Il GIP Giulia Arceri ha respinto l’archiviazione sul delitto di via Poma, nuove indagini puntano al possibile coinvolgimento dei servizi segreti nell’omicidio di Simonetta Cesaroni, a distanza di 34 anni, si cerca ancora la verità.
Sono passati 34 anni e mezzo. E l’omicidio di Simonetta Cesaroni è ancora alla ricerca di un responsabile e di una pista in qualche modo credibile.
Era il 7 agosto 1990 in un ufficio di via Poma a Roma la Simonetta viene assassinata durante uno dei suoi turni di lavoro: 29 colpi di taglierino. Da allora indagini, sospetti e anche un certo numero di indagati. Senza un colpevole…
Dunque uno dei gialli più eclatanti della storia recente del nostro paese torna al centro delle cronache giudiziarie. La GIP Giulia Arcieri ha respinto la richiesta di archiviazione, disponendo nuove indagini che potrebbero fare luce su un mistero rimasto irrisolto per 34 anni.
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Al centro dell’inchiesta ci sarebbe il presunto coinvolgimento dei servizi segreti e l’esistenza di documenti riservati custoditi nell’ufficio dove Simonetta lavorava. Questo caso rappresenta uno dei gialli più oscuri della cronaca italiana, caratterizzato da molteplici piste investigative, accuse infondate e misteri mai chiariti.
Simonetta Cesaroni, 20 anni, viene trovata uccisa nell’ufficio dell’Associazione Italiana Alberghi della Gioventù (AIAG) in via Poma. Simonetta era impiegata part-time presso e quel giorno era da sola in ufficio. Il suo corpo venne rinvenuto in condizioni drammatiche, e da allora il caso ha suscitato un forte interesse mediatico e giudiziario.
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Nonostante le numerose piste seguite nel corso degli anni, il caso è rimasto senza colpevoli. Il primo sospettato fu Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile, il cui comportamento sollevò dubbi nelle ore immediatamente successive al ritrovamento del corpo. Tuttavia, nessuna prova concreta emerse contro di lui. Vanacore fu prosciolto, ma la sua vita venne segnata dall’accusa e si concluse tragicamente con un suicidio nel 2010.
Le indagini successive si concentrarono anche su Federico Valle, nipote dell’architetto proprietario di uno degli appartamenti del palazzo, e su Raniero Busco, fidanzato dell’epoca di Simonetta. Busco venne inizialmente condannato per l’omicidio, ma la sentenza fu poi ribaltata in appello per insufficienza di prove. Busco fu assolto.
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Ora, grazie al decreto della GIP Giulia Arcieri, il fascicolo non sarà archiviato, aprendo a nuovi scenari investigativi che potrebbero finalmente dare una svolta al caso.
La nuova pista prende spunto da un esposto presentato dall’avvocato Claudio Strata, che avrebbe ricevuto informazioni da un ex generale del Sisde in pensione. Secondo questa ipotesi, l’ufficio dell’AIAG custodiva documenti riservati appartenenti ai servizi segreti. Le indagini puntano ora a chiarire se questi documenti possano aver giocato un ruolo nella copertura del colpevole o nell’orientamento delle indagini iniziali.
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La GIP ha chiesto che vengano ascoltate figure chiave come Sergio Costa, ex agente segreto e genero dell’allora capo della polizia Vincenzo Parisi, e Carmine Belfiore, all’epoca questore di Roma. Entrambi sono stati chiamati a fornire dettagli sul loro ruolo durante le prime fasi dell’inchiesta e sui possibili collegamenti tra i servizi segreti e l’Aiag.
Secondo quanto emerso, l’edificio di via Poma potrebbe essere stato utilizzato non solo come ufficio dell’AIAG, ma anche come base operativa per attività legate ai servizi segreti. Una delle ipotesi avanzate è che Simonetta possa aver involontariamente scoperto informazioni riservate, diventando così una testimone scomoda.
Mario Vanacore, figlio del portiere dello stabile dove avvenne il delitto, ha accolto positivamente la decisione della gip: “Sono contento che la procura stia indagando sulla pista segnalata dal mio legale. D’altronde l’indagine difensiva aveva evidenziato alcuni collegamenti con i servizi segreti e con Sergio Costa”.
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La famiglia Cesaroni, da sempre impegnata nella ricerca della verità, ha espresso emozione e speranza per le nuove indagini. Queste le parole di Paola Cesaroni, la sorella di Simonetta: “L’ordinanza del gip mi ha commosso. Spero che questa volta si possa finalmente arrivare alla verità, senza timore di affrontare poteri occulti”.
Il loro avvocato, Federica Mondani, ha sottolineato l’importanza di approfondire ogni pista, anche quelle più scomode: “Questa ordinanza rappresenta un passo importante per fare chiarezza su un caso che ha subito troppe interferenze nel corso degli anni”.
Un altro aspetto al vaglio è il ruolo di Pietrino Vanacore, il portiere del palazzo di via Poma, inizialmente sospettato e successivamente prosciolto. Vanacore si è sempre dichiarato innocente, ma alcune incongruenze nelle sue dichiarazioni e il suo comportamento dopo il delitto sollevarono molti dubbi. Il suo suicidio, avvenuto nel 2010, ha ulteriormente alimentato le teorie su un possibile legame con l’omicidio.
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La GIP ha chiesto che vengano chiarite le incongruenze legate alla figura di Vanacore e il suo eventuale legame con i servizi segreti. Una delle ipotesi è che il portiere possa aver avuto conoscenze utili per il caso, ma che sia stato messo a tacere.
L’omicidio di Simonetta Cesaroni continua a suscitare domande senza risposta. Chi aveva accesso agli uffici dell’AIAG quel giorno? Quali erano le reali attività svolte all’interno di quell’ufficio? E, soprattutto, quale ruolo hanno giocato i servizi segreti nella gestione delle indagini?
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Al centro della nuova inchiesta vi è anche il colpo al caveau della cittadella giudiziaria, avvenuto nel 1999, nove anni dopo il delitto. Secondo quanto riportato, i documenti rubati durante quell’episodio potrebbero contenere informazioni cruciali sul caso Cesaroni.
Le nuove indagini disposte dalla gip rappresentano un’ulteriore occasione per fare chiarezza su uno dei casi più oscuri della cronaca italiana. Con l’ascolto di nuove testimonianze e l’approfondimento delle piste legate ai servizi segreti, la speranza è che si possa finalmente rispondere agli interrogativi che, da 34 anni, tormentano la famiglia Cesaroni e l’opinione pubblica. Questa nuova fase investigativa potrebbe rappresentare un punto di svolta, ma resta ancora molto lavoro da fare per arrivare alla verità.
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