La Corea del Sud affronta una nuova crisi politica dopo che il presidente Yoon Suk Yeol è stato sospeso dopo il voto di impeachment per la sua controversa decisione di dichiarare la legge marziale, decine di migliaia di persone festeggiano in piazza
“Sono pronto a farmi da parte…”. Con questa dichiarazione il presidente della Corea del Sud Yoon Suk Yeol ha annunciato le sue imminenti dimissioni a margine di una delle crisi politiche più rilevanti nel paese dopo la fine del regime autoritario del generale Chun Doo-Hwan, nel 1988.
Yoon, al quale il parlamento sudcoreano ha presentato un impeachment è ora sospeso dalle sue funzioni in attesa del verdetto della Corte Costituzionale, che deciderà se confermare o respingere la mozione.
Corea del Sud, ore decisive
Fatti clamorosi quelli accaduti in Corea del Sud nel corso delle ultime ore: è la seconda volta in meno di un decennio che un presidente sudcoreano affronta un procedimento di impeachment, evidenziando tensioni politiche mai completamente sopite in uno dei principali paesi asiatici.
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La decisione parlamentare è arrivata dopo che lo stesso partito al potere di Yoon, il People Power Party, ha deciso di voltargli le spalle.
La dichiarazione di legge marziale e le proteste
La crisi era scoppiata con la decisione di Yoon di dichiarare la legge marziale il 3 dicembre scorso, una mossa che ha provocato indignazione diffusa. Le forze militari sono state inviate a presidiare il parlamento, con immagini drammatiche che mostravano i soldati cercare di impedire ai legislatori di riunirsi per annullare il decreto.
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La reazione della popolazione è stata immediata e massiccia. Migliaia di cittadini si sono radunati davanti all’Assemblea Nazionale a Seoul per chiedere le dimissioni del presidente. Nonostante un freddo pungente, i manifestanti hanno continuato a far sentire la loro voce, accusando Yoon di aver minacciato la democrazia.
Corea del Sud, corte marziale e ritorno
Dopo sole sei ore Yoon è tornato sui suoi passi. Ma dalla sua parte non ha trovato più nessuno, nemmeno i vertici del suo stesso partito. In un paese che seguiva con apprensione gli eventi alla televisione pesando di essere sull’orlo di una nuova dittatura.
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Una tensione che è rimasta palpabile nel paese fino al foto di oggi sull’impeachment del presidente, approvato con 204 voti favorevoli su 289 totali. Ed è stato solo a questo pinto che le scene di protesta si sono trasformate in festeggiamenti, con slogan che inneggiavano al ritorno della democrazia.
Manifestazioni di gioia per la sospensione di Yoon
Alla notizia della sospensione del presidente Yoon Suk Yeol, le strade di Seoul si sono riempite di manifestanti in festa. Migliaia di cittadini hanno celebrato il voto di impeachment, considerato una vittoria per la democrazia sudcoreana.
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I partecipanti hanno intonato canti patriottici e innalzato striscioni con messaggi di speranza per il futuro del paese. “La democrazia è tornata!”, hanno urlato in coro i manifestanti ai media locali. Le piazze, inizialmente luogo di protesta, si sono trasformate in spazi di celebrazione collettiva, con molti presenti che hanno espresso gratitudine verso i parlamentari per aver agito contro quello che definivano un abuso di potere.
L’ex ministro della Difesa e il tentativo di suicidio
Il tutto a seguito di ore drammatiche. Poco dopo il tentativo di Yoon di imporre la legge marziale, l’ex ministro della difesa sudcoreano, Kim Yong-Hyun, è stato protagonista di un drammatico episodio mentre era in custodia, destinato al carcere.
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Secondo il commissario generale del Korea Correctional Service, Kim avrebbe tentato di togliersi la vita in un bagno del centro di detenzione prima che un mandato di arresto formale fosse emesso martedì scorso. L’episodio ha suscitato scalpore nel paese, riflettendo il clima di tensione legato alla crisi politica.
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Arrestato con l’accusa di aver raccomandato l’imposizione della legge marziale, Kim si è dimesso dal suo ruolo di ministro della Difesa poche ore dopo lo scandalo. Durante una testimonianza parlamentare, Shin Yong-Hae, capo del servizio penitenziario, ha spiegato che solo il tempestivo intervento di un agente ha impedito che l’ex ministro portasse a termine il gesto. Ora è in un ospedale militare, piantonato e guardato a vista.
Raid della polizia nell’ufficio presidenziale
Nel frattempo mercoledì, la polizia sudcoreana ha fatto irruzione nell’ufficio presidenziale come parte di un’indagine più ampia sull’imposizione della legge marziale da parte di Yoon. Un raid che rappresenta un ulteriore segnale della portata delle indagini che coinvolgono la massima carica dello stato.
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Parallelamente, Yoon è stato posto sotto restrizioni, tra cui il divieto di lasciare il paese. I pubblici ministeri stanno valutando accuse di insurrezione – un’accusa estremamente grave in Corea del Sud, mentre l’opposizione continua a spingere per ulteriori azioni legali. Una vera e propria escalation politica che ha aggravato la crisi intensificando il dibattito pubblico.
La sospensione e il ruolo della Corte Costituzionale
Con il voto di impeachment, Yoon è stato immediatamente sospeso dalle sue funzioni. Il primo ministro Han Duck-Soo è subentrato come presidente ad interim, dichiarando il proprio impegno per garantire la stabilità delle istituzioni durante questa fase critica.
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La Corte Costituzionale ora avrà fino a sei mesi per decidere sul destino politico di Yoon. Il giudice capo Moon Hyung-bae ha assicurato che il processo sarà “condotto in modo rapido e imparziale”. Se la mozione sarà confermata, Yoon diventerà il secondo presidente sudcoreano a essere rimosso dall’incarico tramite impeachment, dopo Park Geun-Hye, costretto a lasciare il suo incarico nel 2017.
Corea del Sud, le accuse contro Yoon Suk Yeol
La dichiarazione di legge marziale da parte di Yoon ha scatenato una serie di accuse, tra cui quelle di abuso di potere e di insurrezione, una sorta di ammissione che quello che si è consumato nelle ore drammatiche della settimana scorsa a Seoul è stato un vero e proprio tentativo di colpo di stato.
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Durante un discorso televisivo, il presidente aveva inizialmente giustificato la sua decisione accusando l’opposizione di attività anti-statali e legami con la Corea del Nord, affermazioni non supportate da prove.
L’ondata della protesta popolare
Ma le accuse contro Yoon si sono moltiplicate, portando a indagini da parte di diverse istituzioni, inclusi polizia, parlamento e organi anti-corruzione.
Il panorama politico sudcoreano resta profondamente diviso. Se la maggior parte degli abitanti ha fatto festa, migliaia di sostenitori di Yoon si sono radunati a Seoul, sventolando bandiere nazionali e statunitensi in segno di solidarietà.
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Allo stesso tempo, i leader dell’opposizione hanno descritto il voto di impeachment come una vittoria per la democrazia in un clima politicamente sempre più spaccato e contrapposto.
Corea del Sud, Yoon caduto in disgrazia
Yoon, eletto nel 2022 con la promessa di riforme economiche e una linea dura contro la Corea del Nord, ha affrontato due anni difficili segnati da scandali e bassa popolarità. La sua amministrazione è stata accusata di repressione della libertà di stampa, con raid contro organi mediatici e giornalisti.
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Le tensioni politiche attuali ricordano il caos del 2016-2017, quando l’impeachment di Park Geun-Hye portò a lunghi mesi di crisi e di instabilità. La Corea del Sud, una delle economie più importanti dell’Asia, alleato strategico degli Stati Uniti, si trova ora a dover affrontare una nuova fase di incertezza.
Corea del Sud, prossimi sviluppi
Mentre la Corte Costituzionale si prepara a esaminare il caso, il dibattito sulla legittimità delle azioni di Yoon continua a dividere il paese. La posta in gioco è alta, non solo per il futuro politico del presidente, ma anche per la stabilità della democrazia sudcoreana. L’impressione tuttavia è che la Corea abbia già deciso e che Yoon sia ormai definitivamente fuori dalla residenza della Casa Blu, la sede del palazzo presidenziale di Jongno. E che le prossime ore di transizione, gestite da Han Duck-Soo saranno comunque decisive.
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