È trascorsa senza ulteriori allarmi la notte di Papa Francesco dopo la grave crisi respiratoria di ieri che ha costretto il pontefice, ricoverato al Gemelli, a terapie d’urgenza
Una notte tranquilla dopo la grande paura di ieri. Una crisi respiratoria improvvisa che ha costretto i medici del Policlinico Gemelli, dove Papa Francesco è ricoverato da dieci giorni, ad adottare una terapia d’urgenza: trasfusione e ossigeno.
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Le informazioni rilasciate dall’ospedale e dalla sala stampa della Santa Sede evidenziano un quadro clinico complesso, caratterizzato da una crisi respiratoria asmatiforme, aggravata da complicanze ematologiche e misure terapeutiche mirate, senza però scadere in formule troppo meccaniche o freddi elenchi.
La crisi di Papa Francesco
C’era attesa per il comunicato di questa mattina relativo alla notte appena passata. La Sala stampa vaticana ha comunicato che “la notte è trascorsa tranquilla, il Papa ha riposato”. Una dichiarazione che per quanto sintetica, introduce un quadro che si sviluppa in maniera dinamica nel corso della giornata.
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Il fatto che il Pontefice abbia potuto riposare viene presentato come un momento di tregua in un contesto in cui la sua condizione è sottoposta a continui controlli medici soprattutto dopo la crisi di ieri.
Il quadro clinico del Papa
I bollettini medici offrono una visione dettagliata del quadro clinico di Papa Francesco. Viene infatti evidenziato che, a seguito della crisi respiratoria, il Pontefice ha dovuto sottoporsi a una trasfusione, dato che gli esami del sangue hanno rivelato una condizione comunque preoccupante. Le analisi indicano infatti la presenza di una piastrinopenia, ossia una marcata riduzione delle piastrine, e di un’anemia, situazione che ha reso necessarie emotrasfusioni per ristabilire un equilibrio ematologico.
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La scelta di intervenire tempestivamente con tali misure riflette la complessità del quadro clinico, che si caratterizza per una serie di criticità interconnesse.
Il personale medico, composto da specialisti in diverse aree, si è trovato a gestire non solo una crisi respiratoria prolungata e tipica di notevoli difficoltà delle vie aeree – ma anche le complicanze derivanti dalle alterazioni del sangue.
Non solo la polmonite
Le misure terapeutiche adottate, come l’applicazione di ossigeno ad alti flussi, sono essenziali per garantire un’adeguata ossigenazione. Il tutto in un quadro in cui la polmonite bilaterale, causata da un’infezione polimicrobica già evidenziata nei giorni scorsi, rende difficile una respirazione normale. Questa sinergia di interventi, che va dalla gestione delle vie respiratorie a quella della circolazione ematica, è accompagnata dalla cautela che i medici esprimono nel comunicare che “al momento la prognosi è riservata”.
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Tale affermazione indica una prudenza necessaria, che lascia aperta la possibilità di ulteriori sviluppi, pur sottolineando che, nonostante tutto, il Papa non è definito come “fuori pericolo”.
La crisi respiratoria di Papa Francesco
Nel corso della giornata di ieri, dopo un’altra nottata molto tranquilla, la situazione si era evoluta improvvisamente. Già in mattinata i medici avevano evidenziato alcuni segnali di difficoltà, soprattutto legati al sistema respiratorio.
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La crisi respiratoria è perdurata per tutta la giornata di sabato tant’è che quasi subito la Santa Sede si è affrettata a comunicare che l’Angelus previsto per oggi alle 12 sarebbe stato diffuso solo in forma scritta. Niente discorso pubblico e niente apparizione alla finestra del decimo piano del Gemelli, dove diversi fedeli anche ieri hanno sperato di poter vedere Papa Francesco, anche solo per pochi secondi.
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Controlli ematici
Nel corso della giornata di ieri altri esami del sangue hanno offerto ulteriori dettagli che hanno evidenziato un peggioramento delle condizioni ematologiche. La rilevazione della piastrinopenia e dell’anemia, che ha spinto i medici a procedere con emotrasfusioni, si configura come un segnale importante del progressivo aggravarsi della situazione.
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Nonostante questi interventi, la comunicazione ufficiale continua a ribadire che il Papa, pur essendo “più sofferente rispetto a ieri”, mantiene uno stato di vigilanza e non risulta immediatamente in pericolo di vita. Molta cautela nelle parole dei medici ribadita più volte in tutte le comunicazioni ufficiali.
La risposta delle istituzioni
L’aggiornamento costante dei dati clinici non si limita a interessare il mondo interno al Vaticano, ma coinvolge anche il panorama internazionale. La Casa Bianca, ad esempio, ha espresso preoccupazione per la situazione, comunicando scirvendo in una breve dichiarazione… Preghiamo per il Papa”.
La notizia che anche il presidente Donald Trump sia stato informato delle condizioni del Papa ha rafforzato questa percezione di un’attenzione globale, evidenziando come la gestione della crisi sia oggetto di monitoraggio anche da parte di istituzioni esterne.
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Parallelamente, nella Chiesa di San Giovanni Laterano a Roma, il cardinale Baldo Reina ieri ha presieduto una funzione in cui viene espressa una particolare intercessione per la salute di Papa Francesco. La stessa cosa sarà officiata oggi nel corso delle messe che si terranno in tutte le chiese, in Italia e all’estero davanti a centinaia di migliaia di fedeli in preghiera.
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Il ricovero dopo la crisi del Papa
Il contesto in cui Papa Francesco è in cura è caratterizzato da molta riservatezza e una estrema specializzazione. L’ospedale Gemelli, da giorni teatro di un intenso monitoraggio medico, adotta protocolli rigorosi e utilizza strumenti diagnostici all’avanguardia per controllare costantemente i parametri vitali del Pontefice.
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I medici, coordinati in un team multidisciplinare, seguono con attenzione ogni variazione nei livelli di ossigeno e nei risultati degli esami ematochimici, in un percorso che si adatta dinamicamente all’evolversi della situazione.
Attesa e preghiera
La narrazione degli eventi relativi alle condizioni di Papa Francesco si sviluppa in un racconto in continuo mutamento. Fin dalle prime ore del mattino, il monitoraggio in tempo reale ha permesso di evidenziare l’insorgenza di una crisi respiratoria che persiste e richiede interventi costanti.
Le difficoltà nel mantenere una funzione respiratoria ottimale, aggravata dalla presenza di una polmonite bilaterale, impongono l’uso continuativo di ossigeno ad alti flussi, una misura che si è dimostrata essenziale per garantire una corretta ossigenazione del sangue.
Papa Bergoglio, è in carica dal 13 marzo 2013 dopo la rinuncia di Papa Benedetto XVI, deceduto poi il 31 dicembre 2022 a 95 anni.