Il processo per l’omicidio di Fabio Ravasio, travolto e ucciso a Parabiago nell’agosto 2024, si è aperto oggi davanti alla Corte d’Assise di Busto Arsizio, tra gli imputati, la compagna della vittima, Adilma Pereira Carneiro, detta la “Mantide di Parabiago”
Si è aperto questa mattina presso la Corte d’Assise di Busto Arsizio il processo per l’omicidio di Fabio Ravasio, il 52enne travolto e ucciso da un’auto mentre tornava a casa in bicicletta il 9 agosto dello scorso anno.
Sul banco degli imputati otto persone, accusate a vario titolo di concorso in omicidio volontario e premeditato. Tra di loro spicca il nome di Adilma Pereira Carneiro, la compagna della vittima, soprannominata la Mantide di Parabiago, considerata dagli inquirenti la mente dietro il piano omicida.
La morte di Fabio Ravasio, persona molto nota e stimata a Parabiago, era stato un vero e proprio motivo di shock per la popolosa comunità della zona, dove tutti conoscono tutti e dove l’uomo era molto conosciuto e benvoluto.
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Inizialmente sembrava essere un incidente stradale. Appassionato di bicicletta, Ravasio era morto in uno schianto violentissimo con un’auto mentre dopo un allenamento stava tornando verso casa. In realtà sono bastate poche ore agli inquirenti per svelare un piano drammatico per uccidere l’uomo e impossessarsi della sua eredità.
Secondo la ricostruzione delle indagini, Ravasio sarebbe stato vittima di un complotto ideato dalla sua compagna – soprannominata dopo il fatto di sangue la Mantide di Parabiago – per appropriarsi del suo patrimonio, stimato in circa 3 milioni di euro. Gli altri imputati avrebbero collaborato con la donna per realizzare un piano dettagliato, culminato con l’investimento mortale.
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La Corte ha ammesso come parte civile i genitori della vittima, Annamaria Trentarossi e Mario Ravasio, oltre al cugino Giuseppe Ravasio. Tra i dettagli emersi, spicca la presunta manipolazione di documenti da parte della Carneiro per favorire i propri figli come eredi.
La vicenda ruota interamente attorno alla figura di Adilma Pereira Carneiro, indicata dagli inquirenti come il cervello dell’intero piano criminale. Una figura di grande personalità e capace di riunire intorno a sé persone soggiogate dalle sue capacità di convincimento e pronte a tutto. Anche a uccidere.
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Gli altri imputati sono Igor Benedito, figlio della Carneiro, che secondo le accuse era alla guida dell’auto al momento dell’omicidio ed è dunque l’esecutore materiale dell’omicidio, e Marcello Trifone, marito della donna, che avrebbe partecipato attivamente al complotto. E poi ancora Fabio Oliva, meccanico e amante della Carneiro, che avrebbe avuto un ruolo logistico, aiutando a preparare il veicolo utilizzato per il delitto.
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Tra gli imputati figurano anche Massimo Ferretti, un altro amante della donna, e Fabio Lavezzo, fidanzato della figlia della Carneiro. Gli ultimi due indagati – Mirko Piazza e Mohamed Daibi – infine, sarebbero stati incaricati di garantire che l’omicidio si svolgesse senza ostacoli, simulando incidenti e distraendo eventuali testimoni.
Gli otto imputati, accusati a vario titolo di omicidio volontario premeditato, rappresentano il cuore di un caso che ha sconvolto la comunità locale e attirato l’attenzione dei media nazionali. Durante il processo, i legali delle parti civili hanno insistito sull’importanza della premeditazione come elemento chiave per l’accusa.
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Questa mattina Massimo Ferretti ha chiesto e ottenuto di poter leggere un messaggio in aula con il quale si è dichiarato sinceramente pentito di quanto accaduto: “Non ero io… mi vergogno di quello che ho fatto e posso solo implorare il perdono. Per tutta la vita sono pronto a lavorare per restituire materialmente quello che ho tolto. Ma per conquistare il perdono delle persone che ho ferito temo una vita non basterà. Anche se non smetterò mai di chiederlo e di impegnarmi per meritarmelo…”
Parole ascoltate a testa bassa dai parenti di Fabio Ravasio presenti in aula…
L’incidente che ha portato alla morte di Fabio Ravasio è avvenuto in una calda serata d’agosto a Parabiago. Ravasio stava tornando a casa in bicicletta quando è stato improvvisamente investito da una Opel Corsa nera. La vettura, poi ritrovata dagli inquirenti, era stata manomessa per alterarne la targa e renderne difficile l’identificazione.
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Al volante, secondo quanto emerso dalle indagini, si trovava Igor Benedito, figlio della Carneiro, che indossava una parrucca per mascherare la propria identità. Marcello Trifone, marito della donna, era seduto al suo fianco e avrebbe dato istruzioni durante l’esecuzione del piano. Massimo Ferretti, Mirko Piazza e Mohamed Daibi si trovavano nelle vicinanze e avrebbero contribuito a creare una situazione di caos, bloccando il traffico per facilitare la fuga degli esecutori.
Le forze dell’ordine, nonostante gli accorgimenti presi dal gruppo per nascondere il coinvolgimento, sono riuscite a risalire rapidamente all’intestataria dell’auto, che era la stessa Adilma Pereira Carneiro. Gli arresti sono avvenuti tra il 22 e il 26 agosto 2024, con Fabio Lavezzo che è stato il primo a confessare, fornendo dettagli cruciali sul piano e sul ruolo di ciascun imputato.
Secondo le accuse, Adilma Pereira Carneiro avrebbe pianificato l’omicidio per impossessarsi del patrimonio di Fabio Ravasio, composto da beni mobili e immobili dal valore complessivo di 3 milioni di euro. Le indagini hanno rivelato che la donna aveva cercato di far registrare i suoi figli come eredi legittimi, sfruttando documenti falsi e manipolazioni burocratiche. Questo tentativo, però, è fallito a causa della mancanza di un riconoscimento formale da parte di Ravasio.
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Il patrimonio rappresentava una forte motivazione per la Carneiro, che secondo le intercettazioni avrebbe promesso una parte dei beni agli altri imputati in cambio della loro collaborazione. Fabio Oliva, meccanico di fiducia della donna, avrebbe rimesso in funzione l’auto utilizzata per l’investimento, mentre il genero Fabio Lavezzo avrebbe nascosto il veicolo dopo il delitto.
Nel corso dell’udienza – come detto – Massimo Ferretti ha chiesto di essere ammesso alla giustizia riparativa. Ma il pubblico ministero Ciro Caramore si è opposto fermamente alla richiesta, giudicandola inappropriata vista la gravità dei fatti.
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Parallelamente, sono state avanzate richieste di perizie psichiatriche per Marcello Trifone e Igor Benedito. La difesa ha sostenuto che ci sarebbero dubbi sulla capacità di intendere e di volere dei due imputati. Totalmente soggiogati dalla Carneiro. In particolare, Trifone avrebbe mostrato segnali di instabilità durante gli interrogatori. La Corte ha accolto la richiesta di una consulenza preliminare, rinviando la decisione sulla perizia definitiva all’esito delle analisi.
Le indagini, concluse a novembre 2024, hanno fornito un quadro dettagliato del piano omicida. Intercettazioni telefoniche, testimonianze e prove raccolte sul luogo del delitto hanno contribuito a ricostruire il ruolo di ciascun imputato.
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Durante la fase preliminare, Adilma Pereira Carneiro aveva chiesto il rito abbreviato insieme ad altri tre imputati, ma la richiesta è stata rigettata dal giudice Veronica Giacoia. Una decisione accolta con soddisfazione dalla famiglia di Fabio Ravasio, che vede nell’aggravante della premeditazione un elemento essenziale per ottenere giustizia.
Gli inquirenti hanno sottolineato come il gruppo avesse pianificato nei minimi dettagli l’omicidio, effettuando sopralluoghi lungo il tragitto percorso abitualmente dalla vittima. Questo elemento, unito alle intercettazioni, ha convinto il giudice a negare qualsiasi attenuante.
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La tragica morte di Fabio Ravasio e le accuse contro la “Mantide di Parabiago” – così come fu soprannominata quasi subito dai giornalisti che seguirono il caso – hanno attirato l’attenzione di numerosi media, locali e nazionali. La trasmissione televisiva “Un giorno in pretura” ha deciso di documentare il processo, ottenendo il permesso di riprendere tutte le fasi e le udienze del processo. Una sintesi del procedimento sarà trasmessa al termine del processo, offrendo al pubblico una visione completa della vicenda giudiziaria.
L’udienza odierna si è conclusa con un rinvio al 24 febbraio 2025, data in cui verranno esaminate nuove prove e perizie. Il processo per l’omicidio di Fabio Ravasio si preannuncia complesso e ricco di colpi di scena.
La famiglia della vittima, rappresentata dagli avvocati Barbara D’Ottavio e Francesco Arnone, attende con ansia il verdetto, mentre la difesa degli imputati continua a sostenere tesi di innocenza o a cercare attenuanti di natura psicologica. La stessa Carneiro per bocca dei suoi avvocati ha negato con forza il suo coinvolgimento e soprattutto il suo ruolo guida nel fatto di sangue.
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