Better Man, diretto da Michael Gracey, esplora la vita di Robbie Williams con una narrazione innovativa e visivamente molto sorprendente, quasi spiazzante, un biopic diverso da tutti gli altri.
Partiamo dalla prima sensazione che esplode quando il film si conclude. Non era quello che ci si aspettava.
Abituati ai biopic musicali, una vera e propria moda che sta facendo cassetta in questi ultimi anni, non ti aspetti di vedere un film del genere dove la superstar non è né il protagonista, in carne e ossa, né un attore. Ma una scimmia. Elaborata con l’intelligenza artificiale in modo davvero notevole.
Better Man, Robbie Williams come non te lo aspetti
Una scelta completamente diversa e divisiva rispetto a Bohemian Rhapsody (Queen), Elvis, piuttosto che Rocketman (Elton John), al meraviglioso Man in Black (Johnny Cash) o al controverso The Dirt (Motley Crue).
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Il pubblico esce dal cinema e non sa se la cosa gli sia piaciuta o meno. Forse ci deve riflettere a mente un pochino più fredda e lucida. Perché come in tutti i buoni film che si rispettino, anche Better Man il suo effetto lo lascia retard…. A lungo termine, come i farmaci più efficaci,
Un nuovo sguardo sulla vita di Robbie Williams
Presentato in anteprima a Roma e nelle sale italiane venerdì sera, il film sarà in programmazione in Italia solo dal 1 gennaio. Better Man è indubbiamente un biopic spiazzante, destinato a ridefinire le regole del genere. Diretto da Michael Gracey, già noto per The Greatest Showman, il film si distingue per un approccio anticonvenzionale. Robbie Williams non è rappresentato come un’icona irraggiungibile, ma attraverso il modo in cui lui stesso si vede. Una scimmia non evoluta… come rivelerà alla fine del film.
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Nel corso della pellicola, la popstar si mostra con una metafora visiva che incarna il senso di inadeguatezza e insicurezza che ha caratterizzato gran parte della sua vita. Fin dalla scuola.
Robbie Williams, da inadeguato a Better Man
La trama di Better Man si snoda tra le tappe della straordinaria carriera di Robbie Williams. Dai suoi esordi come membro dei Take That alla trasformazione in uno degli artisti più celebri del mondo. Ma la pellicola non è solo una celebrazione del successo: il film esplora soprattutto i tormenti interiori, le cadute e le rinascite che hanno segnato l’esistenza dell’artista. E tocca tutti gli argomenti più crudi e difficili: la dipendenza da droghe e alcol, la depressione, un tentato suicidio, un rapporto tormentatissimo con genitori, amici, colleghi e soprattutto le donne.
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Su tutte Nicole Appleton, la splendida cantante delle All Saints che aveva perso la testa per lui e che sembrava essere l’unica in grado di calmarne i tormenti e portarlo a casa. Anche questa storia finirà malissimo. In uno dei fatti più controversi che evidentemente Robbie conferma con la sua pellicola più importante, Nicole resta incinta. E lui le chiede di abortire perché un figlio avrebbe frenato la sua carriera… Si lasceranno. Molto male… e lei sceglierà la nemesi di Robbie, Noel Gallagher degli Oasis… finendo per rendere insostenibili le pressioni dei media ma soprattutto quella sensazione di inadeguatezza cui il film fa riferimento dall’inizio alla fine.
Da Robert a Robbie Williams
Andando per ordine… Better Man inizia nella cittadina inglese di Stoke-on-Trent, negli anni ’80, quando il giovane Robert Williams, un ragazzino bullizzato, cresce con un padre affascinato dal mondo dello spettacolo. Il padre ha velleità di attore: ma di fatto è un cantante da pub. Presenta concorsi di karaoke e imita in modo un po’ goffo i suoi dei: Sinatra, Elvis e Dean Martin.
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L’influenza paterna sarà centrale nella formazione di Robbie: il suo talento viene nutrito dai sogni e dalle ambizioni ereditate, ma anche dalle profonde ferite emotive lasciate dall’abbandono del padre.
I Take That
A soli 16 anni, la vita di Robbie cambia radicalmente con l’ingresso nei Take That, la boy band che lo catapulta al successo internazionale. Tuttavia, questa ascesa si rivela anche un inferno personale. Le pressioni della fama, la lotta contro la depressione e le dipendenze lo conducono a una crisi profonda che culmina con l’abbandono del gruppo.
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Ma Robbie non si arrende. In un turbinio di distrazioni, tra un coma etilico e due overdose che quasi lo ammazzano, trova in Guy Chambers, il produttore che cambierà il corso della sua carriera e la sua stessa vita. Le parole, maniacalmente accatastate in un quadernetto che rielaborano le sue insicurezze, diventano canzoni, con testi tra i più forti e intensi degli ultimi anni.
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La depressione diventa cura, e l’inadeguatezza diventa pop. Nascono Feel, Strong, Something Beautiful e l’ex ragazzo inadeguato si trasforma in una delle più grandi popstar del suo tempo. Con il tempo arriveranno anche la pace con se stesso e con gli altri ma anche una disintossicazione lacrime e sangue. Tre mesi in casa di cura. Per uscire un po’ meno inadeguato ma soprattutto pronto a fare i conti con tutti i propri fantasmi.
Un biopic anticonvenzionale: musica, poesia e innovazione visiva
Ciò che rende Better Man unico è l’approccio creativo e audace di Michael Gracey. Il film mescola generi e stili, passando dal musical al live action, dall’animazione all’opera rock. Ogni scena è un’esperienza visiva che utilizza la computer grafica e la performance capture per portare sullo schermo una narrazione altamente cinematografica.
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Le canzoni di Robbie Williams non appaiono in ordine cronologico, ma vengono inserite seguendo il mood e le emozioni di ciascuna scena. Ad esempio, Feel accompagna una coreografia molto spettacolare così come Rock DJ. Mentre Angels è associata alla perdita della nonna, Beth, una figura fondamentale nella vita dell’artista.
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È a lei che Robbie dedica una delle scene più belle del film, quando fuori da incubi e tormenti e droghe, porta un televisore sulla tomba della donna per vedere con lei i film di Sinatra. Una cosa che Robbie fece davvero, qualche giorno dopo la sepoltura dell’adorata nonna Beth. Per poi farsi tatuare dietro l’orecchio sinistro una grande B, l’iniziale di sua nonna.
Il simbolismo della scimmia: la lotta interiore di Robbie
Uno degli elementi più originali ma anche divisivi di Better Man è la scelta di rappresentare Robbie come una scimmia. Questa metafora, apparentemente strana, è invece profondamente significativa: la scimmia incarna il senso di inferiorità e vulnerabilità che ha accompagnato l’artista per tutta la vita. Come spiega Robbie nel film, si è sempre sentito “meno evoluto” rispetto agli altri, un sentimento che lo ha spinto a superare continuamente i propri limiti.
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Questa immagine simbolica diventa il filo conduttore della narrazione, conferendo al film una dimensione poetica e universale. La scimmia diventa il simbolo di un uomo che, pur sentendosi diverso e inadeguato, riesce a raggiungere il successo grazie alla sua forza interiore e alla capacità di guardare in faccia i propri demoni.
Robbie Willims in Better Man, musica e rinascita
La musica è il cuore pulsante di Better Man. Le grandi hit di Robbie Williams, da Rock DJ a Let Me Entertain You, non sono semplici accompagnamenti, ma diventano veri e propri strumenti narrativi con arrangiamenti non originali e del tutto innovativi.
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Anche il titolo del film, Better Man, è tratto da una delle canzoni più intime di Robbie Williams, utilizzata nel momento più drammatico della pellicola, quando l’artista affronta pensieri suicidi e il difficile percorso di riabilitazione.
Il dietro le quinte: la visione di Michael Gracey
Michael Gracey ha portato la sua visione audace e innovativa in Better Man, creando un film che va oltre il semplice biopic. Conosciuto per la sua abilità nel trasformare storie in spettacoli visivi, il regista ha sfruttato appieno le tecnologie moderne per dare vita a una narrazione che è al tempo stesso onirica e profondamente reale.
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Le scene dei concerti, in particolare quello da record del festival di Knebworth ricreate con una precisione impressionante, offrono allo spettatore l’esperienza di essere nel cuore di un’esibizione live. Anche se al centro del palco c’è una scimmia che al culmine dello show si ritrova a combattere contro le molte versione di sé, Molte le sequenze oniriche che portano Robbie a confrontarsi con i suoi demoni interiori aggiungendo una dimensione psicologica e poetica che eleva il film a un livello superiore.
Robbie Williams e Better Man: punti deboli
I punti deboli. Chi si aspettava di vedere in Better Man un documentario su concerti, dischi e tante immagini di Robbie Williams, resterà forse deluso. Certamente spiazzato. La scimmia toglie quella comunicazione che è il punto di forza di Robbie, il suo volto, e in questo il film perde forse qualcosa. Ma di fatto Better Man è un gran film, con forse un po’ troppa autocelebrazione compensata da momenti estremamente commoventi.