Ergastolo per Alessandro Impagnatiello: il verdetto per l’omicidio di Giulia Tramontano

Alessandro Impagnatiello condannato all’ergastolo al termine del processo per l’efferato omicidio di Giulia Tramontano, la sua compagna incinta, il tutto proprio nella giornata che a livello mondiale alza l’attenzione generale

Forse è un caso. Forse no. Ma nella cornice della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la Corte d’Assise di Milano ha emesso il suo verdetto: ergastolo con isolamento diurno di almeno tre mesi per Alessandro Impagnatiello, colpevole dell’omicidio della compagna Giulia Tramontano.

Ergastolo Impagniatiello
L’imputato Alessandro Impagnatiello alla lettura della sentenza del processo

La giovane, al settimo mese di gravidanza, è stata brutalmente assassinata con 37 coltellate il 27 maggio dello scorso anno. Un caso che ha occupato per settimane le cronache dei giornali colpendo in modo estremamente emotivo tutta l’opinione pubblica.

Ergastolo per Impagnatiello

La presidente della Corte, Antonella Bertoja, ha letto una sentenza che riconosce l’aggravante dell’interruzione non consensuale di gravidanza, oltre all’occultamento del cadavere e all’iniziale tentativo di depistare le indagini.

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La famiglia di Giulia, presente in lacrime in aula, riceverà un risarcimento di 700 mila euro… “Soldi che non avremmo mai voluto e che non ci interessano… – ha dichiarato a caldo Chiara, la sorella di Giulia – è una cifra che tuttavia non potrà mai ripagare il dolore e la vita spezzata di una giovane donna e del figlio che portava in grembo”…

Un’aula gremita e un dolore inconsolabile

Durante l’udienza, l’aula era gremita di giornalisti, curiosi e funzionari del tribunale. Un gesto significativo ha segnato il momento: un mazzo di rose bianche è stato consegnato alla madre di Giulia, accompagnato da un biglietto che recitava: “Un pensiero per Giulia e per il suo bimbo mai nato”. Un simbolo di solidarietà e di memoria, che sottolinea la gravità di una tragedia che ha scosso l’intero Paese.

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Le lacrime della madre e della sorella di Giulia hanno concluso l’udienza, segnando l’apice emotivo di un processo che ha richiesto dieci mesi di testimonianze, interrogatori e perizie psichiatriche. Fuori dal tribunale tantissima gente in attesa, molte le donne che hanno improvvisato un flash mob nel ricordo della donna uccisa.

Ergastolo Impagnatiello: l’orrore di un crimine efferato

Il processo si era aperto dieci mesi fa con una ricostruzione assolutamente drammatica delle dinamiche dell’omicidio che con il passare delle perizie e delle testimonianze avevano delineato un quadro agghiacciante. Secondo quanto accertato Giulia Tramontano è stata colpita prima con dieci coltellate alla gola, alcune delle quali già mortali, quindi altre ventisette volte, in un attacco che i pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella hanno definito un ‘viaggio nell’orrore’.

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Impagnatiello, descritto come narcisista, manipolatore e pienamente lucido, avrebbe pianificato l’omicidio per eliminare quelli che percepiva come ostacoli alla sua realizzazione personale: non solo la compagna Giulia ma anche il piccolo Thiago.

Un inutile depistaggio

Dopo il delitto, l’assassino ha tentato inutilmente di bruciare il corpo e di occultarlo avvolgendolo in alcuni sacchi della spazzatura. Arrestato nel giugno 2023, Impagnatiello è detenuto nel carcere di San Vittore, dove continuerà a scontare la sua pena.

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Mario e Chiara Tramontano, i genitori di Giulia, alla lettura della sentenza – Credit ANSA (QNM)

Le parole della famiglia Tramontano

La madre di Giulia, Loredana Femiano, in lacrime al momento della sentenza, ha espresso il suo grande dolore per il danno irreparabile di una perdita inconsolabile: “Non abbiamo mai parlato di vendetta, non esiste alcuna vendetta di fronte a un episodio così atrioce. Abbiamo perso una figlia, un nipote, abbiamo perso la nostra stessa vita. Io non sono più una mamma, mio marito non è più un papà. In questi mesi siamo morti anche noi e nulla potrà restituirci la vita che ci è stata strappata”.

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Il padre di Giulia ha aggiunto parole altrettanto significative: “Quello che abbiamo perso non lo riavremo mai. Oggi non abbiamo vinto, non c’è senso di giustizia in tutto questo. Oggi abbiamo semplicemente abbiamo avuto la conferma di tutto quello che abbiamo perso e che nessuno potrà mai restituirci”.

Un flash mob per ricordare Giulia

All’uscita dal Palazzo di Giustizia di Milano, la famiglia Tramontano ha partecipato a un flash mob organizzato dal Comitato per le Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati. Con uno striscione recante la foto di Giulia e Thiago, i familiari hanno voluto ribadire un messaggio di speranza e di memoria: ‘Mai più violenza’.

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Chiara Tramontano, sorella di Giulia, lucidissima davanti alle telecamere ha lanciato con grande dignità un appello alla società: “Mi auguro che nessun’altra famiglia debba vivere questo dolore. La società deve fare di più per educare e proteggere”.

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Mario e Chiara Tramontano, i genitori di Giulia, alla lettura della sentenza – Credit ANSA (QNM)

Reazioni istituzionali e dibattito legislativo

La condanna di Impagnatiello ha riacceso il dibattito sull’introduzione di norme più severe contro i femminicidi. Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia, ha sottolineato l’urgenza di considerare l’uccisione di una donna incinta come duplice omicidio. Una posizione condivisa anche dalla senatrice Licia Ronzulli, che ha promesso di portare avanti un disegno di legge per colmare il vuoto legislativo.

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Anche la Fondazione Polis ha espresso vicinanza alla famiglia Tramontano, ribadendo l’importanza di continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica e di sostenere le famiglie delle vittime di violenza.

Chi è Alessandro Impagnatiello, condannato all’ergastolo

Il processo delinea un quadro inquietante dell’omicida. Che dopo la condanna in primo grado avrà comunque modo di ricorrere in appello e di perseguire anche il terzo grado di giudizio in Cassazione. Un uomo profondamente sicuro di sé che si divideva tra una doppia vita, la compagna incinta e una ex fidanzata che continuava a frequentare assiduamente.

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Due donne circuite zittite con menzogne e storie assurde che paradossalmente lo hanno scoperto e smascherato alleandosi e svelando i suoi sotterfugi. Ed è stato proprio questo che ha finito per svelare ogni aspetto dell’omicidio.

Ergastolo Impagnatiello: un castello di menzogne

Anche Allegra, l’amante di Alessandro Impagnatiello, ha reso giustizia alla morte di Giulia offrendo la sua testimonianza nel processo contro l’ex barman.

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La donna, una 23enne italo-inglese, ha raccontato la propria versione dei fatti davanti alla Corte d’Assise di Milano, protetta da un paravento, visibilmente emozionata e interrotta più volte dalle lacrime…. “Forse al posto di Giulia oggi potevo esserci io… forse anche altre,…” ha detto al termine della sua testimonianza con un filo di voce ai giornalisti che le chiedevano una dichiarazione.

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La sorella di Chiara Tramontano – Credit ANSA (QNM)

Ergastolo Impagnatiello: il falso test del DNA

La giovane ha raccontato di essersi trovata in una relazione parallela con Impagnatiello, senza sapere inizialmente né di Giulia né della sua gravidanza : “Non sapendo come gestire la situazione, volevo aiutare Giulia, darle qualcosa di concreto per farle capire cosa stava succedendo. Anche perché lui mi raccontava di volerla lasciare per stare con me…” ha dichiarato la testimone. Durante la sua deposizione ha ripercorso gli inganni orchestrati dall’uomo, che aveva persino falsificato un test del DNA per convincerla di non essere il padre del bambino che Giulia aspettava.

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Impagnatiello avrebbe mostrato alla ragazza un documento che attestava la sua non paternità, ma la verità è emersa quando, durante un viaggio, la giovane ha avuto accesso al tablet dell’uomo. “Ho trovato il file del test del DNA e visto nella cronologia le immagini e i documenti che aveva usato per crearlo. Era tutto falso. Mi aveva riempito di bugie…” ha spiegato, sottolineando il cinismo con cui l’uomo manipolava le persone intorno a lui.

Giulia e Allegra

La situazione è precipitata il 27 maggio, quando l’amante ha deciso di incontrare Giulia per chiarire quanto stava accadendo. Le due donne si sono confrontate a viso aperto, scoprendo la doppia vita di Alessandro e condividendo le bugie che l’uomo aveva raccontato a entrambe. Secondo quanto dichiarato in aula, l’incontro si era svolto in un clima di solidarietà tra le due, unite dalla volontà di smascherare l’uomo. “Giulia ha chiamato Alessandro per invitarlo a raggiungerci, ma lui si è rifiutato. Anzi, ha lasciato il lavoro e non si è più fatto vivo”, ha riferito la giovane.

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L’amante ha anche rivelato di aver vissuto in prima persona una gravidanza con Impagnatiello, interrotta però con una decisione dolorosa. Un aborto… Un dettaglio, raccontato con grande emozione che ha contribuito a sottolineare il quadro di manipolazione e irresponsabilità che ha caratterizzato il comportamento dell’imputato.

Il giorno del delitto

Giulia, dopo aver incontrato Allegra, era tornata a casa, convinta di dover affrontare Alessandro per ottenere spiegazioni definitive. Da quel momento, le tracce della giovane si sono perse, fino alla tragica scoperta del suo corpo.

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Il processo ha messo in luce la doppia vita condotta da Alessandro Impagnatiello, un uomo che sembrava gestire con disinvoltura due relazioni parallele. Da un lato, la compagna Giulia, incinta di sette mesi, e dall’altro Allegra, ignara inizialmente della situazione. Quando le due donne hanno scoperto la verità, il castello di menzogne dell’uomo ha iniziato a crollare, culminando nel tragico epilogo.

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La giudice Antonella Bertoia legge la sentenza – Credit ANSA (QNM)

Un caso che ha scosso l’opinione pubblica

Il delitto di Giulia Tramontano ha suscitato un’ondata di indignazione e dolore in tutta Italia. La vicenda, raccontata nei minimi dettagli durante il processo, rappresenta un esempio drammatico di femminicidio, alimentato da una rete di inganni e manipolazioni.

 

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