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Cecilia Sala, il mistero dell’arresto in Iran | Spunta un intrigo internazionale

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Stefano Benzi

La notizia diffusa ieri di Cecilia Sala, giornalista italiana detenuta nel carcere di Evin a Teheran dal 19 dicembre, apre un vero e proprio caso diplomatico internazionale mentre cresce la mobilitazione per il suo rilascio.

Il caso di Cecilia Sala, giornalista italiana arrestata a Teheran il 19 dicembre scorso, sta attirando l’attenzione di tutto il mondo istituzionale e diplomatico.

La giornalista italiana Cecilia Sala, in una foto diffusa il 27 dicembre 2024 dopo la notizia del suo arresto – Credits ANSA-CHORA MEDIA (qnm)

La reporter, 29 anni, si trova attualmente detenuta nel carcere di Evin, ben noto e oggetto di frequenti interrogazioni internazionali per le dure condizioni riservate ai dissidenti e ai prigionieri politici.

L’arresto di Cecilia Sala: cosa sappiamo

Le motivazioni dietro l’arresto della giornalista non sono ancora state chiarite dal regime di Teheran. Ma le autorità italiane e internazionali sono impegnate a fare luce sulla vicenda nel tentativo di garantire la sicurezza della giornalista.

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In Italia, il caso ha generato una vasta mobilitazione, mentre l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, dopo molte insistenze ha finalmente potuto visitare la reporter in carcere per accertarsi delle sue condizioni. Al centro dell’attenzione anche le testimonianze di chi conosce le difficoltà della detenzione in Iran, come quelle Alessia Piperno, la travel blogger arrestata nel 2022 e successivamente rilasciata.

Le circostanze dell’arresto di Cecilia Sala

La reporter, arrestata nell’albergo dove soggiornava a Teheran, era in Iran per realizzare reportage sul movimento delle giovani iraniane, tema centrale del suo lavoro e del suo libro “L’incendio”. Sala era in possesso di un regolare visto giornalistico, ottenuto dopo una lunga attesa. La sua detenzione, avvenuta il 19 dicembre, è stata inizialmente gestita con discrezione dalla Farnesina, nel tentativo di favorire una risoluzione rapida del caso.

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L’arresto, ancora privo di una motivazione formale, viene giustificato con vaghi riferimenti a presunti comportamenti illegali. Tra le ipotesi al vaglio c’è anche un possibile collegamento con il fermo, avvenuto in Italia, di un cittadino svizzero-iraniano richiesto in estradizione dagli Stati Uniti. Tuttavia, nulla sembra confermare un legame diretto con l’attività professionale svolta da Sala durante il suo soggiorno.

Il carcere di Evin e le sue condizioni

Cecilia Sala si trova in isolamento nel carcere di Evin, una struttura tristemente nota perché teatro da anni di frequenti casi di violazione dei diritti umani. Inaugurato nel 1972, il carcere è da sempre un simbolo delle repressioni politiche in Iran. La sezione 209, dove potrebbero trovarsi i prigionieri politici, è stata più volte denunciata da organizzazioni internazionali per le dure condizioni di detenzione, tra cui interrogatori protratti, abusi fisici e psicologici e restrizioni estreme.

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Alessia Piperno, che ha vissuto la stessa esperienza della detenzione a Evin nel 2022, ha raccontato di condizioni durissime: celle sovraffollate, cibo inadeguato, illuminazione continua e isolamento psicologico. Piperno, una travel blogger arrestata e rinchiusa per diverso tempo a Evin, ha espresso solidarietà alla famiglia di Sala, descrivendo le sfide emotive affrontate sia dai detenuti sia dai loro cari.

L’intervento della diplomazia italiana

Il governo italiano, guidato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, sta seguendo il caso con grande attenzione. La Farnesina ha dichiarato che Cecilia Sala si sarebbe in buona salute e che il governo è determinato a lavorare con discrezione per il suo rilascio. L’ambasciatrice Paola Amadei ha incontrato Cecilia in carcere e ha informato la famiglia sulle condizioni della giornalista, affaticata e preoccupata ma in condizioni discrete.

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Tajani ha anche sottolineato l’importanza di mantenere riservatezza per agevolare il dialogo con le autorità iraniane. La visita consolare e la possibilità per Sala di contattare i familiari sono stati considerati segnali positivi, ma la mancanza di accuse formali lascia ancora molte incertezze sul futuro della reporter.

Il caso di Cecilia Sala: reazioni internazionali e mobilitazione

La detenzione di Cecilia Sala ha generato preoccupazioni anche fuori dall’Italia. La Commissione Europea ha definito il caso “sensibile e preoccupante” e ha dichiarato di monitorare da vicino gli sviluppi. Gli Stati Uniti hanno condannato la pratica iraniana di trattenere cittadini stranieri come leva politica e hanno richiesto il rilascio immediato di Sala e di altri prigionieri detenuti ingiustamente.

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Il sostegno alla reporter arriva anche dalla comunità giornalistica internazionale, con richieste di trasparenza e di tutela e massimo rispetto per i diritti umani. La situazione ha acceso i riflettori sulla difficile condizione di chi opera come reporter in contesti autoritari, dove il rischio di intimidazioni e arresti arbitrari è particolarmente alto.

Cecilia Sala ospite della trasmissione tv Stasera c’è Cattelan – Credits ANSA (qnm)

Chi è Cecilia Sala

Cecilia Sala è una delle figure emergenti del giornalismo italiano. Nata a Roma nel 1995, ha iniziato la sua carriera collaborando con testate come Vice, Vanity Fair e L’Espresso. Si è distinta per la sua capacità di raccontare storie complesse dai fronti di conflitto più duri come quelli di Ucraina e Afghanistan.

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Cecilia Sala è nota anche per il podcast Stories, prodotto da Chora Media, dove esplora temi di attualità globale. Il suo approccio giornalistico è caratterizzato da rigore e passione, come dimostrato nei suoi lavori precedenti. La decisione di recarsi in Iran era motivata dalla volontà di approfondire il movimento delle giovani iraniane, un tema che le sta particolarmente a cuore.

Il sostegno di Alessia Piperno

Alessia Piperno, travel blogger arrestata in Iran nel 2022, ha espresso il suo sostegno a Cecilia Sala e alla sua famiglia. Piperno ha condiviso pubblicamente con alcuni approfondimenti i dettagli sulla sua esperienza a Evin, descrivendo condizioni di vita estremamente difficili all’interno del carcere. La blogger ha ricordato le umiliazioni subite, tra cui il rifiuto di concederle dopo molti giorni di detenzione coperte e abiti puliti, così come le intimidazioni psicologiche durante gli interrogatori.

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Piperno ha evidenziato tuttavia quanto la solidarietà internazionale percepita all’interno del cercare e il pensiero della famiglia siano stati fondamentali per superare quei momenti. Il suo messaggio alla famiglia di Sala è chiaro: “Sono certa che come nel mio caso tutti lavoreranno incessantemente per portarla a casa. Inutile cercare cause, sono certa che Cecilia non abbia fatto nulla di sbagliato, così com’è stato per me. La cosa fondamentale è che lei mantenga accesa la speranza e che le istituzioni facciano sentire la loro pressione, così come sarà importante la voce della gente comune, tutti dobbiamo continuare a lottare per la sua liberazione”.

Cecilia Sala, una vicenda aperta

La vicenda di Cecilia Sala rimane aperta e incerta, ma l’attenzione internazionale e l’impegno delle autorità italiane rappresentano segnali importanti per una risoluzione positiva. Il suo caso evidenzia le difficoltà affrontate dai giornalisti in contesti repressivi, sottolineando l’importanza di difendere la libertà di stampa e i diritti umani. Le prossime ore saranno cruciali per determinare il futuro di Sala e per riaffermare i principi fondamentali del giornalismo indipendente.

Stefano Benzi

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