L’Aga Khan IV, guida spirituale degli ismailiti e fondatore dell’Aga Khan Development Network, è morto a Lisbona all’età di 88 anni, filantropo e imprenditore, ha lasciato un segno importante anche in Italia con lo sviluppo turistico della Costa Smeralda
È morto martedì a Lisbona Karim Aga Khan IV, leader spirituale della comunità ismailita e fondatore dell’Aga Khan Development Network (AKDN), una delle reti filantropiche più influenti al mondo.
La notizia è stata comunicata dalla sua stessa fondazione, che ha annunciato che il successore del sovrano sarà reso noto nei prossimi giorni dopo la lettura delle volontà del defunto.
Per tutti era l’Aga Khan, tanto che nell’immaginario collettivo molti italiani pensavano che questo fosse il suo vero nome. Un termine che era estremamente iconico nel nostro paese a significare una fortuna immensa, una ricchezza inimmaginabile.
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In realtà Aga Khan è in senso letterale una onorificenza, la più alta in assoluto per il mondo musulmano ismailita: nella radice lessicale delle lingue turca e farsi Aga Khan significa “il grande signore”. Il primo titolo, paragonabile a quella di un sovrano, fu concesso per la prima volta ad Hasan Ali Shah, il primo Aga Khan, riconosciuto nel 1838 come il leader assoluto di una comunità che oggi rappresenta oltre 20 milioni di musulmana.
Il suo vero nome era Shah Karim al-Hussaini ed era il quarto Aga Khan, nominato oltre 60 anni fa alla guida di una comunità estremamente ricca, potente e influente che si divide tra 35 Paesi e che riunisce il mondo ismailita e sciita. Considerato discendente diretto del profeta Maometto, al-Hussaini aveva ereditato il titolo dal nonno, l’Aga Khan III.
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Nella nota ufficiale diffusa dopo la morte del sovrano, l’Aga Khan Development Network ha espresso il proprio cordoglio alla famiglia e ai fedeli della comunità, confermando che il lavoro dell’organizzazione proseguirà proseguendo nella visione del suo fondatore: “Il modo migliore per onorare l’eredità e la memoria del nostro leader sarà quello di continuare a migliorare la qualità della vita delle persone e delle comunità in tutto il mondo, indipendentemente dalla loro fede o provenienza”.
In un mondo musulmano estremamente frammentario e diviso tra molteplici correnti di pensiero, gli ismailiti, sono la corrente progressista dell’Islam sciita, sono generalmente considerati moderati e molto più aperti e tolleranti rispetto alle frange più integraliste.
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Gli ismailiti fanno parte del ramo sciita nizarita, che riconosce un’interpretazione più flessibile e intellettuale dell’Islam votata a istruzione, pluralismo, tolleranza e integrazione. Mentre alcuni gruppi sciiti possono essere più rigorosi o conservatori, gli ismailiti sono generalmente moderati e favorevoli alla modernità. L’Aga Khan ha sempre sostenuto un Islam aperto, improntato al progresso sociale ed economico, e lontano dall’estremismo religioso.
In questo senso i sessant’anni di regno dell’Aga Khan IV hanno rappresentato un impegno enorme sia dal punto di vista imprenditoriale che filantropico. Sotto la sua guida, l’AKDN si è trasformata in un’organizzazione chiave per lo sviluppo sociale ed economico, operando in settori che spaziano dalla sanità all’istruzione, fino allo sviluppo urbano e rurale.
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Tra i suoi progetti più noti figura la creazione della Costa Smeralda, l’esclusiva area turistica in Sardegna che oggi è una delle mete più lussuose del Mediterraneo. L’iniziativa, avviata negli anni ‘60, ha trasformato una regione allora poco sviluppata in una delle destinazioni più esclusive d’Europa, attirando investitori e celebrità da tutto il mondo. Famoso l’impegno dell’Aga Khan nel settore delle costruzioni e dei restauri ai quali dedicava risorse immense. Ogni anno Karim al Hussaini finanziava opere di grande costruzione sovvenzionando la costruzione di ponti e acquedotti. Uno dei premi più prestigiosi del mondo per l’architettura portava il suo nome…
Parallelamente, Shah Karim al-Hussaini ha promosso iniziative sanitarie e sociali nei Paesi in via di sviluppo, contribuendo alla creazione di ospedali, scuole, acquedotti e programmi di microcredito destinati alle fasce più povere della sua comunità.
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In particolare, si è dedicato al miglioramento delle condizioni di vita di molte popolazioni in Africa e in Asia, con programmi di accesso all’acqua potabile, ai servizi sanitari e allo sviluppo agricolo.
Nonostante la sua dedizione alla filantropia, l’Aga Khan IV era noto anche per il suo stile di vita estremamente lussuoso. Possedeva jet privati, yacht di lusso e un’isola nei Caraibi, oltre a una rete di residenze esclusive, tra le quali la sontuosa tenuta di Aiglemont, in Francia, sede del suo quartier generale, una delle residenze più ricche del mondo.
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Il suo patrimonio personale era stimato intorno ai 13 miliardi di dollari, derivanti da investimenti nelle costruzioni tra settore alberghiero, compagnie aeree, ma anche dall’allevamento di cavalli da corsa, la sua grande passione.
Shah Karim al-Hussaini ha sempre sostenuto che la sua ricchezza non fosse in contrasto con il suo ruolo religioso… “I soldi sono solo un mezzo per migliorare la qualità della vita della comunità ismailita. Un imam non deve ritirarsi dalla vita di tutti i giorni – aveva dichiarato recentemente in un’intervista al New York Times – l’Imam non deve essere solo una guida spirituale, un leader religioso, ma un uomo che ogni giorno operi per accrescere il benessere. La religione non è privazione, e nemmeno sacrificio. La religione deve portare luce, cultura, benessere e integrazione. L’Islam non divide. La nozione di divisione tra fede e mondo è del tutto estranea agli insegnamenti del profeta… La fede è l’acqua nel deserto.”
L’Aga Khan IV aveva ricevuto il suo titolo nel 1957, succedendo al nonno che aveva scelto di saltare una generazione per affidare la guida degli ismailiti a un leader giovane e capace di affrontare i profondi cambiamenti globali dell’epoca. Shah Karim al-Hussaini aveva solo 20 anni e studiava alla Harvard University.
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Il ruolo della guida spirituale ismailita non è solo religioso, ma anche sociale e politico. Nel corso degli anni, l’Aga Khan IV ha dialogato con leader mondiali, promuovendo l’integrazione della comunità ismailita nei vari Paesi in cui è presente.
Una delle sue iniziative più rilevanti è stata la mediazione con il governo canadese, che ha permesso a migliaia di musulmani ismailiti di trovare rifugio in Canada dopo essere stati espulsi dall’Uganda nel 1972 dal feroce dittatore Idi Amin che sterminò intere comunità di suoi sudditi.
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Nel 2010, il governo canadese gli ha concesso la cittadinanza onoraria, riconoscendo il suo impegno umanitario. Tuttavia, il suo rapporto con il Canada è stato anche segnato da controversie, come quando nel 2017 il primo ministro Justin Trudeau è stato criticato per aver accettato un soggiorno non dichiarato nella sua residenza privata alle Bahamas, in un periodo in cui l’AKDN riceveva finanziamenti dal governo canadese.
Con la sua morte, si apre ora la questione della successione alla guida della comunità ismailita. Secondo la tradizione, il successore viene scelto attraverso un testamento, e il nome sarà annunciato solo dopo la lettura delle ultime volontà dell’Aga Khan IV.
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Karim al-Hussaini, ha quattro figli, avuti dai suoi due matrimoni: la primogenita Zahra, 54 anni, ambasciatrice del Network per i programmi di istruzione e sanità, Hussain che si occupa di tutela ambientale, Aly Muhammad – il più giovane, 25 anni – attivissimo nel ramo culturale della fondazione e Rahim, il primo maschio che quasi certamente sarà il suo successore.
La scomparsa dell’Aga Khan IV segna la fine di un’era per la comunità ismailita e per il mondo della filantropia internazionale. Il suo ruolo di leader religioso, imprenditore e benefattore lo ha reso una figura unica nel panorama mondiale, capace di unire fede, modernità e sviluppo economico.
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