La fuga di Bashar al-Assad e la caduta del suo regime segnano un momento cruciale nella storia della Siria, i ribelli hanno preso il controllo di Damasco, inaugurando una nuova era per il Paese dopo decenni di autoritarismo.
Ore 3.30 del mattino. I ribelli jihadisti fanno il loro ingresso a Damasco e annunciano la caduta del regime di Bashar al-Assad, fuggito dalla Siria.
La caduta del suo regime rappresenta un evento epocale per il Medio Oriente. Dopo settimane di avanzate lampo e combattimenti molto cruenti le forze ribelli hanno preso il controllo della capitale Damasco, portando alla fine di una dinastia familiare che ha governato il Paese per oltre cinque decenni.
Siria e Assad, fine della dittatura
Fonti del governo siriano hanno confermato che Assad avrebbe lasciato Damasco poco dopo la mezzanotte mattina, volando verso una destinazione sconosciuta. Secondo il Syrian Observatory for Human Rights, il presidente avrebbe abbandonato il Paese a bordo di un aereo militare poco prima dell’arrivo dei ribelli nella capitale. Pare sia in una base russa e con ogni probabilità chiederà asilo politico al suo grande alleato, Vladimir Putin.
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La notizia ha generato reazioni contrastanti a livello internazionale, con alcuni Paesi che hanno accolto positivamente la caduta di un regime autoritario, mentre altri temono le implicazioni che un vuoto di potere in una regione già estremamente instabile potrebbe implicare.
Damasco in mano ai ribelli
Con la conquista di Damasco, i ribelli hanno dichiarato ufficialmente la caduta del regime di Assad. Migliaia di cittadini si sono riversati nelle strade, celebrando quello che hanno definito “l’inizio della libertà”. Le immagini di Umayyad Square piena di persone che cantavano “Libertà!” rappresentano un simbolo di speranza per un Paese devastato dalla guerra civile e da decenni di dittatura estremamente autoritaria e violenta.
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La caduta di Damasco è avvenuta in modo sorprendentemente rapido, segno del collasso delle forze governative. Il comandante ribelle Hassan Abdul-Ghani ha descritto l’operazione come “la fase finale di un’offensiva pianificata con precisione”.
In strada centinaia e centinaia di abitanti che hanno festeggiato per le strade in un clima di celebrazione: “Non abbiamo mai pensato che avremmo visto questo giorno. La paura che abbiamo vissuto per anni si è trasformata in speranza…” dice un ragazzo con un fucile automatico in pugno.
La caduta di Assad e il contesto geopolitico
La fine del regime di Assad ha implicazioni significative non solo per la Siria, ma per l’intero Medio Oriente. Russia e Iran, i principali alleati del presidente deposto, con la caduta di Assad subiscono senza dubbio un durissimo colpo geopolitico. La guerra in Ucraina ha limitato la capacità di Mosca di sostenere militarmente il regime siriano, mentre le forze iraniane, indebolite dai continui attacchi israeliani, hanno ridotto la loro presenza in Siria.
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L’instabilità in Siria ha inoltre sollevato preoccupazioni per la sicurezza dei confini israeliani. In risposta agli sviluppi, Israele ha rafforzato la sua posizione militare nelle aree di confine. Il giornale Maariv ha riferito che carri armati israeliani hanno attraversato il confine per la prima volta dal 1974, un’azione che sottolinea la crescente tensione regionale.
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La situazione ha catturato anche l’attenzione delle Nazioni Unite, con il Segretario Generale António Guterres che è intervenuto più volte sulla questione: “Si tratta di una crisi pesantissima che ha profonde implicazioni a livello globale, in quest momento è fondamentale che tutte le parti coinvolte rispettino il diritto internazionale e lavorino verso una soluzione politica che sia pacifica e duratura tutelando profughi e civili, le vere vittime di questo conflitto.”
Il ruolo dei ribelli nella nuova Siria
Le forze ribelli, guidate principalmente da Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e dal Syrian National Army, hanno giocato un ruolo cruciale nell’avanzata su Damasco. La loro conquista della città di Homs pochi giorni fa ha tagliato i collegamenti tra la capitale e le roccaforti lealiste sulla costa, segnando una svolta decisiva nel conflitto.
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Abu Mohammed al-Julani, leader di HTS, ha dichiarato alla CNN i prossimi passi dopo la vittoria e la riconquista della capitale: “Il nostro obiettivo è costruire una Siria libera che appartenga a tutti i suoi cittadini, indipendentemente dalla loro etnia o religione.”
L’impatto sulla popolazione e il futuro del Paese
Mentre la caduta di Assad rappresenta una vittoria per i ribelli, il conflitto ha avuto un costo umano devastante. Migliaia di persone sono state costrette a lasciare le loro case nelle ultime settimane, la guerra ha distrutto infrastrutture vitali in tutto il Paese.
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Secondo le stime dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), oltre 500.000 persone sono fuggite dalla regione di Damasco negli ultimi giorni. Campi profughi improvvisati sono sorti ai confini con il Libano e la Giordania, dove le condizioni rimangono estremamente precarie.
La comunità internazionale ha chiesto un’azione immediata per fornire aiuti umanitari. Il Qatar, durante il Doha Forum, ha espresso il suo impegno a sostenere un processo politico basato sulla risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
La reazione internazionale: timori e speranze
La caduta del regime ha suscitato reazioni contrastanti tra i leader mondiali. Mentre molti celebrano la fine di una dittatura, altri temono che la Siria possa diventare un terreno fertile per gruppi estremisti come l’ISIS.
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Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha dichiarato durante il Reagan National Defense Forum: “Non interverremo militarmente nella guerra civile siriana. La nostra priorità è proteggere la sicurezza nazionale americana e prevenire il ritorno di gruppi terroristici come l’ISIS.”
Donald Trump, il presidente americano eletto, a Parigi per la inaugurazione del restauro di Notre Dame, ha twittato in mattinata… “Assad is gone”.
Le prossime sfide per la Siria post-Assad
La caduta del regime di Assad non segna certo la fine delle difficoltà per la Siria. Il Paese si trova di fronte a sfide enormi, tra cui la ricostruzione delle infrastrutture, la gestione dei territori liberati e la creazione di un governo inclusivo.
Mazloum Abdi, comandante delle Syrian Democratic Forces, ha sottolineato un aspetto fondamentale. Quello della ricostruzione: “Questo è un momento storico per la Siria. Abbiamo l’opportunità di costruire un Paese democratico che garantisca i diritti di tutti i cittadini. Ma il cammino sarà lungo e difficile.”
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Un’ulteriore sfida sarà rappresentata dalla riconciliazione tra le diverse fazioni, politiche ma anche religiose, che hanno combattuto nel conflitto. Analisti politici avvertono che senza un processo inclusivo, il Paese rischia di rimanere intrappolato in un ciclo di instabilità.
ll dopo Assad, una nuova era per la Siria
La fuga di Bashar al-Assad e la caduta del suo regime rappresentano un punto di svolta nella storia moderna della Siria. Mentre il Paese si prepara ad affrontare una transizione complessa, la speranza è che questa nuova era porti pace, giustizia e prosperità a una nazione che ha sofferto troppo a lungo che a poco a poco sta richiamando le decine di migliaia di profughi che da tempo hanno abbandonato il paese.