazzurro: “Il mio avvocato mi disse che il club era preoccupato per il doping. Un giorno lo trovai a colloquio con Marco Branca e Combi. Li raggiunsi e chiesi: ‘Parliamone subito, credi faccia uso di droghe?‘ Combi replicò: ‘Siamo preoccupati per te, tutto qui’. E io: ‘ Preoccupante è il c…o. Facciamo l’esame adesso, quello coi capelli dura parecchi mesi’”. A queste parole, fece seguito una battuta di Branca sulla calvizie dell’attaccante che lo fece esplodere: “Avrei voluto aprire la mano e dargli uno schiaffo sull’orecchio a quel figlio di putt…a”.
Le confessioni contenute nell’autobiografia di Adriano gettano una nuova luce sulla carriera dell’ex attaccante dell’Inter, mostrando come le battaglie personali abbiano avuto un impatto significativo sul suo rendimento sportivo ma anche sulla sua vita fuori dal campo. Queste rivelazioni aprono una finestra su aspetti poco conosciuti della vita dei calciatori professionisti, spesso eroicizzati o demonizzati senza una reale comprensione delle sfide personali che possono influenzare profondamente le loro carriere.