Il Movimento 5 Stelle (M5S) si trova a un punto di svolta decisivo nella sua storia, segnato da profonde trasformazioni interne e una da frattura politica ormai evidente.
Durante l’Assemblea Costituente che si è conclusa ieri al Palazzo dei Congressi di Roma, gli iscritti hanno votato online una serie di modifiche che ridefiniscono in modo estremamente significativo il futuro del partito, tra cui l’abolizione della figura del garante, l’eliminazione del limite dei due mandati e il nuovo posizionamento come forza “progressista indipendente”.
Queste decisioni, accompagnate da tensioni tra il presidente Giuseppe Conte e il fondatore Beppe Grillo, riflettono la necessità del Movimento di adattarsi al panorama politico contemporaneo, ma sollevano pesanti interrogativi sul suo destino e sulla coesione interna.
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Tra i cambiamenti più significativi approvati dall’assemblea spicca l’abolizione della figura del garante, ricoperta sin dalla fondazione da Beppe Grillo. Con una maggioranza del 62.3% degli iscritti, questa decisione segna un taglio storici, privando Grillo del potere di “custode dei valori fondamentali” del Movimento e della facoltà di interpretazione autentica dello statuto. I poteri che erano del garante saranno trasferiti a un organo collegiale appositamente eletto.
Giuseppe Conte, commentando i risultati, ha espresso sorpresa per l’opposizione di Grillo, sottolineando che non si aspettava un atteggiamento così ostile da parte del fondatore: “Non ci saremmo mai aspettati di vedere il fondatore del movimento che si mette di traverso ostacolando un naturale processo di rinnovamento, voluto dalla grande maggioranza dei nostri iscritti” ha detto Conte prendendo definitivamente le distanze da Grillo e applaudito dall’Assemblea a risultato acquisito.
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Da registrare però anche una contestazione a Conte e al suo nuovo corso, esploso in particolare nella giornata di sabato con una folta presenza di fedelissimi di Grillo presenti in sala e pronti a interrompere l’introduzione del presidente che si è detto aperto al dialogo invitando tutti al voto..
Un’altra novità riguarda il limite dei due mandati, pilastro identitario del Movimento fin dalla sua nascita. Gli iscritti hanno deciso di elevarlo a tre mandati per ciascun livello istituzionale, con la possibilità di ricandidarsi ulteriormente dopo una pausa di cinque anni. Questa modifica punta a garantire una maggiore continuità nella leadership e a risolvere i problemi di ricambio della classe dirigente, che negli ultimi anni avevano penalizzato il M5S.
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Ma anche in questo caso non sono mancate le voci discordanti. La questione dei mandati a termine era uno dei punti più osteggiati da Grillo, e uno dei più invocati dalla base del movimento sostenitrice dell’evoluzione e del rinnovamento preteso da Conte.
L’assemblea ha affrontato anche la questione dell’identità politica del Movimento. Tra le opzioni presentate, gli iscritti hanno scelto di definire il M5S come una forza “progressista indipendente”. Questo posizionamento rappresenta un superamento della tradizionale equidistanza tra destra e sinistra, proponendo un’alternativa “radicale nei valori e pragmatica nelle soluzioni”, come dichiarato da Giuseppe Conte.
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Secondo il presidente, essere progressisti indipendenti significa perseguire il cambiamento sociale senza preclusioni ideologiche, ma con fermezza su questioni come la legalità e l’etica pubblica. Conte ha anche ribadito che le alleanze politiche non saranno un obiettivo a sé stante, ma un mezzo per raggiungere traguardi concreti, come dimostra il dialogo avviato con altre forze progressiste, tra cui il Partito Democratico di Elly Schlein.
La trasformazione del Movimento non è stata priva di tensioni. Il rapporto tra Conte e Grillo si è progressivamente deteriorato, fino a sfociare in aperte divergenze durante questa fase costituente. Grillo, attraverso un post criptico su WhatsApp che alludeva alla trasformazione del M5S da francescano a gesuita, ha espresso il suo dissenso per i cambiamenti in atto. Il riferimento simbolico alla figura di San Francesco, patrono del giorno di nascita del Movimento, sottolinea la percezione di una perdita dell’identità originaria ribelle e antisistema.
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Conte, dal canto suo, ha respinto l’accusa di aver guidato uno scontro diretto con il garante, sostenendo che il dibattito era necessario per “tracciare una nuova rotta” e coinvolgere maggiormente la base. Tuttavia, le modifiche approvate, come la possibilità di modificare il simbolo e il nome del partito, rappresentano una sfida alla visione immutabile di Grillo, consolidando l’autonomia del presidente.
Il dibattito interno al M5S ha visto l’intervento di figure di spicco come Roberto Fico, Chiara Appendino e Alessandra Todde. Proprio la governatrice della Sardegna ha sottolineato la necessità di abbandonare l’approccio antisistema del passato, invitando il Movimento a concentrarsi sul governo e sulle riforme. “Non possiamo limitarci alla testimonianza, dobbiamo governare”, ha affermato Todde evidenziando il percorso di maturazione del M5S.
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Allo stesso tempo, non sono mancate le assenze significative. Virginia Raggi, ex sindaca di Roma e fedelissima di Grillo, non ha partecipato per motivi personali, alimentando speculazioni sulle divisioni interne. Danilo Toninelli, ex ministro del primo governo Conte – un altro storico esponente vicino al fondatore – era anch’egli assente. Pezzi mancanti che hanno ulteriormente confermato le crepe nell’unità del Movimento.
Durante l’assemblea, Giuseppe Conte ha aperto a un dialogo internazionale con Sahra Wagenknecht, leader del partito tedesco BSW, definito “rossobruno” per il suo mix di posizioni socialiste e conservatrici. In un collegamento video, la Wagenknecht ha invitato Conte a Berlino per discutere di un’Europa basata sulla giustizia sociale e sulla pace, trovando il leader del M5S pronto a collaborare.
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L’incontro ha affrontato anche temi controversi come il conflitto russo-ucraino e la crisi in Medio Oriente. Conte ha ribadito la necessità di una svolta negoziale per porre fine alla guerra e ha criticato duramente il governo israeliano di Netanyahu, definendolo “criminale”. Queste dichiarazioni riflettono la volontà del Movimento di posizionarsi su un piano internazionale come forza indipendente, non allineata agli interessi dell’establishment.
La trasformazione sancita dall’Assemblea Costituente rappresenta un’opportunità per il Movimento 5 Stelle di consolidare la sua posizione nel panorama politico italiano, ma comporta anche sfide significative. L’abolizione del garante e le altre modifiche statutarie segnano una netta cesura con il passato, aprendo la strada a una leadership più autonoma e pragmatica sotto Giuseppe Conte.
Tuttavia, la frattura con Beppe Grillo e le divisioni interne sollevano dubbi sulla capacità del M5S di mantenere la sua coesione e di evitare l’erosione del consenso tra i suoi sostenitori storici. La sfida per il Movimento sarà conciliare la nuova identità politica con le aspettative di una base che, seppur cambiata, rimane legata ai valori fondanti di partecipazione e rinnovamento.
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