Edoardo Bove, centrocampista della Fiorentina, ha lasciato l’ospedale di Careggi dopo il malore in campo contro l’Inter, ora, con un defibrillatore sottocutaneo, dovrà scegliere il suo futuro
La notizia che molti attendevano è finalmente arrivata. Edoardo Bove, centrocampista della Fiorentina, è stato finalmente dimesso dall’ospedaleSi t Careggi di Firenze.
Dopo 12 giorni di ricovero, seguiti al malore accusato in campo durante la partita contro l’Inter nel posticipo di due settimane fa, il giovane talento può tornare a casa.
Edoardo Bove, dopo la grande paura
Dopo la grandissima preoccupazione dei primi istanti, le condizioni di Bove sono migliorate progressivamente durante i giorni di ricovero a Careggi fino alla decisione dei medici di eseguire un intervento per l’installazione di un defibrillatore sottocutaneo rimuovibile.
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Si tratta di un dispositivo ormai di uso molto comune e diffuso che ha salvato la vita a numerose persone con problemi di cardiopatia. Il defibrillatore sottocutaneo interviene in caso di improvviso arresto cardiaco. Una condizione che purtroppo è una pesante discriminante sulla base delle regole del nostro paese che non gli consentirebbero più di giocare in Serie A.
Edoardo Bove, una scelta difficile per il futuro
Addio al calcio giocato
Con l’installazione del defibrillatore sottocutaneo, Edoardo Bove si trova davanti a tre possibili opzioni per il proseguimento della sua carriera calcistica. La normativa italiana, infatti, vieta agli atleti professionisti di competere con dispositivi simili: un vincolo che pone il calciatore di fronte a un bivio.
Bove potrebbe decidere di abbandonare il calcio giocato: si tratta dell’ipotesi, certamente più drastica. Dopo un evento traumatico come quello vissuto, il ventiduenne potrebbe decidere di concentrarsi esclusivamente sulla sua salute e sulla vita personale, magari tentando una carriera tecnica da allenatre.
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Una scelta che nessuno si augura ma che è già stata adottata in passato da altri atleti in circostanze simili. Tuttavia, già al risveglio dall’intervento, Bove ha espresso il desiderio di tornare al più presto in campo.
Rimuovere il defibrillatore e giocare in Italia
Un’altra opzione percorribile è quella di sottoporsi a ulteriori esami e, qualora le sue condizioni lo consentano, rimuovere il defibrillatore. Si tratta di un dispositivo che per definizione non è definitivo e potrebbe essere rimosso in un quadro di normalizzazione clinica. Solo in questo scenario, e dunque senza il defibrillatore sotto pelle, Bove potrebbe tornare a giocare da professionista in Italia, ottenendo nuovamente l’idoneità agonistica necessaria per proseguire la sua carriera nel campionato di Serie A.
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Questa soluzione richiederebbe comunque un monitoraggio costante delle sue condizioni di salute, oltre a una valutazione attenta da parte del suo staff medico. Solo con il via libera dei professionisti, il centrocampista potrebbe riprendere l’attività sportiva a pieno ritmo.
Giocare all’estero con il defibrillatore
La terza possibilità prevede che Edoardo Bove decida di mantenere il defibrillatore sottocutaneo, proseguendo però la carriera calcistica in un campionato estero. Paesi come l’Inghilterra, la Spagna, la Germania o i Paesi Bassi hanno regolamenti più flessibili in merito rispetto a quelli vigenti in Italia e consentono agli atleti con dispositivi simili di scendere regolarmente in campo.
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Gli esempi in questo senso sono molti. Non solo l’esempio recente di Christian Eriksen, che, dopo l’arresto cardiaco subito durante Euro 2020, ha continuato a giocare in Premier League: attualmente è il Manchester United. In passato un caso clamoroso fu quello di Nwankwo Kanu.
Al giocatore nigeriano, una volta passato all’Inter, fu diagnosticata una grave malformazione cardiaca della quale nessuno all’Ajax si era accorto. Il giocatore era appena passato in nerazzurro per otto miliardi di lire. L’Inter, anziché risolvere il contratto, pagò l’intervento per la sostituzione di una valvola aortica. E Kanu tornò a giocare: ma non in Italia. Vestì la maglia di Arsenal, West Bromwich e Portsmouth chiudendo una splendida carriera a 36 anni.
Il ritorno al Viola Park
Prima di prendere una decisione definitiva, Edoardo Bove ha in programma oggi una visita ai suoi compagni di squadra e al tecnico della Fiorentina, Raffaele Palladino che gli sono stati molto vicini nel periodo del ricovero. La squadra gigliata si è stretta intorno al giovane talento durante tutto il periodo del ricovero, dimostrando grande affetto e supporto.
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Il ritorno al Viola Park rappresenta un momento significativo per il calciatore, che potrà finalmente riabbracciare i compagni e ringraziare personalmente chi lo ha incoraggiato in queste settimane difficili.
Il mondo del calcio unito per Bove
La vicenda di Edoardo Bove ha scosso profondamente il mondo del calcio, che si è dimostrato compatto nel sostenerlo. Dal club dove è nato, la Roma, oltre ovviamente alla Fiorentina e a numerosi colleghi in Italia e all’estero: il giovane centrocampista ha ricevuto un’ondata di affetto e solidarietà.
La speranza di tutti è che Edoardo possa presto tornare in campo, qualunque sia la scelta che deciderà di intraprendere. Con il talento e la determinazione che lo contraddistinguono, il ventiduenne ha già dimostrato di essere un combattente, dentro e fuori dal rettangolo di gioco.
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