I funerali di Papa Francesco diventano una grande occasione per tornare a parlare di pace, a cominciare dall’incontro nella Basilica di San Pietro tra il presidente americano Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky. Un faccia a faccia che riaccende la speranza
Spesso si abusa del termine ‘storico’. In particolare quando ci si trova davanti a fatti davvero rilevanti che in qualche modo devono essere sottolineati. Ma di fronte alla portata della foto che vede seduti, l’uno di fronte all’altro, per pochi minuti di dialogo Donald Trump e Volodymyr Zelensky, sorpresi tra le navate di San Pietro, in un’atmosfera di raccoglimento e solennità poco prima dei funerali di Papa Francesco, il termine storico è assolutamente corretto e non eccessivo.
Un’immagine estremamente significativa che ha subito catturato l’attenzione del mondo intero.
Due mesi dopo il burrascoso confronto nello Studio Ovale della Casa Bianca, i due leader si sono ritrovati uno di fronte all’altro in un breve ma intenso colloquio di una quindicina di minuti, suggellato da uno scatto diventato subito di portata epocale. Le immagini, che li mostrano seduti su due semplici sedie con espressioni serie e concentrate, hanno fatto il giro del mondo, alimentando la speranza di un riavvicinamento tra Washington e Kiev.
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Il contesto non potrebbe essere più carico di significato: i funerali di Papa Francesco, il “pontefice della pace”, hanno offerto una cornice ideale per un dialogo che molti già considerano una possibile svolta della interminabile guerra tra Russia e Ucraina.
A sottolineare l’importanza dell’incontro sono stati anche i diretti interessati. La prima a battere un comunicato di poche righe è stata la Casa Bianca che ha definito “promettente e ricca di contenuti” la chiacchierata tra i due capi di stato.
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In un secondo momento Zelensky, pur smorzando gli entusiasmi, ha confermato l’importanza del dialogo con Trump: “È stato un incontro altamente simbolico, che potrebbe diventare storico se raggiungessimo risultati, insieme”, ha detto il presidente ucraino. Che poi ha confermato un incontro a pranzo con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi mentre Trump aveva già programmato di rientrare negli Stati Uniti, poco dopo le 13.30.
Il breve incontro avvenuto tra le colonne di San Pietro è stato anche definito “costruttivo“, altro termine utilizzato da entrambe le parti. Seduti l’uno di fronte all’altro, Trump e Zelensky hanno mostrato, più che con le parole, attraverso il linguaggio del corpo, una sincera volontà di ascolto reciproco.
“Abbiamo avuto tempo a sufficienza per discutere molto a quattr’occhi. Ci auguriamo che tutto quanto detto abbia un risultato: proteggere la vita della nostra gente, un cessate il fuoco completo e incondizionato. Una pace affidabile e duratura che impedisca il ripetersi della guerra”, ha scritto Zelensky sui social poco dopo l’incontro attraverso l’agenzia di stampa nazionale.
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La Casa Bianca, dal canto suo, ha parlato di una “interlocuzione molto produttiva”, lasciando intendere un’apertura verso il dialogo con Kiev su nuovi presupposti.
Secondo quanto riportato dal New York Times, l’Ucraina avrebbe elaborato una controproposta al piano negoziale avanzato dagli Stati Uniti, giudicato da Kiev e dagli alleati europei ancora troppo favorevole a Mosca. La proposta ucraina includerebbe il mantenimento della capacità difensiva dell’esercito, la creazione di un contingente europeo di sicurezza sostenuto da Washington e l’utilizzo dei beni russi congelati per finanziare la ricostruzione.
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Zelensky, sempre secondo le fonti americane, avrebbe evitato di ribadire la richiesta dell’adesione immediata alla NATO, dimostrando un atteggiamento più pragmatico e soprattutto aperto alle soluzioni: “Bisogna essere realistici in questa fase”, avrebbe detto il presidente ucraino ai suoi collaboratori. Che vogliono assolutamente la tregua.
La disponibilità ucraina a discutere un cessate il fuoco incondizionato è stata accolta positivamente dagli Stati Uniti ma anche da tutti i principali partner europei. Emmanuel Macron, dopo un colloquio bilaterale con Zelensky, si è detto soddisfatto: “Siamo finalmente a un punto di svolta. L’Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato. Ora tocca al presidente Putin dimostrare che desidera davvero la pace”.
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Anche Giorgia Meloni, dopo aver incontrato il leader ucraino a Palazzo Chigi, ha parlato di “evento di enorme portata”: “Vedere Donald Trump e Volodymyr Zelensky che parlano di pace al funerale del ‘papa della pace’ ha un significato enorme”, ha sottolineato la premier italiana.
Washington sembra pronta a sostenere un contingente europeo di peacekeeping in Ucraina, fornendo supporto logistico e intelligence. Londra e Parigi si sono dette disponibili a guidare la missione, in un quadro più ampio di cooperazione transatlantica. L’Italia viene vista sia da Trump che da Zelensky un garante più che solido per favorire la tregua e il disarmo.
Nel frattempo, da Mosca sono arrivate dichiarazioni contrastanti. Il Cremlino prima ha annunciato la ripresa del controllo completo della regione di Kursk. Poi, anche in considerazione di un messaggio molto chiaro di Trump, che si è detto infastidito dalle ultime dichiarazioni di Putin, è arrivata una seconda dichiarazione in cui si parla di “apertura a riprendere i colloqui senza precondizioni”. A parlare tuttavia non sarebbe stato Putin, ma uno dei suoi ministri in una posizione che per il momento rimane abbastanza ambigua. Tanto da costringere Trump a un’altra precisazione: “Putin sta tergiversando sulla tregua. Se continuerà così, scatteranno nuove sanzioni”.
Rispetto al drammatico 28 febbraio, quando Zelensky fu praticamente cacciato dalla Casa Bianca dopo un colloquio che aveva assunto i contorni di una vera e propria lite, la scena ripresa all’interno della Basilica di San Pietro è apparsa un piccolo miracolo diplomatico. Favorito sicuramente dal clima di cordoglio per la morte di Papa Francesco. Ma anche da una sorprendente prontezza da parte di un prelato nel predisporre le sedie per due interlocutori che evidentemente avevano una gran voglia di confrontarsi.
Nonostante l’ottimismo di facciata, restano molti nodi da sciogliere. Gli Stati Uniti sembrerebbero disposti a lasciare alla Russia il controllo della Crimea e delle regioni occupate, mentre Kiev continua a chiedere un cessate il fuoco totale prima di iniziare qualsiasi trattativa.
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“Ora Mosca deve dimostrare concretamente di volere davvero la pace” ha affermato Giorgia Meloni, trovando in questa affermazione l’appoggio di Macron e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha garantito a Zelensky “pieno sostegno al tavolo dei negoziati”.
Non è sfuggito il ruolo discreto ma determinante del Vaticano. Monsignor Sapienza, cerimoniere pontificio, avrebbe favorito il contesto per l’incontro, dimostrando ancora una volta la capacità della Santa Sede di esercitare una diplomazia silenziosa ma incisiva.
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In un momento di tensione internazionale, l’incontro tra Trump e Zelensky a San Pietro ha riacceso la speranza. E in quella fotografia, due uomini piegati l’uno verso l’altro tra le navate di una basilica millenaria, molti hanno voluto vedere un piccolo segno di pace possibile.
Ora il dialogo è nelle mani di Vladimir Putin che non più di due giorni fa aveva ordinato una nuova massiccia offensiva su Kiev con missili e droni che avevano provocato un gran numero di vittime civili, arrivando addirittura a minacciare l’uso dell’atomica. Il mondo si aggrappa a una foto e a quel breve faccia a faccia, che ha acceso una luce di speranza in un panorama ancora segnato dalle ombre della guerra.
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