George Foreman è morto a 76 anni, il due volte campione del mondo dei pesi massimi, leggenda del ring e imprenditore di successo, è passato alla storia per aver sfidato Muhammad Ali nella mitica sfida Rumble in the Jungle
Ci ha lasciato anche George Foreman, uomo simbolo dell’epoca d’oro del pugilato mondiale, morto a 76 anni.

La notizia arriva da un annuncio della famiglia pubblicato sui social nella serata di ieri, venerdì 21 marzo.
Chi era George Foreman
Figura simbolica non solo del pugilato ma anche dell’affermazione e del riscatto personale, George Foreman – soprannominato The Big fin dai suoi esordi nel mondo della boxe – ha attraversato la storia dello sport americano con la forza del suo pugno ma anche con la tenacia della sua fede. Due volte campione del mondo dei pesi massimi, medaglia d’oro olimpica, predicatore, analista televisivo e imprenditore di estremo successo, è stato uno dei personaggi più amati e riconoscibili del XX secolo.
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La sua parabola sportiva e umana ha trascorso e superato tutta una serie di apici e di tonfi tra di trionfi e cadute, redenzioni e rinascite. Dalla povertà più estrema del sobborgo di Fifth Ward a Houston ai riflettori internazionali del ring, George Foreman ha incarnato il sogno americano con tutte le sue contraddizioni.
L’oro olimpico
Arrivato tardissimo senza alcuna preparazione né cultura sportiva al ring brucia le tappe. Nel 1968 viene inserito nella squadra americana di pugilato per le Olimpiadi di Città del Messico e vince la medaglia d’oro battendo in finale il sovietico di origine lituana Jonas Cepulis. KO alla seconda ripresa, così come in semifinale contro il nostro Giorgio Bambini, medaglia di bronzo.
George Foreman e il mito del Rumble in the Jungle
Diventa improvvisamente popolare e da professionista inizia un percorso lento e inesorabile verso uno dei suoi momenti più alti, quello della consacrazione, quando conquista il titolo mondiale nel 1973 battendo Joe Frazier per KO tecnico al secondo round in un match organizzato in Giamaica. Frazier finisce al tappeto sei volte, in un incontro che resta nella memoria anche per il celebre grido del commentatore sportivo Howard Cosell “Down goes Frazier! Down goes Frazier! Down goes Frazier!” un claim che oggi sarebbe diventato virale in pochi secondi.
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Ma il nome di Foreman è legato soprattutto al leggendario incontro con Muhammad Ali, il “Rumble in the Jungle” organizzato del 1974 a Kinshasa, nello Zaire. Foreman è il campione imbattuto, devastante, favorito dai pronostici. Ma Ali lo sorprende con la celebre tecnica del “rope-a-dope” e lo mette KO all’ottavo round.
Famosa la sua dichiarazione quando gli viene chiesto di spiegare la sconfitta… “Pensavo che Ali fosse solo un’altra vittima pronta per il mio gancio. Poi al settimo round l’ho colpito forte alla mascella e lui mi ha sussurrato: ‘Tutto qui, George?’. Lì ho capito che stavo sbagliando tutto”.
Caduta ed estasi
La sconfitta di Kinshasa segna il primo grande spartiacque della carriera di Foreman. Foreman combatte altri cinque incontri dopo la sconfitta con Ali. Batte Ron Lyle e Joe Frazier cui aveva concesso la rivincita, vincendola, ma nel 1977, dopo una sconfitta ai punti contro Jimmy Young a Porto Rico, collassa negli spogliatoi per disidratazione e spossatezza. In quel momento, racconta, vive una vera e propria esperienza mistica… “Non ero né in cielo né all’inferno. Sono certo di essere finito nel nulla, in uno spazio neutro, nel limbo tra due dimensioni. Ricordo di avere detto…. Dio, se anche sono morto, io credo in Te. E in quel preciso momento ho sentito una mano che mi riportava indietro”.
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Da quel giorno abbandona la boxe, si converte e diventa predicatore. Fonda la sua chiesa a Houston e un centro giovanile, dedicando dieci anni una delle comunità più povere della sua città.

Il ritorno sul ring: la seconda vita di George Foreman
Nel 1987, Foreman annuncia il ritorno alla boxe. Ha 38 anni e pesa quasi 140 kg, è in pessime condizioni fisiche. La stampa lo deride, ma lui va avanti. Mette in fila una serie di avversari minori, poi affronta i grandi: perde ai punti con Evander Holyfield nel 1991, ma conquista rispetto e ammirazione dall’ambiente e dai fan che lo abbracciano senza condizioni.
“Foreman non era una barzelletta. A 42 anni ha fatto sudare Holyfield fino all’ultimo round. Era il ritorno più incredibile della storia dello sport”, disse l’analista Jim Lampley.
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Dopo altre sfide, tra cui una sconfitta con Tommy Morrison, arriva il momento più epico.
Il miracolo del 1994: George Foreman campione del mondo a 45 anni
Il 5 novembre 1994, Foreman affronta Michael Moorer a Las Vegas. Il giovane campione domina l’incontro, ma al decimo round George piazza una combinazione di due pugni: un sinistro e un destro che stendono Moorer e lo spediscono al tappeto: un KO sensazionale…
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“È successo! È successo davvero!” urla Jim Lampley in telecronaca.
Foreman, a 45 anni e 299 giorni, diventa il più anziano campione del mondo dei pesi massimi della storia. Difenderà il titolo tre volte prima di perderlo con Shannon Briggs nel 1997.
L’uomo d’affari: dal ring alla griglia
Parallelamente alla boxe, Foreman diventa un volto noto della televisione americana grazie al suo prodotto di punta: la George Foreman Grill, una griglia per il barbecue. Nato nel 1994, il suo grill vende oltre 100 milioni di pezzi nel mondo. Nel 1999, Foreman cede i diritti del marchio per 138 milioni di dollari:
“Le persone si fidano di me. Io vendo sincerità”, dichiarò a USA Today.
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Il successo commerciale supera quello sportivo. Forbes stima il suo patrimonio in oltre 300 milioni di dollari. Continuerà a fare il predicatore e a lavorare nel sociale fino agli ultimi giorni: il patrimonio che devolve in beneficenza con l’appoggio di figli e nipoti è incalcolabile… “Lezione numero #1: non dimenticare mai da dove sei venuto e chi eri…” dice alla CNN in una delle sue ultime interviste.
George Foreman, padre e predicatore
George Foreman ha avuto 12 figli, tra cui cinque maschi tutti chiamati George Edward Foreman, numerati da I a V. “Così avranno sempre qualcosa in comune. Se uno cade, cadiamo tutti. Se uno sale, saliamo tutti”.
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Si ritira con la moglie Mary in una tenuta in Texas di 45 acri, tra campi da tennis e cavalli da allevamento, una delle sue grandi passioni. Negli ultimi anni apre e gestisce con successo anche una grande azienda di carne bovina.
“Il denaro va speso. Non è fatto per essere conservato”, disse in un’intervista a Sports Illustrated.
Le reazioni alla morte di George Foreman
L’intero mondo dello sport e dello spettacolo ha reagito con cordoglio e affetto alla notizia della scomparsa.
“Abbiamo perso una leggenda americana. Simbolo di forza, fede e redenzione”, ha scritto il deputato texano Wesley Hunt, suo amico e vicino di casa.
“Riposa in pace, campione. La tua eredità continuerà a vivere”, ha twittato il leggendario campione NBA Scottie Pippen.
“Ogni cosa straordinaria che gli è successa, era meritata. Era un grande pugile, ma un uomo ancora più grande”, ha detto in lacrime il commentatore Jim Lampley che lo aveva spesso intervistato.
“Uno dei più grandi secondi atti della storia dello sport”, ha scritto Jeremy Schaap editorialista di ESPN.
“Era uno dei miei eroi. Questa notizia mi colpisce profondamente”, ha condiviso il rapper Chuck D dei Public Enemy, che campionarono in un paio di canzoni alcune delle frasi celebri di Foreman.
Dalla povertà al mito
Nato poverissimo George Foreman ha rischiato grosso da ragazzo. Il suo obiettivo era diventare capo di una gang, viene arrestato e rischia la pelle in alcune risse. Poi vede uno spot del Job Corps in TV. Si iscrive, ottiene il diploma, va in palestra e scopre la boxe. Diventa il campione più vecchio di sempre ma anche uno dei talenti che arriverà più tardi in assoluto al ring. Niente sport giovanile per lui… “Ero un topo di fogna e lo sapevo. Ma quella società compassionevole mi ha salvato, oggi faccio in modo che i giovani che hanno quello che ho avuto io da ragazzo, possano avere qualche possibilità in più di quelle che ho avuto io. Basta quello…”