Due vecchie petroliere russe affondano nel Mar Nero durante una tempesta, ingente fuoriuscita di petrolio e accuse di negligenza da parte di Kiev nei confronti della marina russa
Due petroliere russe, la Volgoneft-212 e la Volgoneft-239, cariche di oltre 4mila tonnellate di prodotti petroliferi, sono naufragate nel Mar Nero a causa di una violenta tempesta.
L’incidente, che ha coinvolto navi obsolete e mal equipaggiate, solleva nuovi e gravi preoccupazioni per l’impatto ecologico su un ambiente marino già gravemente danneggiato dal conflitto in corso tra Russia e Ucraina.
La Volgoneft-212, una nave di 55 anni registrata a San Pietroburgo, si è spezzata in due dopo essere stata colpita da un’onda gigante. Alcuni video diffusi online mostrano la prua della grande nave in posizione verticale sull’acqua, con la poppa completamente affondata.
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L’incidente è avvenuto a circa 8 km dallo stretto di Kerch, al largo della costa orientale della Crimea da tempo occupata dall’esercito russo. A bordo si trovavano 13 membri dell’equipaggio, soccorsi e portati in salvo grazie all’intervento di alcuni rimorchiatori e di un elicottero. Stanno tutti bene.
Poco dopo, anche la Volgoneft-239, ha subito un naufragio nella stessa area. La nave trasportava una notevole quantità di olio combustibile. L’allarme è stato dato da una barca che si trovava in zona… “Attenzione, c’è un’altra nave che sta affondando con alcune persone a bordo….” ha urlato un marinaio chiamando il mayday. Il tutto documentato anche da un video che nel giro di qualche ora è diventato virale.
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Anche la Volgoneft-239 per quanto più recente negli ultimi anni aveva avuto alcuni problemi di sicurezza. Un tanker da quasi 140 metri di lunghezza partita cinque giorni fa dal porto russo di Veselovka.
L’Ucraina ha accusato la Russia di negligenza. Dmytro Pletenchuk, portavoce della marina ucraina, ha duramente attaccato la marina russa: “Questi sono vecchi tanker. Non si può uscire in mare in tali condizioni. I russi hanno violato qualsiasi regola operative e di buon senso. Il risultato purtroppo sarà inevitabilmente un altro disastro”.
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Secondo alcuni osservatori internazionali, la fuoriuscita di petrolio potrebbe causare danni ecologici devastanti al Mar Nero, già colpito da inquinamento e dalle conseguenze del conflitto. Le immagini mostrano una evidentissima chiazza nera sulla superficie del mare nella zona dell’incidente, segno di una perdita significativa di idrocarburi. Le petroliere russe coinvolte nell’incidente erano state riadattate di recente, ma presentavano una struttura fragile, con sezioni saldate che hanno ceduto di schianto sotto i colpi della tempesta.
Il carico della Volgoneft-212 comprendeva 4.300 tonnellate di mazut, un olio combustibile di bassa qualità e particolarmente dannoso per l’ambiente. Anche se non è ancora chiara la quantità effettivamente dispersa, il rischio per l’ecosistema marino è purtroppo molto alto.
Questo incidente è solo l’ultimo di una serie di disastri ambientali che hanno colpito il Mar Nero, già devastato dal conflitto tra Russia e Ucraina. La zona è stata teatro di intensi combattimenti dall’inizio dell’invasione su larga scala da parte di Vladimir Putin nel 2022. L’Ucraina ha utilizzato droni marini e missili per colpire la flotta russa del Mar Nero, costringendola a spostarsi dal porto di Sebastopoli a quello più sicuro di Novorossiysk.
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Nel giugno 2023, le forze russe hanno distrutto la diga idroelettrica di Kakhovka sul fiume Dnipro, rilasciando miliardi di tonnellate d’acqua contaminata da carburante, liquami e fertilizzanti, che si sono riversate nel Mar Nero. Un disastro ambientale ha spazzato via villaggi e distrutto vaste popolazioni di molluschi, pesci e crostacei, compromettendo ulteriormente un ’ecosistema marino già gravemente compromesso.
Il Mar Nero è stato inoltre il teatro di altri incidenti simili. Nel 2007, un’altra petroliera della Volganeft si spezzò in due nelle vicinanze dello stretto di Kerch, rilasciando in mare oltre 1.300 tonnellate di petrolio. Questo evento causò danni a lungo termine, colpendo non solo l’ambiente ma anche le economie locali legate alla pesca e al turismo.
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Solo nel novembre 2007 nella stessa zona del doppio affondamento si registrarono almeno cinque affondamenti. Un bilancio drammatico anche in termini di vite umane.
Più recentemente nel Mar Nero ci sono stati incidenti significativi legati sia al traffico commerciale che alle operazioni militari.
Nel novembre 2022, una nave mercantile battente bandiera turca ha subito gravi danni dopo aver urtato una mina navale al largo della costa ucraina. Sebbene non ci siano state vittime, questo episodio ha sollevato pesanti interrogativi sulla sicurezza della navigazione nella regione, già instabile a causa del conflitto in corso tra Russia e Ucraina.
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Le attività militari hanno inoltre contribuito a un considerevole aumento dei rischi per le rotte commerciali. La flotta russa del Mar Nero è stata più volte bersaglio di attacchi ucraini con droni marini, causando l’affondamento di diverse imbarcazioni e aumentando il rischio di dispersioni di carburante e sostanze tossiche. Questi eventi aggravano una situazione già critica, mettendo ulteriormente in pericolo l’ecosistema.
Gli scienziati hanno osservato un aumento significativo delle morti di delfini e focene nelle acque del Mar Nero. Dal 2022, circa 1.000 cetacei sono rimasti uccisi, con gravi perdite per le popolazioni di delfini. Gli esperti temono che il doppio naufragio delle petroliere possa aggravare ulteriormente questa situazione, minacciando una biodiversità già in enorme difficoltà.
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Le operazioni di soccorso continuano, ma il bilancio ambientale rischia di essere catastrofico. Le autorità russe stanno cercando di contenere la fuoriuscita di petrolio, ma le condizioni meteorologiche avverse e la mancanza di attrezzature moderne complicano i tentativi di mitigare i danni.
Le acque del Mar Nero, già colpite dall’inquinamento derivante da decenni di traffico commerciale e industriale, rischiano di subire un ulteriore colpo. I biologi marini avvertono che le conseguenze potrebbero essere irreversibili, con danni non solo per la fauna ma anche per le comunità che dipendono dal mare per il proprio sostentamento.
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