Con una lunga intervista al Corriere, Ernesto Maria Ruffini ha annunciato la sua decisione di lasciare la guida dell’Agenzia delle Entrate dopo anni di innovazioni e polemiche, dimissioni che aprono interrogativi sul futuro del Fisco e sulle sue scelte personali
La notizia è stata ufficializzata questa mattina e ha un peso sostanzialmente davvero clamoroso. Ernesto Maria Ruffini ha comunicato al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti la sua decisione di dimettersi dal ruolo di direttore dell’Agenzia delle Entrate.
L’annuncio, anticipato nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, segna la conclusione di un mandato iniziato nel 2020, durante il quale Ruffini si è distinto per l’impegno nell’innovazione del sistema fiscale italiano. “È l’unico modo per rimanere me stesso”, ha dichiarato Ruffini, aggiungendo di voler garantire un regolare passaggio di consegne al suo successore.
Nel corso delle ultime settimane tra le numerose voci dei salotti della politica il nome di Ruffini era uno dei quelli più gettonati. Si ipotizzava un suo coinvolgimento, potenzialmente nelle fila del PD. E nonostante Ruffini abbia negato un suo impegno diretto in politica, le sue dimissioni alimentano voci e speculazioni sul suo possibile ruolo come leader di un’area centrista legata all’attuale opposizione. Anche se la sua decisione di dimettersi sembra essere dettata principalmente da un contesto politico che ha reso evidentemente sempre più contrastata e difficile il suo incarico.
Ernesto Maria Ruffini ha spiegato la sua decisione con parole chiare: “Ho già comunicato la mia intenzione di dimettermi al ministro Giorgetti per consentire il regolare passaggio di consegne”.
Le dimissioni arrivano in un momento di tensioni crescenti tra l’Agenzia delle Entrate e il mondo politico, con critiche mosse sia dall’opposizione che dalla maggioranza.
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Nell’intervista, Ruffini ha sottolineato: “Non condivido il chiacchiericcio che scambia la politica per un gioco di società, le idee per etichette ed il senso civico per una scalata di potere. Non scendo e non salgo da nessuna parte”.
Ruffini ha anche aggiunto aspetti più personali: “Lasciare il mio ruolo era l’unico modo per rimanere me stesso, soprattutto per avere il diritto di parlare di temi legati al bene comune senza che ciò potesse essere interpretato come una scelta di campo”.
Durante il suo incarico, iniziato nel 2020 Ernesto Maria Ruffini ha portato avanti numerose innovazioni, tra cui l’implementazione della fattura elettronica e il rafforzamento della dichiarazione precompilata. Questi strumenti digitali hanno semplificato il rapporto tra Fisco e contribuenti, rendendo più efficienti i processi e migliorando la trasparenza.
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Un altro risultato significativo è stata la lotta all’evasione fiscale, che ha visto una costante crescita dei recuperi fiscali durante la sua gestione. Nonostante le resistenze interne e le difficoltà operative tra centro e uffici periferici, Ruffini è riuscito a ridurre il tax gap e a promuovere un’immagine del Fisco più moderna e tecnologica.
Tuttavia negli ultimi tempi, il rapporto tra Ruffini e la politica si era progressivamente deteriorato. Da una parte, l’Agenzia delle Entrate ha fornito un contributo importante alla riforma fiscale, lavorando sui Testi Unici e promuovendo nuove iniziative come il concordato preventivo biennale. Dall’altra, alcuni messaggi politici contrastanti hanno complicato la sua posizione.
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In particolare, l’invio di lettere a liberi professionisti a partita IVA con redditi al di sotto dei 15mila euro ha scatenato forti polemiche. Ruffini ha difeso il ruolo dell’Agenzia, sottolineando che “il livello della tassazione lo decide il legislatore, non l’Agenzia” e ribadendo che “demonizzare il Fisco significa colpire il cuore dello Stato”.
Resta il fatto che l’Italia sia uno dei paesi europei con la maggiore pressione fiscale, in un sistema complicatissimo nel quale le diseguaglianze sono molte. E anche se Ruffini parla con insistenza di lotta all’evasione, rivendicando il successo del lavoro dell’agenzia in questi ultimi anni, ci sono anche altri aspetti che hanno messo in discussione non solo il suo mandato ma tutto il lavoro dell’agenzia.
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I tassi di interesse altissimi di chi comunque decide di pagare e le enormi difficoltà di numerosi contribuenti sottoposti a un peso gigantesco di cartelle esattoriali sempre più aggressive e impegnative. Da una parte evasori totali che sono sempre più difficilmente perseguibili, dall’altra un esercito di contribuenti che molto spesso non riescono più a riprendersi.
Nonostante le smentite, le dimissioni di Ruffini hanno alimentato ipotesi su un suo futuro ruolo politico, in particolare come federatore di un’area centrista legata all’opposizione. Ruffini ha dichiarato: “Fatico a pensare che per cambiare le cose bastino i singoli. Credo nella forza delle persone che collaborano per un progetto comune”.
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Ruffini ha inoltre criticato l’idea di affidarsi a “sedicenti salvatori della Patria”, evidenziando l’importanza di una politica basata su dialogo, rispetto e partecipazione.
Tuttavia, Ruffini non esclude un impegno civile: “Politica vuol dire innanzitutto avere a cuore la comunità in cui si vive. Non occorre diventare giardinieri per prendersi cura dell’aiuola davanti a casa”, ha affermato, lasciando aperta la porta a forme di partecipazione che non prevedano ruoli istituzionali.
Ruffini ha descritto il suo mandato come “anni impegnativi”, caratterizzati da rinunce personali e familiari. “Non essendo attaccato alle poltrone, ho sempre considerato il mio ruolo come un incarico da svolgere con lealtà, per servire le istituzioni e non una parte politica”, ha concluso il manager nel corso della sua intervista.
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Guardando al futuro, le sfide per il successore di Ruffini sono molteplici: continuare il percorso di digitalizzazione, ridurre ulteriormente l’evasione fiscale e mantenere un equilibrio tra le esigenze politiche e la funzione istituzionale dell’Agenzia.
L’addio di Ernesto Maria Ruffini all’Agenzia delle Entrate segna la fine di un’era di riforme e innovazioni. Il suo mandato lasciato un segno significativo nel sistema fiscale italiano e apre interrogativi sul futuro del Fisco e sul ruolo che l’ex direttore potrebbe assumere nei prossimi anni.
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