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Tregua a Gaza: liberati gli ostaggi israeliani e i prigionieri palestinesi

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Stefano Benzi

Giornata decisiva con l’attesissima tregua che si è finalmente concretizzata, una svolta storica dopo 15 mesi di un conflitto devastante

Una giornata diversa da tutte le altre dopo 15 mesi di dramma, vittime, conflitti e droni. La giornata di domenica è stata caratterizzata da emozioni contrastanti, con festeggiamenti per la liberazione di ostaggi e prigionieri e un doloroso ritorno alla realtà per molte famiglie che si trovano a dover affrontare le conseguenze della guerra.

Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbracher, le prime donne liberate dopo la tregua – Credits ANSA (qnm)

Ma forse anche il fatto che il proprio caro elencato tra i prigionieri, non tornerà mai.

Il via alla tregua

Domenica, Hamas ha rilasciato i primi tre ostaggi israeliani mentre Israele ha liberato ben 90 prigionieri palestinesi come primo punto dell’accordo bilaterale. Uno scambio che è il primo passo nell’ambito di una tregua che ha temporaneamente sospeso un conflitto che ha causato distruzione senza precedenti nella Striscia di Gaza. Gli ostaggi israeliani liberati, tra cui Romi Gonen, Doron Steinbrecher ed Emily Damari, sono stati accolti con lacrime di gioia e sollievo dalle loro famiglie al centro medico Sheba.

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Emily, che aveva perso due dita durante il giorno del suo rapimento, ha abbracciato la madre mostrando un sorriso che ha commosso l’intera nazione.

Dall’altra parte, i prigionieri palestinesi rilasciati, tra cui 69 donne e 21 adolescenti provenienti dalla Cisgiordania e da Gerusalemme, sono stati accolti come eroi. A Ramallah, migliaia di persone hanno celebrato il loro ritorno con fuochi d’artificio e canti di gioia.

Le conseguenze del conflitto a Gaza

La tregua ha permesso a molte famiglie di Gaza di tornare nei loro quartieri devastati per valutare i danni e cercare di ricostruire le loro vite. Nel nord della Striscia, uno dei luoghi più colpiti dai bombardamenti, i residenti si sono trovati di fronte a un paesaggio di macerie e detriti.

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In altre aree, le famiglie hanno iniziato a raccogliere ciò che restava delle loro abitazioni, utilizzando carretti e furgoni per trasportare le poche cose rimaste. “Abbiamo sperato di trovare almeno una stanza ancora intatta – hanno raccontato i superstiti tornando a Gaza – ma tutto è distrutto. La situazione è tragica”.

Tregua: festeggiamenti e dolore tra i palestinesi

Nonostante il sollievo per la fine temporanea del conflitto, molti palestinesi vivono un misto di gioia e dolore. A Khan Younis, i combattenti di Hamas sono stati accolti con applausi e canti mentre attraversavano le strade della città. I residenti, sventolando bandiere palestinesi, hanno celebrato il cessate il fuoco, ma con un peso nel cuore per le perdite subite.

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Nei campi profughi come Jabalia, molte famiglie hanno trovato le loro case ridotte in macerie. Nonostante il dolore, molti hanno espresso speranza che il cessate il fuoco possa segnare l’inizio di una nuova fase.

La festa di alcune comunità arabe alla notizia della tregua – Credits ANSA (qnm)

Il ruolo degli aiuti umanitari

Dopo mesi e mesi con l’inizio della tregua, quella di ieri è stata la prima giornata senza le sirene degli allarmi bimba. In compenso lunghe file di camion carichi di aiuti umanitari hanno attraversato i valichi di frontiera, portando carburante e beni di prima necessità nella Striscia di Gaza. Il programma prevede che aleno 600 camion al giorno raggiungano la popolazione durante le sei settimane della tregua iniziale. Molti i mezzi provenienti dall’Italia che contengono viveri, acqua, medicine.

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Metà degli aiuti saranno destinati al nord della Striscia, dove la situazione è particolarmente critica sia per quanto riguarda il cibo che l’acqua in una situaizione drammatica anche dal punto di vista igienico.

L’arrivo degli aiuti ha dato un po’ di speranza alla popolazione, anche se la strada verso la ricostruzione è ancora lunga.

Le sfide politiche dopo la tregua

La tregua arriva in un contesto politico delicato. Il governo israeliano si trova diviso, con il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir che ha lasciato il gabinetto in segno di protesta. Altri esponenti di destra, come il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, hanno minacciato di dimettersi se il conflitto non porterà alla distruzione completa di Hamas.

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Sul fronte internazionale, il cessate il fuoco ha ricevuto il sostegno degli Stati Uniti. Il presidente Joe Biden, al suo ultimo giorno in carica, ha dichiarato: “Siamo arrivati a questo punto grazie alla pressione esercitata su Hamas da Israele, con il sostegno degli Stati Uniti”. Tuttavia, l’amministrazione di Donald Trump ha già espresso una linea dura, affermando che Hamas non dovrà mai più governare Gaza.

Un bus di prigionieri palestinesi torna verso Gaza – Credits ANSA (qnm)

Speranze e incertezze per il futuro

La tregua offre una pausa tanto necessaria in una guerra che ha devastato la regione, uccidendo oltre 47.000 palestinesi e 400 soldati israeliani, secondo i dati ufficiali, sicuramente approssimati per difetto. Tuttavia, molti temono che la pace sia solo temporanea. Hamas ha utilizzato questa tregua per riaffermare la propria presenza, con combattenti e forze di polizia che sono tornati in strada. “Questa tregua è totale e completa, Dio volendo, e non torneremo indietro,” ha dichiarato uno dei portavoce di Hamas.

Stefano Benzi

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