La richiesta di istituire una giornata della memoria dedicata alle vittime delle ingiustizie giudiziarie ha creato un vivace dibattito politico riportando al centro dell’attenzione il caso emblematico dell’arresto di Enzo Tortora
Continua a tenere banco il dibattito sull’istituzione della Giornata della Memoria per le Vittime degli Errori Giudiziari, fissata simbolicamente il 17 giugno, il giorno dell’arresto di Enzo Tortora.
Una data che non è solo un ricordo, ma una scadenza profondamente simbolica della lotta contro gli errori giudiziarii che in Italia, negli ultimi decenni, hanno colpito un gran numero di persone innocenti.
Enzo Tortora e la giornata della memoria
La proposta, portata avanti da Italia Viva e sostenuta da numerosi esponenti politici, ha trovato ostacoli significativi, suscitando polemiche e reazioni veementi, in particolare da parte di Gaia Tortora, la figlia del celebre giornalista. La discussione sulla giornata commemorativa ha incontrato resistenze inaspettate.
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Il Movimento 5 Stelle ha votato contro. Il Partito Democratico si è astenuto in commissione Giustizia, citando perplessità legate alla definizione degli errori giudiziari e richiamando l’assenza di un riferimento esplicito al caso di Enzo Tortora che di fatto, dopo la sua riabilitazione avvenuta dopo una drammatica reclusione e un lungo processo, non sarebbe stato vittima di un errore. Una posizione quella del PD che ha suscitato lo sdegno di Gaia Tortora, che sui social ha criticato duramente la scelta del partito, definendola “vergognosa”.
L’Astensione del PD
Gaia Tortora aveva anche chiesto di istituire una giornata senza necessariamente riportare il nome di suo padre, creando una scadenza che rappresentasse un bene comune, un simbolo universale di giustizia. Una posizione che anche Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva, ha fatto proprio modificando la proposta per rispettare tale principio. Ma il PD ha confermato la propria astensione.
La Posizione dell’ANM
L’Associazione Nazionale Magistrati, attraverso il suo presidente Giuseppe Santalucia, si è opposta all’istituzione della giornata, definendola “senza senso” e sostenendo che potrebbe indurre sfiducia pubblica nel sistema giudiziario. Questa posizione ha aggiunto ulteriore carburante alle polemiche, con Gaia Tortora che ha denunciato l’allineamento del PD con le posizioni dell’ANM, evidenziando una mancata sensibilità verso le vittime di errori giudiziari.
Enzo Tortora: un simbolo di malagiustizia
Enzo Tortora, uno dei volti più amati della televisione italiana tra anni 60 e 70 viene arrestato il 17 giugno 1983 con l’accusa di associazione camorristica. La sua vicenda, basata su false testimonianze e prove inconsistenti, rappresenta uno dei casi più eclatanti di malagiustizia nel Paese. Tortora fu incarcerato per sette mesi e, nel 1985, condannato in primo grado a dieci anni di reclusione.
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L’arresto di Tortora fu spettacolare ed estremamente mediatico. Ripreso in diretta dai telegiornali, l’immagine del conduttore ammanettato fece il giro del Paese, segnando profondamente l’opinione pubblica. La sua figura di uomo garbato e colto sembrava stridere con le accuse mosse contro di lui, scatenando incredulità e indignazione.
Le falsità delle accuse
Le accuse contro Tortora si basavano principalmente su testimonianze di pentiti, spesso contraddittorie e prive di riscontri concreti. Una presunta agendina trovata nell’abitazione di un camorrista conteneva il nome Tortona, scambiato per Tortora dagli inquirenti. Anche il numero telefonico associato non apparteneva al giornalista: errori grossolani che non impedirono una condanna iniziale pesantissima.
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Le sue battaglie legali furono lunghe e strazianti, ma Tortora non perse mai la dignità, continuando a proclamare la propria innocenza. Nel 1986, la Corte d’Appello di Napoli lo assolse con formula piena, sentenza confermata dalla Cassazione nel 1987. Il suo calvario giudiziario durò nel complesso quasi cinque anni. Si scoprì poi che fu tirato dentro le indagini per un caso di omonimia.
Il ritorno in televisione
Dopo l’assoluzione, Tortora tornò in televisione, segnando uno dei momenti più toccanti della storia della TV italiana. Conducendo nuovamente la sua trasmissione più celebre – Portobello – iniziò il programma con la celebre frase: “Dunque, dove eravamo rimasti?”, un messaggio potente di resilienza e determinazione. Un ritorno che però fu breve: Tortora, che era già molto sofferente, morì l’anno successivo, nel 1988, per un tumore.
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Durante gli anni di battaglia legale, Tortora accettò la candidatura al Parlamento europeo con il Partito Radicale, diventandone una figura di spicco. Da europarlamentare, continuò a lottare contro la malagiustizia, portando avanti istanze garantiste e chiedendo una riforma del sistema giudiziario italiano.
Le reazioni politiche
Le polemiche sull’astensione del PD hanno spinto alcuni esponenti del partito, come Marianna Madia, Lia Quartapelle e Filippo Sensi, a chiedere una revisione della posizione. Sui social, questi parlamentari hanno espresso solidarietà a Gaia Tortora e ribadito l’importanza della memoria di suo padre e delle altre vittime di errori giudiziari.
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Marianna Madia ha dichiarato: “Le parole di Gaia Tortora non saranno vane. Aiuteranno il gruppo del PD alla Camera a fare una discussione seria e a compiere un passo avanti”.
Filippo Sensi ha aggiunto: “Quando parla Gaia Tortora bisogna solo prendere nota, con rispetto e senso delle cose”.
Enzo Tortora e il peso della giornata della memoria
L’istituzione di una giornata dedicata alle vittime degli errori giudiziari non rappresenta solo un atto simbolico, ma anche un richiamo alla necessità di prevenire nuovi casi di malagiustizia. Ogni anno, migliaia di persone innocenti subiscono arresti, processi e detenzioni ingiuste, spesso con gravi ripercussioni sulla loro vita personale e professionale.
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Gaia Tortora ha sottolineato l’importanza di ricordare tutte le vittime, senza legare la giornata a un singolo nome. Questo approccio mira a creare consapevolezza collettiva, spingendo per una riforma strutturale del sistema giudiziario italiano.
La necessità di una riforma
Come evidenziato da Davide Faraone, la celebrazione di una giornata commemorativa deve accompagnarsi a interventi concreti sul sistema giudiziario. Errori come quello che ha colpito Tortora non devono più accadere, e per questo servono maggiori garanzie per gli imputati, una migliore formazione per i magistrati e un controllo più rigoroso sulle indagini.
La vicenda di Enzo Tortora ha messo in luce le falle del sistema giudiziario italiano, mostrando come errori e superficialità possano distruggere la vita di una persona. La sua figura resta un simbolo della necessità di una giustizia più equa e trasparente.
La vicenda di Enzo Tortora resta una delle pagine più drammatiche della storia giudiziaria italiana. Il tutto mentre il dibattito politico continua.