In Siria si vive tra entusiasmo e tensioni dopo la liberazione del paese dalla dittatura di Assad, festeggiamenti in Piazza Omayyadi, orrore per il rinvenimento di numerose fosse comuni, la Siria affronta una nuova era, tra speranze e sfide per il futuro
Piazza degli Omayyadi, nel cuore di Damasco. Decine di migliaia di persone hanno celebrato venerdì una giornata che rimarrà per sempre nella memoria collettiva.
La piazza, gremita fino all’inverosimile, è stata il fulcro dei festeggiamenti per la caduta del regime di Bashar al-Assad, un evento che in molti consideravano irraggiungibile.
Siria, la festa dopo la liberazione
“Ho sempre pensato che sarei morta, che i miei figli sarebbero morti, e che molte generazioni avrebbero subito lo stesso destino mentre lui sarebbe rimasto al potere. Credevo che non sarebbe mai finita” ha dichiarato Esraa Alsliman, una studentessa presente alla piazza, intervistata dalla CNN.
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“È come un sogno. Mi sveglio ogni giorno pensando che sia stato un sogno. Anche oggi mi sono svegliata con questa sensazione” ha aggiunto. Giovani ragazze, entusiaste, dipingevano sui loro volti la bandiera dell’opposizione siriana, simbolo di un nuovo inizio.
Festa e appresione
Famiglie con bambini piccoli si sono riversate nella piazza, con i visi dei più piccoli decorati con bandiere.
Giovani studenti si mescolavano agli anziani, creando un mosaico di generazioni e stili diversi. Donne in abiti tradizionali musulmani celebravano fianco a fianco con altre in abiti occidentali alla moda, tutte unite dall’euforia per un evento che aveva portato molte di loro a percorrere lunghe distanze pur di essere presenti.
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Tra la folla numerose le bandiere a tre stelle della Repubblica Araba Siriana, simbolo dell’opposizione, usato durante il mandato francese e poi sostituito dalla versione a due stelle sotto il regime di Assad. Il rosso è stato sostituito con il verde della primavera araba.
“Il posto della Siria nel mondo”
“Credo davvero che in questo momento ci sosterremo a vicenda, rimarremo uniti e arriveremo in alto. La Siria avrà un buon nome nel mondo – continua Alsliman – ho sempre pensato che per avere un futuro, per avere una vita di successo, avrei dovuto lasciare il paese. Ora posso restare qui, nella mia terra.”
La caduta del regime di Assad
Per oltre mezzo secolo, la famiglia Assad ha governato la Siria con un pugno di ferro, lasciando dietro di sé una scia di incarcerazioni di massa, torture, esecuzioni extragiudiziali e atrocità perpetrate contro il proprio popolo. Giorno dopo giorno vengono alla luce fosse comuni che ospitano decine di corpi senza nome. Sono le vittime del suo regime. Un esercito di desaparecido mandato a morte senza una tomba. Ogni corpo dentro un sacco di plastica distinto dagli altri da un numero. Sono migliaia…
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Un regime del terrore che ha retto in qualche modo fino a domenica scorsa, quando dopo 13 anni di guerra civile che hanno dilaniato il paese, il regime è crollato. I combattenti ribelli hanno dichiarato Damasco “liberata” in un comunicato video trasmesso dalla televisione di Stato, annunciando la fuga del presidente siriano Bashar al-Assad in Russia.
Siria, le celebrazioni in Piazza Omayyadi
Le celebrazioni di venerdì hanno avuto inizio nel primo pomeriggio, subito dopo le preghiere del venerdì nella storica Moschea degli Omayyadi, a pochi giorni dalla dichiarazione di vittoria da parte del leader ribelle Abu Mohammad al-Jolani.
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Le preghiere congregazionali, momento culminante della settimana islamica, sono state le prime dopo la caduta del regime. Durante il sermone, il nuovo primo ministro ad interim della Siria, Mohamed Al-Bashir, ha descritto l’evento come “la genesi di una nazione”.
Le sfide della transizione
Martedì, il primo ministro ribelle designato ha incontrato per la prima volta alcuni funzionari dell’ex regime di Assad, discutendo la transizione di potere. Alle spalle dei rappresentanti era visibile la bandiera della rivoluzione siriana, accanto a un’altra con la dichiarazione di fede islamica, spesso associata ai jihadisti.
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Questa scelta ha sollevato critiche sui social media, spingendo forse i ribelli a un cambio di strategia comunicativa. In un’intervista successiva con Al Jazeera, il primo ministro ad interim Mohammad Al-Bashir ha optato per la sola nuova bandiera siriana.
Timori di un nuovo terrorismo
Secondo gli esperti e le voci di alcuni abitanti di Idlib, il governo ribelle ha preferito adottare un approccio pragmatico nel governare la provincia, cercando di prendere le distanze dal passato jihadista e guadagnare accettazione internazionale.
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Tuttavia, la loro gestione non è mai stata democratica o liberale. Idlib è stata governata da una coalizione di tecnocrati locali sotto la supervisione di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), un gruppo che gli Stati Uniti temono molto e che considerano fanatico e terrorista. Il cui leader Abu Mohammad al-Jolani, l’uomo che ha scelto Bashir come guida per il periodo transitorio, ha fatto parte attiva di Al Qaeda prima e di Isis poi. Difficile pensare che improvvisamente la sua posizione sia all’insegna della moderazione…
La gestione di Idlib come modello?
Jolani ha riconosciuto l’importanza dell’esperienza accumulata durante il governo di Idlib ma ha ammesso che il compito di governare l’intero paese sarà molto più complesso.
“Abbiamo fatto del nostro meglio a Idlib, ma non possiamo fare a meno dell’esperienza del vecchio regime per guidare la transizione”, ha affermato Jolani in un incontro televisivo con l’ex primo ministro di Assad.
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Nonostante gli sforzi per distanziarsi da un passato controverso, il governo ribelle ha affrontato sfide significative a Idlib, tra cui difficoltà economiche e una mancanza di risorse. Il sistema di governo non prevedeva elezioni democratiche e le donne non hanno mai ricoperto posizioni di leadership. La legge islamica è rimasta il principio fondamentale, ma il governo ha cercato di amministrare in modo pratico, collaborando con organizzazioni umanitarie internazionali per fornire aiuti ai rifugiati e gestire la regione.
Il futuro incerto della Siria
Nonostante le celebrazioni, molti interrogativi rimangono sul futuro della Siria. La coalizione ribelle, composta da gruppi con ideologie diverse, dovrà affrontare le sfide della ricostruzione e della creazione di un governo stabile in un paese devastato da anni di guerra civile. L’esperienza di Idlib offre indicazioni utili, ma il cammino verso una nuova Siria resta lungo e complesso.
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