La tradizionale cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario a Milano e Napoli segnata dalla protesta dei magistrati contro la riforma Nordio, accusata di minare l’indipendenza della magistratura
L’inaugurazione dell’Anno giudiziario a Milano e Napoli si è tenuta oggi in un clima di forte tensione, segnato dalle proteste dei magistrati contro la riforma della giustizia proposta dal ministro Carlo Nordio.
Ci sono stati presidi, un breve corteo ma soprattutto gesti simbolici come l’ostentazione della Costituzione. I giudici hanno scelto un modo evidente e clamoroso per denunciare quella che secondo loro è una riforma che potrebbe comportare molti rischi nei confronti dell’autonomia della magistratura.
A Milano e Napoli, i rappresentanti dell’associazione nazionale magistrati hanno scelto di lasciare simbolicamente l’aula durante gli interventi dei rappresentanti del governo. E a Napoli, dove era prevista proprio la presenza del ministro Carlo Nordio, la cosa ha scatenato ovviamente molti commenti.
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L’apertura dell’anno giudiziario è un evento molto sentito, una sorta di scadenza fissa molto rappresentativa anche dal punto di vista istituzionale e cerimoniale, i magistrati presentano i dati dell’anno appena trascorso e fissano gli obiettivi del nuovo anno in un bilancio che spesso deve tenere conto di quelle che sono le questioni politiche. E quest’anno, con tutto quello che pesa sulla riorganizzazione della magistratura italiana, un evento del genere non poteva che essere ancora più atteso, in un vivacissimo confronto sul futuro della giustizia italiana ed evidenziando profonde divisioni tra magistrati, governo e avvocati.
A Milano, circa 150 magistrati si sono riuniti sulla scalinata principale del Palazzo di Giustizia, sfidando la pioggia per protestare contro la riforma Nordio. Con la Costituzione in mano e una coccarda tricolore sulla toga, hanno dato vita a una manifestazione simbolica, esibendo frasi storiche, in particolare di Piero Calamandrei, uno dei padri della costituzione italiana, su alcuni banner.
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Emanuela Andretta, presidente della Giunta esecutiva centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), ha voluto sottolineare il momento con un accento particolarmente solenne e grave: “Questa riforma mette a rischio tutti gli italiani. Compromettere l’autonomia e l’indipendenza della magistratura significa danneggiare il cittadino, non il magistrato”.
Come annunciato, gran parte dei magistrati – non tutti – hanno lasciato l’aula magna del tribunale durante l’intervento della rappresentante del ministero della Giustizia.
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Il presidente della Corte d’Appello di Milano, Giuseppe Ondei, ha criticato aspramente il clima di tensione istituzionale: “Non è accettabile che interventi tecnici dei capi degli uffici giudiziari vengano interpretati come interferenze o attacchi gratuiti”. Ondei ha inoltre ricordato il famoso appello “Resistere, resistere, resistere” di Francesco Saverio Borrelli, rilanciato in aula anche dal consigliere del CSM, Dario Scaletta che molti altri magistrati hanno rielaborato e aggiornato con un sintetico “Procedere, procedere, procedere…”
A Napoli, la protesta dei magistrati si è svolta in un clima altrettanto teso. Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli, ha deciso di non partecipare alla cerimonia a Castel Capuano: “Preferisco restare in ufficio a lavorare. Non vedo utilità nella mia presenza, considerata l’assenza di un vero confronto tecnico sulla riforma”.
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Durante l’inno di Mameli, i magistrati presenti hanno mostrato copie della Costituzione, sottolineando simbolicamente il loro dissenso. E quando il ministro Carlo Nordio ha preso la parola, molti magistrati hanno abbandonato la sala.
Anche per questo le parole del ministro Nordio erano particolarmente attese. Il Guardasigilli inizialmente ha cercato di smorzare le tensioni: “La riforma non ha l’obiettivo di umiliare la magistratura e nemmeno di destrutturarla. È una riforma, soprattutto tecnica che è diventata necessaria per adeguare la giustizia ai tempi moderni”.
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Nordio ha inoltre ribadito il suo rispetto per la magistratura: “Non si può pensare che un ministro con trent’anni di esperienza nella magistratura voglia minarne l’autonomia. Il nostro lavoro prosegue insieme, verso un’unica direzione. Velocizzare, migliorare, ampliare il senso del nostro lavoro in un momento che storicamente è di grande e profonda trasformazione per tutte le forze costituzionali di un paese complesso come il nostro”.
Tuttavia, le sue parole non sono riuscite a placare le critiche dei magistrati.
Cristina Curatoli, presidente della giunta distrettuale dell’ANM Napoli, ha commentato le parole di Nordio senza lesinare critiche al governo: “Questa riforma rischia di minare alla base l’indipendenza della magistratura. Non basta dichiarare che l’autonomia è tutelata, serve un confronto serio e approfondito per evitare che venga compromessa. Le riforme non sono mai a senso unico”.
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Curatoli ha anche sottolineato il forte simbolismo della protesta: “Oggi abbiamo dimostrato che la magistratura è compatta e pronta a difendere la giustizia, che deve restare al servizio dei cittadini”.
In aula, l’Ordine degli Avvocati di Napoli ha ribadito la necessità di un dialogo costruttivo con il governo. Carmine Foreste, presidente dell’Ordine, ha sottolineato che le riforme possono anche essere un’occasione: “La giustizia deve funzionare per tutti, e questa riforma può essere un’opportunità se ben strutturata. Tuttavia, è indispensabile che vengano ascoltati tutti gli attori coinvolti”.
Tra i punti più controversi della riforma, la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri continua a sollevare forti perplessità. Secondo l’ANM, questa misura potrebbe compromettere l’unità della giurisdizione.
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“Non si comprende perché separare delle carriere che, di fatto, già lo sono. La separazione rischia di creare una distanza insormontabile tra chi accusa e chi giudica, alterando gli equilibri del processo” ha aggiunto Cristina Curatoli parlando della riforma.
Da una parte Nordio ha invitato al dialogo e a evitare inutili tensioni. Dall’altra i magistrati temono che la separazione delle carriere possa aprire la strada a un controllo politico sulle indagini. “Non c’è bisogno di scrivere esplicitamente che i pubblici ministeri saranno assoggettati al potere esecutivo. La riforma parla da sola e ne mostra chiaramente i rischi”, ha aggiunto ancora Cristina Curatoli.
La protesta dei magistrati ha avuto un forte impatto anche sull’opinione pubblica. I cittadini presenti alle cerimonie di inaugurazione hanno mostrato solidarietà verso i magistrati, condividendo la preoccupazione per l’indipendenza della giustizia. Accanto ai presidi dei togati anche molti privati cittadini.
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Al termine delle cerimonie, l’Associazione Nazionale Magistrati ha tracciato un bilancio delle proteste. Cristina Curatoli ha dichiarato: “La giornata di oggi dimostra la compattezza della magistratura davanti a riforme che rischiano di compromettere il cuore della giurisdizione”.
In chiusura di giornata, a margine delle proteste, sono da registrare anche le parole di Ignazio La Russa, presidente del Senato: “Protestare è legittimo, ma ricordiamo anche che se tutto resta nell’alveo della Costituzione, nessuno può arrogarsi il diritto di cancellare quelle che sono le decisioni che prende il Parlamento. Bisogna prendere atto, dimostrando capacità di ascolto e di confronto…”
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