Il rapporto Censis 2024 fotografa un’Italia in crisi piena culturale tra ignoranza diffusa, declino delle materie umanistiche e un sistema scolastico inadeguato
Il rapporto Censis 2024, presentato in questi giorni a Roma, dipinge un quadro preoccupante della situazione culturale italiana. L’ignoranza diffusa, l’abbandono delle materie umanistiche e un sistema scolastico sempre meno efficace emergono come segni di un declino che investe l’intera società.
I dati sono molto preoccupanti, soprattutto se si analizza la base dei ragazzi più giovani, in piena età scolare, sempre più pigri, sedentari, dipendenti dai social e interessati pochissimo a crearsi spazi di interesse personale.
Secondo i dati del rapporto Censis almeno il 50% degli italiani non riesce a collocare correttamente nel tempo eventi fondamentali come la Rivoluzione Francese, mentre il 42% non sa in che anno sia avvenuto lo sbarco sulla Luna.
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Non va meglio sul fronte della conoscenza letteraria: per il 41% degli intervistati L’Infinito è stato scritto da Gabriele D’Annunzio, mentre il 18% attribuisce I Promessi Sposi a Giovanni Pascoli. Anche Dante Alighieri subisce una sorta di smarrimento culturale: il 6% degli italiani non è sicuro che sia lui l’autore della Divina Commedia. Questi dati, uniti a una generale mancanza di consapevolezza storica e artistica, mostrano una vera e propria emergenza culturale.
Il Censis, acronimo di Centro Studi Investimenti Sociali, è un ente di ricerca fondato nel 1964, che rappresenta una delle principali fonti di analisi della società italiana. Attraverso i suoi rapporti annuali, il Censis esplora temi cruciali come il lavoro, l’istruzione, la sanità e il benessere sociale, fornendo un quadro dettagliato e approfondito delle trasformazioni che investono il Paese.
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Il rapporto annuale del Censis, giunto alla sua 58esima edizione, si è affermato come uno strumento fondamentale per comprendere le tendenze sociali ed economiche italiane. In particolare, la sezione dedicata alla cultura e istruzione del rapporto 2024 mette in luce dati allarmanti sull’ignoranza diffusa, frutto di decenni di disinvestimento nel sistema educativo e nel patrimonio culturale nazionale.
Le carenze culturali fotografate dal Censis sono spesso legate a conoscenze che dovrebbero essere apprese durante la scuola dell’obbligo. Per esempio, il 30% degli italiani non conosce l’anno dell’Unità d’Italia, mentre il 13% ignora il significato della Guerra Fredda. Questi dati evidenziano una profonda difficoltà nell’acquisizione di nozioni di base che dovrebbero far parte del bagaglio culturale comune.
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Non sorprende che anche l’arte e la musica siano vittime di questo declino. Il 35% degli intervistati attribuisce l’inno nazionale a Giuseppe Verdi, mentre il 32% crede che la Cappella Sistina possa essere stata affrescata da Giotto o Leonardo da Vinci, non riconoscendo il lavoro di Michelangelo. Questa confusione dimostra come il rapporto con il patrimonio artistico italiano sia sempre più superficiale.
Le responsabilità di questo declino culturale non possono che essere attribuite a un sistema scolastico evidentemente incapace di trasmettere conoscenze di qualità. Secondo il rapporto, il 55% dei giovani non conosce la figura di Giuseppe Mazzini, mentre il 43.5% dei diplomati fatica a comprendere testi scritti in italiano. Non sanno rielaborarli, né sintetizzarli: molte volte semplicemente non ne capiscono il senso.
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Questo problema è ancora più grave negli istituti professionali, dove la percentuale di incomprensione di testi anche molto elementari sale all’80%.
Una delle caratteristiche che emerge sotto l’aspetto dell’approccio dei giovanissimi alle scuole è la loro fretta. Se non capiscono una cosa la abbandonano. Si appoggiano alle chat per la soluzione di compiti e problemi e non hanno il minimo interesse né un pochino di curiosità per materie che molto spesso alle superiori loro stessi hanno scelto.
Negli ultimi trent’anni, le politiche educative hanno progressivamente ridotto l’importanza delle materie umanistiche, privilegiando un approccio pratico ed esecutivo.
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La quadriennalizzazione dei licei e l’alternanza scuola-lavoro sono esempi di interventi che hanno ulteriormente compromesso la formazione culturale degli studenti. Come sottolinea il rapporto, questa deriva ha contribuito a un vero e proprio tradimento dell’umanesimo, che un tempo rappresentava uno dei pilastri della società italiana.
L’impoverimento culturale si lega anche alla diffusione di stereotipi e pregiudizi. Secondo il Censis, il 15% degli italiani crede ancora che l’omosessualità sia una patologia, mentre il 13% ritiene che l’intelligenza dipenda dall’etnia. Questi dati non solo evidenziano un ritorno a una subcultura arcaica e razzista, ma mostrano anche come l’ignoranza possa alimentare discriminazioni e visioni distorte della realtà.
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L’influenza di questi atteggiamenti si riflette anche nelle scelte politiche e sociali del Paese, che sembra orientarsi sempre più verso posizioni estreme. Questo è il risultato di anni di abbandono del patrimonio culturale e di un sistema educativo incapace di formare cittadini consapevoli.
Il rapporto tra i giovanissimi e i social media rappresenta una delle sfide più complesse del nostro tempo. Secondo il Censis, l’uso intensivo delle piattaforme social da parte dei ragazzi contribuisce alla diffusione di modelli comportamentali spesso inadeguati e diseducativi. Influencer e contenuti virali propongono stili di vita improntati su consumismo, estetica estrema e successo immediato, allontanando i giovani da valori fondamentali come l’impegno, la cultura e la solidarietà.
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Questa dipendenza dai social non solo alimenta l’ansia da confronto sociale, ma riduce anche il tempo dedicato alla lettura, allo studio e al confronto critico con la realtà. Il fenomeno evidenzia l’urgenza di un’educazione digitale consapevole, capace di guidare i ragazzi verso un uso più responsabile delle tecnologie e una visione più equilibrata della realtà.
Il rapporto Censis evidenzia come la famiglia, tradizionalmente il cuore del tessuto sociale italiano, stia vivendo una profonda crisi. La denatalità, il crescente numero di separazioni e divorzi, e l’incertezza economica minano la stabilità di questo fondamentale pilastro della società. Sempre più coppie rinunciano a mettere su famiglia a causa di stipendi bassi, precarietà lavorativa e mancanza di adeguate politiche di supporto.
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A questa situazione si aggiunge una trasformazione culturale che vede la famiglia perdere il suo ruolo educativo primario. Il tempo dedicato ai figli si riduce, spesso sostituito dall’influenza dei social media e dalla digitalizzazione della vita quotidiana, rendendo più difficile trasmettere valori e tradizioni. Questo fenomeno non solo riflette un cambiamento sociale, ma contribuisce a una frammentazione che indebolisce ulteriormente il tessuto comunitario.
Il rapporto Censis sottolinea anche un preoccupante disinteresse verso lo sport, che viene percepito sempre meno come un’alternativa educativa e formativa per i giovani. L’attività fisica, un tempo pilastro dello sviluppo personale e della socializzazione, è oggi in netto calo. La mancanza di strutture adeguate, il costo crescente delle discipline sportive e l’influenza di stili di vita sedentari hanno contribuito a questa tendenza.
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Secondo il rapporto, il 60% degli italiani pratica attività fisica in modo sporadico o per nulla, con una particolare incidenza tra i giovanissimi, sempre più attratti dalla tecnologia e meno inclini al movimento. Questo fenomeno non solo mette a rischio la salute fisica, ma priva i giovani di valori fondamentali come la disciplina, il rispetto delle regole e lo spirito di squadra, aggravando ulteriormente il quadro generale di crisi educativa e culturale.
Il rapporto Censis 2024 lancia un allarme chiaro: l’Italia sta affrontando una crisi culturale senza precedenti. Il declino delle conoscenze di base, il disinteresse per il patrimonio artistico e letterario e l’inadeguatezza del sistema scolastico sono i sintomi di un problema profondo. La sintesi del rapporto è allarmante: l’Italia è alle porte di un’apocalisse culturale.
Il futuro del Paese dipenderà dalla capacità di invertire questa tendenza, investendo nell’istruzione e nella valorizzazione della cultura come strumenti di crescita e sviluppo.
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