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L’Australia approva il divieto dei social media ai minori di 16 Anni | Polemiche e discussioni

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Stefano Benzi

Mentre nel nostro paese si continua a discutere degli effetti non positivi dei social network sulle fasce più giovani, l’Australia vara una legge rivoluzionaria che vieta ai minori di 16 anni l’accesso ai social media, con multe fino a 50 milioni di dollari per le aziende inadempienti

L’argomento social network è sempre particolarmente attuale. Soprattutto se la questione investe i giovanissimi che più di chiunque altro, nel corso degli ultimi anni, sembrano avere subito l’influenza di questi velocissimi mezzi di comunicazione.

Credits Adobe Stock Stefano Benzi (QNM)

Steve Jobs poco prima di morire rilasciò una lunga dichiarazione sui social network che a poco a poco stavano prendendo il sopravvento rispetto ai mezzi di informazione tradizionale e che qualche danno in quanto a emulazione e bullismo lo stavano già provocando.

Steve Jobs sui social

Parole in qualche modo di avvertimento quello di Jobs… “Ho sempre pensato che qualsiasi clamorosa novità avrebbe portato benefici e dei social pensavo esattamente questo, che ci avrebbero connesso di più e in qualche modo aiutato a lavorare e a progredire. Con gli anni si diventa pompieri. E questo concetto va esteso. Come in tutte le cose dipende dall’uso che ne faremo. Ho passato tutta la vita a dire alle persone che lavoravano con me a non delegare ad altri le proprie decisioni e scelte. Temo che con il tempo i social faranno proprio questo…”

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In un certo qual modo il fondatore del mondo Apple, scomparso a 56 anni nel 2011 dopo una lunga battaglia contro un tumore al pancreas, sono state di monito. A distanza di nemmeno dieci anni dalla sua morte tutto è completamente cambiato e sia il mondo della comunicazione che quello della pubblicità sono stati invasi dalle potenzialità dei social network con conseguenze in qualche caso non sempre positive.

I giovani e i social network

C’è una moltitudine di trattati e di studi su come i social media abbiano in qualche modo cambiato le regole del gioco non solo per i potenti dell’editoria ma anche per i fruitori. Eppure nonostante le avvertenze l’impressione è che l’opportunità creata dai social media sia in qualche modo sfuggita di mano.

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L’emulazione, il desiderio di un protagonismo malsano, il bullismo, il cattivo gusto, la spettacolarizzazione di fatti personali e privati, l’evidenza consegnata a fatti di violenza gratuita, la sensazione che chiunque possa diventare famoso o milionario con pochi click hanno in qualche modo tolto peso a quelli che sono valori educativi che esistono da secoli: famiglia, studio, educazione e rispetto. In tutto questo sono aumentati i suicidi tra i giovanissimi, i casi di violenza o di minacce legate proprio al messaggio dei social che dal canto loro non sembrano in alcun modo potere, o forse volere, porre un rimedio.

L’Australia vieta i social network ai minori di 16 ani

Di qui una proposta di legge rivoluzionaria che sta facendo discutere e che arriva dall’Australia.

Il Parlamento australiano ha approvato una legge che vieta ai minori di 16 anni di accedere ai social media, segnando una svolta davvero senza precedenti che presto potrebbe essere seguita a livello normativo da molti altri paesi.

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La norma, sostenuta dal primo ministro Anthony Albanese, nasce dall’intento di proteggere la salute mentale dei giovani, definendo i social media come una delle principali cause dei crescenti problemi psicologici tra gli adolescenti.

La legge è stata votata al Senato con 34 voti favorevoli e 19 contrari e prevede multe salatissime fino a 50 milioni di dollari australiani per le piattaforme che non si adeguano.

“Diamo alternative ai nostri ragazzi”

Anthony Albanese è stato molto ampio nel presentare la norma: “Non siamo qui a demonizzare niente e nessuno – ha detto il presidente del consiglio australiano – anche perché non è con le proibizioni che si matura e si cresce. Ma è un dato di fatto che le nostre fasce più giovani sono meno incentivate a rapporti sani proprio da un uso eccessivo dei social. Alcuni ragazzi ne sono letteralmente schiavi, assumendo una forma di dipendenza che sta diventando pericolosa. Quello che condanniamo non sono i ragazzi, ma le compagnie che su questo guadagnano”.

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Albanese si è poi rivolto anche alle famiglie… “Ai nostri ragazzi servono modelli, alternative, opportunità. In questo dobbiamo fare tutti molto di più. Noi come governo ma anche le famiglie stesse. Non deleghiamo a questi strumenti il tempo dei nostri ragazzi…”

Il primo ministro australiano Anthony Albanese – Credits ANSA (QNM)

Le voci contro: Amnesty International

La proposta del governo australiano si rivolge a tutti i social network. Tuttavia, la proposta non è esente da critiche.

Gruppi per i diritti umani, esperti e associazioni hanno espresso preoccupazione per l’impatto sui diritti dei minori e sulla possibile spinta verso piattaforme più pericolose come il dark web. Amnesty International, ad esempio, ha avvertito che “un divieto che isola i giovani non raggiungerà l’obiettivo del governo di migliorare le loro vite”.

Obiettivi e meccanismi della legge

Il fulcro della normativa è la protezione dei giovani, che saranno esclusi da piattaforme popolari come TikTok, Snapchat, Instagram e Facebook. Curiosamente, YouTube è stato escluso dal divieto poiché considerato educativo dal governo, come spiegato dal ministro delle Comunicazioni Michelle Rowland.

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Per garantire l’applicazione del divieto, le piattaforme dovranno sviluppare sistemi di verifica dell’età che saranno testati in un programma pilota nel 2025. Nonostante ciò, mancano dettagli concreti su come questi controlli saranno implementati, alimentando timori sulla sicurezza dei dati personali. Secondo il comitato legislativo, le aziende non potranno richiedere documenti sensibili come passaporti, ma rimane il dubbio su quali alternative saranno adottate.

L’Australia e i social: una questione controversa

Per quanto il dibattito sia estremamente intenso, gli australiani sembrano appoggiare incondizionatamente l’iniziativa del governo.

Secondo un sondaggio YouGov pubblicato pochi giorni prima della votazione, il 77% degli australiani appoggia il divieto, in crescita rispetto al 61% di agosto. Questo forte consenso riflette il desiderio di molte famiglie di proteggere i propri figli dall’uso smodato dei social media, percepiti come dannosi per la salute mentale e fisica degli adolescenti,

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Tutti i leader dei territori australiani hanno espresso sostegno, pur con qualche distinguo. C’è anche chi, come il premier della Tasmania, ha proposto di abbassare l’età del divieto a 14 anni, suggerendo però un approccio più flessibile .

In Italia la stragrande maggioranza dei ragazzi sotto i 14 anni ha un proprio telefonino – Credits Adobe Stock Stefano Benzi (QNM)

L’Australia e i social: “Una legge grossolana”

Nonostante il sostegno popolare, oltre 140 esperti hanno firmato una lettera aperta contro la legge, descrivendola come “uno strumento troppo grossolano” per affrontare i rischi legati ai social media. Tra le preoccupazioni principali emerge il pericolo che i giovani possano comunque accedere alle piattaforme, ma in modo clandestino, aumentando il rischio di esposizione a contenuti pericolosi.

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Il commissario per i diritti umani australiano ha inoltre evidenziato come il divieto possa violare i diritti dei minori, privandoli di uno spazio essenziale per la socializzazione e l’accesso alle informazioni

L’Australia e i social: le reazioni internazionali

Il caso australiano ha attirato l’attenzione internazionale, stimolando dibattiti in altri paesi, tra cui l’Italia, dove è stata avanzata una proposta simile. Nel Regno Unito, invece, un approccio più morbido impone alle piattaforme di progettare ambienti più sicuri per i giovani, senza però vietarne l’accesso.

L’imprenditore Elon Musk, proprietario di X (ex Twitter), ha criticato duramente la legge australiana, definendola un “escamotage per controllare l’accesso a internet per tutti gli australiani”.

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Musk ha avuto ripetuti scontri con il governo australiano, che quest’anno ha richiesto la rimozione di alcuni contenuti grafici ‘espliciti’ dalle piattaforme social

I tempi della legge australiana

La legge entrerà in vigore solo tra 12 mesi, dopo un periodo di sperimentazione delle tecnologie di verifica dell’età. Il governo sostiene che questa pausa consentirà di perfezionare le misure, ma molti esperti temono che l’implementazione potrebbe essere affrettata e carente.

Christopher Stone, direttore esecutivo di Suicide Prevention Australia, ha definito semplicistico l’approccio di Albanese e della sua legge: “Il governo sta correndo alla cieca verso un muro. Problemi complessi come questo richiedono una consultazione attenta, non scorciatoie”.

Stefano Benzi

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