Paolo Pillitteri, ex sindaco socialista di Milano per sei anni, dal 1986 al 1992, è morto ieri nel giorno del suo 84esimo compleanno. Figura chiave della politica e della cultura milanese, lascia un segno indelebile nella storia della città
Una vita dedicata alla politica che è culminata con sei anni da primo cittadino di Milano, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Gli anni che hanno contraddistinto uno sviluppo innegabile per il capoluogo ma anche l’epoca immediatamente precedente a Mani Pulite, inchiesta che finì per travolgere quelle amministrazioni, compresa quella presieduta da Pillitteri.
Pillitteri, figura centrale della politica milanese e nazionale, si è spento ieri, 5 dicembre, nel giorno del suo 84esimo compleanno. La notizia è stata ufficializzata dal figlio Stefano attraverso i social.
La morte di Paolo Pillitteri
I post scritti dal figlio e dedicati alla scomparsa di Pillitteri, che hanno raccolto moltissimi commenti alcuni dei quali anche estremamente illustri, hanno tracciato il percorso politico di un uomo che ha vissuto un’esistenza intensa, sia per le numerose gioie che per le non poche difficoltà.
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Nato il 5 dicembre 1939, Pillitteri è stato sindaco di Milano dal 1986 al 1992, in uno dei periodi più significativi per la città. Il suo mandato ha coinciso con la trasformazione di Milano in una metropoli moderna, caratterizzata da un intensissimo fermento culturale, ma anche da una notevole crescita economica e residenziale. Nascono i nuovi complessi, i quartieri del centro cominciano a prendere forma insieme alle linee della metropolitana – più estese e più lunghe – e a una vita notturna rutilante che aveva portato al mito della Milano da bere.
Una carriera tra politica e cultura
Paolo Pillitteri non era solo un politico, ma anche un intellettuale appassionato. Laureato in Lettere, ha intrapreso la carriera giornalistica come critico cinematografico, una passione che ha coltivato per tutta la vita. La sua passione per la cultura lo ha portato a collaborare con testate importanti come Avanti! e a ricoprire il ruolo di condirettore del quotidiano L’Opinione delle libertà.
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È stato anche docente di Storia del Cinema all’Università IULM, dimostrando il suo impegno nel trasmettere alle nuove generazioni la passione per il sapere e l’arte.
Pillitteri, da assessore a Sindaco
La cultura è il suo biglietto da visita anche all’inizio della sua attività politica. Quando viene nominato proprio assessore alla cultura del comune di Milano nel 1970, Pillitteri introduce a Milano eventi innovativi, come la celebre performance dell’artista Christo, che “impacchettò” il monumento di Piazza del Duomo. Questo episodio testimonia la sua capacità di vedere oltre il presente, trasformando Milano in una capitale culturale europea.
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Contestualmente in anni non facili Milano comincia a imporsi nel settore delle arti figurative, della comunicazione ma soprattutto della moda ospitando eventi di importanza sempre più rilevante e salendo al centro della cronaca per una frequentazione illustre e in vista che pongono il capoluogo al centro dell’attenzione internazionale al pari di Londra, Berlino e Parigi. Sono gli anni in cui moltissime star della musica e della moda scelgono di venire a vivere a Milano contribuendo a creare l’immagine di una vivacità che culminava tra salotti, locali ed eventi.
Sindaco di Milano: un mandato tra luci e ombre
La nomina a sindaco nel dicembre 1986 rappresentò il culmine della carriera politica di Paolo Pillitteri. Esponente di punta del PSI, Pillitteri vive nel bene e nel male anche la massima esposizione del partito socialista guidato da Bettino Craxi, che diventa decisivo negli equilibri politici del paese – con il cosiddetto pentapartito, e nelle amministrazioni locali.
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Durante il suo mandato, Milano visse una stagione di cambiamenti significativi. La città la Milano da bere si impone al centro di un boom economico e culturale che ne ridefinisce l’identità. Pillitteri cerca di bilanciare le esigenze di sviluppo con l’attenzione ai bisogni dei cittadini più vulnerabili, affrontando le prime ondate migratorie e le sfide sociali connesse.
Le inchieste e la condanna
Nel 1987, dopo lo scandalo delle Aree d’Oro che è di fatto un annuncio di quella che di lì a poco sarebbe diventata Tangentopoli, Pillitteri tenta di avviare le trattative diuna coalizione di sinistra. Na mel nel 1992 l’inchiesta Mani Pulite azzera tutto. Pillitteri riceve un avviso di garanzia per il reato di ricettazione, relativo alla presunta ricezione di 500 milioni di lire.
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La condanna definitiva arriva nel 1996, quando la corte d’appello lo riconobbe colpevole e lo condannò a due anni e sei mesi. Un episodio che rappresenta uno spartiacque nella sua vita, portandolo ad abbandonare definitivamente la politica attiva.
Una figura al centro della Prima Repubblica
Paolo Pillitteri è stato un protagonista assoluto della cosiddetta Prima Repubblica, un periodo storico segnato da grandi trasformazioni ma anche da scandali e crisi istituzionali. Durante la sua carriera politica, è stato deputato per il Partito Socialista Italiano nella IX e XI legislatura, ricoprendo incarichi di grande responsabilità. Il suo legame con Bettino Craxi, di cui era cognato, ha caratterizzato molte delle sue scelte politiche, ma Pillitteri ha sempre cercato di affermarsi come una figura indipendente e autonoma.
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Nonostante le vicende giudiziarie e le controversie che lo hanno accompagnato, molti ricordano il suo impegno per la città di Milano e il suo desiderio di innovare, tanto in politica quanto nella cultura. Come sindaco, Pillitteri ha cercato di rendere Milano una città all’avanguardia, capace di accogliere il cambiamento senza dimenticare le proprie radici.
Reazioni alla scomparsa di Pillitteri: il cordoglio della città
La notizia della morte di Paolo Pillitteri ha suscitato un’ondata di commozione e cordoglio. Numerosi esponenti politici e istituzionali hanno espresso il loro dispiacere, sottolineando il ruolo che Pillitteri ha avuto nella storia di Milano.
Il sindaco attuale, Beppe Sala, ha dichiarato: “Siamo pronti ad attivarci per un ricordo pubblico dell’ex sindaco di Milano. Pillitteri ha dato tanto alla nostra città e il suo impegno resterà nella memoria di tutti”.
Letizia Moratti, che lo avrebbe seguito a Palazzo Marino qualche anno dopo, ha ricordato l’ex sindaco con parole di stima: “La sua è stata una vita dedicata alla città, caratterizzata da una grande passione e competenza. La sua scomparsa è una grave perdita”.
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Anche Giuliano Pisapia, sindaco di Milano dal 2011 al 2016, ha voluto esprimere il proprio cordoglio, sottolineando l’amore che Pillitteri nutriva per Milano e il suo impegno per i più deboli.
Le parole di Bobo Craxi, nipote di Pillitteri, rivelano il lato umano dell’ex sindaco: “Non difettò mai di ironia, neanche nei momenti più bui. È stata una persona profondamente intelligente, capace di capire i suoi tempi e di interpretarli, sensibile e acuto…”
La camera ardente e l’ultimo saluto della città
La camera ardente sarà allestita lunedì 9 dicembre presso Palazzo Marino, nella Sala dell’Urbanistica, dalle 9 alle 16. La città avrà così modo di salutare una figura che ha segnato un’epoca particolarmente felice di Milano. Durante il Consiglio Comunale del 5 dicembre, è stato osservato un minuto di silenzio in onore dell’ex sindaco, seguito da un applauso che ha testimoniato l’affetto e il rispetto della città da parte di tutte le forze politiche.
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Elena Buscemi, presidente del Consiglio Comunale, annunciando la sua scomparsa ha detto… “Pillitteri è stato un riformista protagonista della Prima Repubblica. Il suo contributo alla storia di Milano resterà nella memoria collettiva”.
L’eredità di Paolo Pillitteri
Nonostante le difficoltà e le controversie che hanno segnato la sua vita soprattutto nel corso della sua ultima esperienza istituzionale, Paolo Pillitteri lascia un’eredità significativa. La sua visione riformista, il suo impegno per la cultura e il suo amore per Milano resteranno un esempio per le generazioni future. Figura complessa e affascinante, Pillitteri ha incarnato le contraddizioni di un’epoca, ma anche il desiderio di costruire un futuro migliore per la città che tanto amava.