Tragedia a Nole Canavese in provincia di Torino, una bimba di dieci mesi è morta affogata, la madre ha tentato il suicidio colpendosi al torace con un coltello, ma non sarebbe in pericolo di vita, i primi soccorsi portati dal padre della piccola giunto a casa
Si chiamava Perla, e aveva 10 mesi. È la vittima innocente di quello che si profila come un ennesimo caso di infanticidio dettato da un caso di depressione post partum. La piccola è morta affogata nella vasca da bagno dell’appartamento di famiglia a Nole Canavese, in provincia di Torino.
In casa con lei c’era solo la madre, Carola Finessi, 34 anni, ricoverata e sorvegliata a vista in ospedale dopo un tentativo di suicidio. La donna si è colpita al torace con un coltello da cucina. Le sue conseguenze sono gravi ma la donna non sarebbe in pericolo di vita.
Sconvolgente il dramma che si è consumato a Nole, piccolo comune del Basso Canavese, in provincia di Torino. Una madre di 34 anni, Carola Finessi, è accusata di aver annegato la figlia di soli 10 mesi nella vasca da bagno della loro abitazione prima di tentare il suicidio, ferendosi con un coltello da cucina.
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Un gesto drammatico ed estremo che ha sconvolto la piccola comunità torinese dove la famiglia era ben conosciuta sollevando nuovi interrogativi sul peso della depressione post-partum che spesso negli ultimi mesi ha riempito le pagine di cronaca con altri episodi drammatici.
Secondo le prime indagini dei carabinieri, l’allarme è stato dato poco prima di mezzogiorno dal marito della donna, Antonio Parriello, 36 anni. L’uomo, rientrato a casa, ha trovato la porta d’ingresso chiusa, ma è riuscito a entrare da una finestra aperta.
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In bagno, una scena straziante: il corpo senza vita della piccola Perla giaceva nella vasca da bagno piena d’acqua, mentre la madre era a terra in un lago di sangue, con profondi tagli al torace. Disperato, il padre ha tentato prima di rianimare la bambina seguendo le istruzioni del personale del 118 che aveva chiamato dal telefonino, ma ogni sforzo si è rivelato inutile.
Per Perla non c’è stato niente da fare. All’arrivo dell’ambulanza non è stato possibile fare altro che decretare il decesso della bimba il cui corpo è stato messo a disposizione dei medici legale e degli inquitenti.
La donna, trasportata d’urgenza all’ospedale Molinette di Torino con l’elisoccorso, è stata invece sottoposta a intervento chirurgico per le ferite riportate, incluso un taglio profondo alla gola. Attualmente è piantonata in ospedale, le sue condizioni sono gravi ma i valori vitali sono staibli: la donna non è in pericolo di vita.
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Diverso invece il quadro psicologico ed emotivo che rivela una situazione drammatica già all’origine di questo episodio. Le indagini infatti hanno evidenziato che Carola Finessi era in cura da oltre un anno per una grave forma di depressione post-partum. La donna avrebbe dovuto recarsi proprio oggi pomeriggio a una seduta con il suo psicoterapeuta. Fin dai primi mesi di gravidanza Carla aveva manifestato sintomi di disagio psicologico, con un progressivo aggravamento che aveva portato a una vera e propria crisi di carattere emotivo e psichiatrico.
Gli investigatori hanno trovato in casa alcuni biglietti lasciati dalla donna, che ora sono al vaglio degli inquirenti insieme ai telefoni della coppia, per comprendere eventuali segnali di premeditazione o messaggi inviati prima del dramma.
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Carola e Antonio erano una coppia giovane, descritta come serena e amorevole. Stavano insieme fin da ragazzini ed erano sposati da anni. Avevano atteso per lungo tempo la nascita della loro prima figlia che avevano chiamato Perla, proprio per sottolineare il suo valore e la sua esclusività.
“Erano persone perbene, una famiglia che tutti stimavano,” ha dichiarato il sindaco di Nole, Luca Bertino, che ha espresso lo sgomento dell’intera comunità di fronte a una tragedia così devastante.
Il caso di Nole Canavese purtroppo è solo l’ultimo di una serie di episodi drammatici. La depressione post-partum colpisce circa il 10-15% delle donne dopo il parto, ma spesso non viene diagnosticata tempestivamente. Nei casi più estremi, questa condizione può portare a gesti drammatici, come nel caso di Carola Finessi.
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Episodi simili hanno scosso l’Italia anche in passato: uno dei più noti è quello di Annamaria Franzoni, condannata per l’omicidio del figlio Samuele a Cogne nel 2002. Più recentemente, nel 2019, una donna ad Avellino ha ucciso i suoi due figli piccoli prima di togliersi la vita, lasciando una lettera in cui descriveva il suo dolore e la sua incapacità di fare fronte a un crescente disagio psicologico.
Gli esperti sottolineano l’importanza di un sistema di prevenzione che coinvolga non solo i professionisti sanitari, ma anche la rete familiare e sociale. Riconoscere i segnali di disagio psicologico e offrire un sostegno tempestivo può fare la differenza. Nel caso di Nole, nonostante il percorso psicologico intrapreso, la tragedia non è stata evitata, evidenziando come servano interventi integrati e maggiore sensibilizzazione su questi temi.
La Procura di Ivrea, guidata dal sostituto procuratore Elena Parato, ha aperto un’indagine per chiarire le dinamiche e le motivazioni che hanno portato a questo dramma. Al momento, l’accusa ipotizzata è quella di omicidio aggravato. La comunità di Nole, intanto, si stringe intorno al dolore del padre e delle famiglie coinvolte, cercando risposte a una tragedia che lascia tutti sgomenti.
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Impossibile pensare a un interrogatorio della donna, almeno per ora. Prima che la donna possa in qualche modo spiegare e ricostruire quello che è successo occorrerà una stabilizzazione del suo quadro clinico ed emotivo. E ci vorrà sicuramente del tempo.
Il marito della donna ha risposto sotto shock alle prime domande… Ha raccontato del percorso della moglie che era seguita dagli specialisti di psicoterapia ma anche del loro rapporto…“Stiamo insieme da 18 anni, ci amiamo tanto, Perla era il nostro sogno, l’abbiamo desiderata da sempre” ha detto con un filo di voce e lo sguardo perso nel nulla ai giornalisti.
Tutta la famiglia della coppia è sconvolta da quanto accaduto.
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