Carlos Tavares lascia la guida di Stellantis dopo quattro anni difficili, alla base della decisioni le divergenze con il consiglio di amministrazione e la crisi del mercato automobilistico nella una difficile transizione verso il comparto elettrico; John Elkann alla guida del gruppo con un incarico a termine
Le voci sulle clamorose dimissioni di Carlos Tavares cominciano a trapelare in mattinata. Sembra una provocazione, una news per alimentare una domenica di scarso interesse giornalistico. E invece…
E invece in tarda serata arriva la conferma che assume la dirompente potenza di un terremoto. Tavares si è dimesso sul serio e le sue dimissioni dalla carica di amministratore delegato di Stellantis sono subito accettate dal gruppo.
Le dimissioni di Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, sorprendono molti. Ma non alcuni analisti che avevano intercettato non pochi motivi di tensione emerse tra il manager e gli azionisti del gruppo nel corso delle ultime settimane.
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Il Consiglio di Amministrazione, guidato da John Elkann, ha accettato la decisione, sottolineando che il processo per la nomina di un nuovo CEO è già in corso. Si apre una fase ad interim: la gestione operativa viene affidata a un comitato guidato dallo stesso Elkann. Ma l’obiettivo è quello di individuare un successore entro la metà del 2025, lasciando nel frattempo
A dare una motivazione a quanto accaduto nello spazio di poche ore è Henri de Castries, Senior Independent Director di Stellantis, ha spiegato il contesto della decisione: “Il successo di Stellantis sin dalla sua creazione si è basato su un perfetto allineamento tra gli azionisti di riferimento, il Consiglio e il CEO. Tuttavia, nelle ultime settimane sono emerse vedute differenti che hanno portato alla decisione di oggi”.
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Le divergenze tra Tavares e il board riguardano strategie a lungo termine, in particolare sulla transizione verso l’elettrico e le politiche industriali in Italia. La guida del manager portoghese è stata oggetto di critiche per la gestione delle sfide del mercato e per i rapporti spesso estremamente tesi con la politica e i sindacati italiani.
Tavares è stato una figura chiave nella creazione di Stellantis, il colosso nato dalla fusione tra FCA (Fiat) e PSA (Peugeot) formalizzata nel 2021. Un’operazione, definita storica che ha visto l’unione di due colossi industriali uniti da una visione condivisa. John Elkann aveva descritto la fusione con entusiasmo: “Due realtà che si alleano per costruire qualcosa di unico offrendo ai propri clienti veicoli e servizi per la mobilità originali, sicuri, pratici, innovativi e sostenibili”.
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Tavares, noto per il suo approccio rigido e la fama di implacabile tagliatore di costi, aveva garantito che il gruppo non avrebbe chiuso stabilimenti e che le sinergie avrebbero rafforzato la sostenibilità aziendale: “Le sinergie non metteranno a repentaglio i posti di lavoro, ma anzi agiscono come uno scudo e permettono di tutelarli”.
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Una visione che si è ben presto scontrata con la dura realtà del mercato globale. Negli ultimi quattro anni, Stellantis ha dovuto affrontare una serie di crisi, tra cui il calo delle vendite, la pressione per la transizione ecologica e le difficoltà produttive legate alla pandemia e alla carenza di semiconduttori.
Il terzo trimestre del 2024 ha messo in evidenza le difficoltà del gruppo: un calo del 27% nei ricavi, passati da 45 a 33 miliardi di euro. Le vendite sono crollate del 20%, con riduzioni significative in Europa (-17%) e Nord America (-36%). Le consegne sono scese considerevolmente di oltre 270mila veicoli in un anno.
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La risposta di Tavares alle domande di sindacati e politica era stata polemica: “Non sono un mago, sono un essere umano come voi”. Ma la sua gestione della transizione elettrica è stata oggetto di critiche, con molti osservatori che hanno sottolineato il ritardo del gruppo nell’adattarsi alle nuove richieste del mercato. Una frase in particolare, quella con la quale Tavares aveva chiesto l’ennesimo aiuto al governo, aveva scatenato fortissime polemiche.
È stato il momento in cui la gestione di Tavares ha cominciato a mostrare le sue insicurezze: “Le auto elettriche costano troppo e gli incentivi sono insufficienti. In compenso, anche se il mercato non le richiede, le case europee devono produrre ugualmente auto elettriche per evitare multe pesantissime” aveva dichiarato il manager entrando in aperta polemica con il governo e i sindacati. Per una volta d’accordo nel criticarlo in modo pesantissimo.
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Tavares per altro si è negato di fronte all’invito di presenziare a un dialogo aperto in parlamento. E qui forse è cominciata a farsi strada la consapevolezza da parte del Manager di farsi da parte.
I sindacati hanno criticato l’amministratore delegato per il mancato rispetto degli impegni sul volume produttivo e sulla tutela dell’occupazione. E lo hanno attaccato anche dopo l’annuncio: “Dopo le dimissioni di Tavares ci aspettiamo nel tempo più breve possibile un nuovo management che dia discontinuità rispetto al passato”, ha dichiarato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm.
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La politica italiana non è rimasta in silenzio. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ha sottolineato l’urgenza di un confronto pubblico: “Era ora che Tavares se ne andasse. Diventa quindi ancora più importante che John Elkann si presenti al più presto in Parlamento per riferire sul futuro di Stellantis”.
Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha aggiunto: “Va via un manager, ma resta sul tavolo l’enorme preoccupazione per il futuro degli stabilimenti, dell’indotto, di tanti lavoratori alle prese con stop, commesse che saltano, cassa integrazione”.
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Anche Carlo Calenda ha attaccato la gestione Tavares, definendolo “il sostenitore della teoria darwiniana. Anche se lui la applicava solo a danno dei lavoratori”.
John Elkann, che guiderà il Comitato Esecutivo ad interim, ha ribadito il suo impegno a garantire la stabilità del gruppo: “Intendo mettermi subito al lavoro con il nostro nuovo Comitato esecutivo ad interim, con il supporto di tutti i nostri colleghi di Stellantis, mentre completiamo il processo di nomina del nuovo CEO”.
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Il futuro di Stellantis dipenderà dalla capacità del gruppo di affrontare le sfide della transizione ecologica e di rilanciare il mercato europeo e americano. La nomina del prossimo CEO sarà cruciale per definire la direzione strategica e rispondere alle richieste di politica e sindacati.
“Ora diventa fondamentale individuare rapidamente un nuovo amministratore delegato che possa rispondere positivamente alle istanze da noi poste”, ha concluso Ferdinando Uliano della Fim-Cisl.
Carlos Tavares lascia la massima carica di Stellantis con molte domande ancora sul tavolo. Ma con una soddisfazione non da poco, che puntualmente gli è stata rinfacciata da sindaci e politica. Nei quattro anni di incarico è stato il manager italiano più pagato in senso assoluto. Nel 2023 ha chiuso con un onorario di quasi 24 milioni di euro. Lordi…
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